ABSZURD KIRÁLYSÁG A TRUANT ART PARODISZTIKUS VILÁGA (UN REGNO ASSURDO. IL MONDO PARODISTICO DELL'ARTE FUORI NORMA) [in inglese "truant" è il ragazzo che marina la scuola, sinonimo di "lavativo, pigro, svogliato"] a cura di Gréta Garami e Tania Sofia Lorandi Galleria d'arte Műcsarnok di Budapest 16 giugno - 17 settembre 2023 La mostra si articola in quattro sezioni. Tre di queste documentano le rappresentazioni di Ubu Re (1896) di Alfred Jarry (1873-1907), padre della Patafica, scienza delle soluzioni immaginarie, avvenute in Ungheria. La quarta sezione, curata da Tania Lorandi, strettamente patafisica, contiene gli stuzzicandenti (l'ultimo desiderio espresso da Jarry sul letto di morte fu quello di chiedere a un amico uno stuzzicadenti). La mia opera in mostra: SIMBOLO PERDENTE - VESZTE JELKÉP 1981-2002 sughero con tre stecchini da denti su asta d'acciaio cm 25x35 Paolo Albani
Lo stuzzicadente di Jarry come "simbolo perdente" La visionarietà di Alfred Jarry si nutre di un bagaglio sacrilego e blasfemo di simboli magico-poetici che ci induce a riconoscere nello stuzzicadenti un simbolo perdente in duplice senso. Da un lato lo è in senso letterale poiché se scomponiamo, come si fa nelle sciarade, il termine «perdente» – per dente – ne risulta valorizzata la funzione specifica dello stuzzicadente, il suo uso pratico, materiale. E non è un caso che ciò si decanti grazie a un gioco di parole, terreno dove l’ambiguità, gli slittamenti e i travisamenti, le perfidie nonsensiche del linguaggio trovano una sponda energetica che affascinò lo stesso Jarry. Dall’altro lato l’idea dello stuzzicadenti come simbolo perdente si motiva con il fatto che Jarry chiese a un amico di porgergli uno stuzzicadenti in una circostanza estrema, quanto mai improrogabile, ovvero nel momento in cui si apprestava a lasciare questo mondo, in altri termini la richiesta fu esplicitata nell’attimo in cui, suo malgrado, ancora giovane, Jarry si disponeva a rivestire il ruolo di soggetto perdente (che perde) la vita, intenzionato con quella richiesta provocatoria a mettere in ridicolo, a sbeffeggiare la tragica banalità della morte.
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