Paolo Albani
IL VENTRE GONFIO


Di certo Leda Venturini, ricamatrice da più di vent'anni in una ditta di abbigliamento di Cascina, vicino a Pisa, non immaginava che il suo gesto avrebbe avuto conseguenze così tragiche.
    D'altronde lei non era un medico, non s'intendeva di gonfiamenti e di gas intestinali, di meteorismo e di fenomeni incontrollabili di aerofagia. Perciò quando quel giorno, rientrando a casa poco prima di cena, Leda trovò il marito disteso sopra il tappeto finto orientale del salotto, con il volto bluastro e il ventre gonfio come una zampogna, e gli occhi aperti, sbarrati verso il soffitto, che sembrava morto e stecchito, la donna fece la prima cosa che gli venne in mente, d'istinto.

Non appena si accertò che il marito respirava, che la sua pancia enorme, dilatata e tesa a dismisura, tanto d'avergli strappato i bottoni della camicia, si muoveva ancora oscillando su e giù, segno evidente che l'uomo era sempre vivo, Leda si precipitò nel ripostiglio dietro la cucina, aprì una cesta di vimini e sfilò da un gomitolo di lana un ferro da calza, di quelli di metallo color azzurrino; poi ritornò di corsa in salotto urtando sbadatamente una sedia che cadde a terra, e con il ferro da calza, senz'alcuna esitazione, bucò la pancia del marito in un punto a caso, vicino all'ombelico che, attorcigliato come la coda di un maialino, pareva sul punto di cedere sotto la pressione dei gas intestinali.
    Lo scoppio fu terribile, assordante. I vetri delle finestre dello stabile dove vivevano i coniugi Venturini, e dello stabile di fronte, tremarono. Alcune persone scesero in strada, dallo spavento.
    Leda rimase per un istante impietrita con il ferro da calza in mano, il volto e il vestito sporchi di sangue, e gli orecchi tappati dal grande boato; poi svenne.
    Gli infermieri del 118 trovarono brandelli di carne sparsi un po' dappertutto, anche sopra una vetrinetta antica, mentre qua e là lungo le pareti del salotto e sulle tende c'erano macchie di sangue come se fosse schizzata via della polpa di pomodoro da un frullatore impazzito.


da Quaderno del Collage de 'Pataphysique, 4, domenica 22 Merdra 140 E.P., p. 22.

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