Paolo Albani
SPUNTI DISARMONICI
E ANCORA NON CORPOSI
PER L'ATTO DI NASCITA
DELL'OpPerPo
(Opificio di Performance
Potenziale)
L’antefatto.
La performance è un collage di persone, oggetti
e situazioni, una sorta di ibrido artistico che attinge liberamente alle
espressioni teatrali, musicali, letterarie, pittoriche, scultoree. In quanto
privilegia l’«agire», ossia l’intervento diretto dell’artista,
a discapito dell’«oggetto», dell’«opera», essa
rientra nella poetica del “comportamento” e ha evidenti contatti, fra l’altro,
con la
Body Art, l’happening (collage di eventi),
l’environment (collage ambientale).
Il manufatto.
Elemento primario di riferimento in questo settore espressivo è
il corpo: si pensi per tutti all’oulipiano Marcel Duchamp quando veste
i panni di Rose Sèlavy, o quando si ricopre di schiuma da barba
per alterare i propri tratti somatici, o quando ancora si tosa i capelli
a forma di stella immortalata dalla macchina fotografica di Man Ray.
Altri mezzi utilizzati nelle performance sono i suoni, l’olfatto,
il tatto, già esaltato nel manifesto Il Tattilismo (1921)
di Filippo Tommaso Marinetti, ecc. Senza dimenticare i giochi di parole:
il pittore surrealista tedesco Hans Bellmer (1902-1975), plagiatore per
anticipazione dell’OpPerPo, ritiene che la disarticolazione del linguaggio
sia strettamente legata a quella del corpo: gli anagrammi sono per lui
l’equivalente sul piano del linguaggio di quella disarticolazione del corpo
femminile che Bellmer persegue nei suoi disegni.
Nella performance l’artista è presente in modo totale, corpo
e mente, con protesi naturali (mani, gambe, organi sensoriali) e protesi
artificiali (strumenti audio-visivi e imprevedibili “oggetti di scena”).
Il fatto.
L’OpPerPo è un laboratorio di esercizi performativi che in
primis, muovendo dal magma delle forme scritte e orali della comunicazione,
vuole mettere in scena con il corpo il corpo della scrittura, teatralizzare
il linguaggio, esibire la coreografia della parola assunta nei suoi valori
visivi, fonico-acustici, cinestetici. Per dirla linguisticamente qui entra
in gioco il linguaggio come organismo.
Il misfatto.
L’attività dell’OpPerPo è finalizzata a scoprire e valorizzare
attraverso i molteplici strumenti della performance le potenzialità
espressive nascoste dentro le pieghe del linguaggio. Anche nella parola
più banale, come pourquoi? dove si celano - perché
no? - i dubbi esistenziali di uno scrittore che si lamenta come un’oca
francese: quoi? quoi? quoi? quoi? quoi? quoi?
Gli esercizi dell’OpPerPo s’ispirano alla gestualità ‘patafisica
che pervade i testi di Alfred Jarry. In quanto liberi da ogni schematismo
scolastico gli esercizi opperpiani sono anarchici e pieni di vita. All’intervistatrice
che gli obietta che la sua performance “non sembra avere un gran senso”,
Al Hansen risponde: “No, è completamente astratta. Ha più
a che fare col nonsense”.
L’artefatto.
L’agire del performer opperpiano non è lasciato al caso;
procede da una o più regole (forse sarebbe più esatto dire:
da un corpo di regole) che strutturano l’esecuzione della performance.
La regola performativa è il motore dell’azione opperpiana, «la
scintilla che accende la fantasia».
Su questo terreno si distinguono due tipi di “azione opperpiananmente
regolata”: 1. quella analitica che muove dall’idea di spettacolizzare
i procedimenti tipici (ormai canonizzati) della ricerca letteraria oplepiana,
ad esempio con la messa in scena di lipogrammi visivi, scritture neutre,
trasparenti perché lipogrammate in tutto l’alfabeto di riferimento,
e quindi solo da vedere, oppure di rime corporali, cioè esercizi
ginnici elaborati per materializzare attraverso il corpo le rime in quanto
identità sonore, un buon esempio delle «virtù energetiche
delle rime»; 2. quella sintetica che intende aprire nuove
possibilità all’«agire performativo» in generale, facendo
leva sulla funzione di stimolo che la “costrizione” assolve, specie sul
piano ludico.
Centro di Cultura Contemporanea
Barcellona, 13 gennaio 2000
Un cenno alla nascita dell'OpPerPo si trova in Raffaele Aragona,
a cura di, Oplepiana. Dizionario di Letteratura Potenziale, Bologna,
Zanichelli, 2002, alla pag. 15, e ne La
Biblioteca Oplepiana, a cura di Oplepo, Bologna, Zanichelli, 2005,
alle pp. 11 e 652.
Dell'OpPerPo parla anche Roberto Asnicar in Della 'Patafisica. Diverticoli sulla Scienza delle Scienze (Editrice La Mandragora,
Imola, pp. 194, € 18,00), "un manuale storico e teorico per cominciare a
muoversi in un mondo di vicissitudini e meraviglie", alle pp. 174-176.
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