pagina del sito di Paolo Albani

Giulia Massignan
LA POESIA VISIVA

 
paragrafo 4 del capitolo III intitolato:
"Le contraintes della Biblioteca oplepiana"
della tesi di laurea:


OPLEPO:
SCRITTURA À CONTRAINTE
E LETTERATURA POTENZIALE


Anno Accademico 2010-2011
Corso di Laurea Magistrale in Filologia e Letteratura Italiana
Università Ca’ Foscari di Venezia
Facoltà di Lettere e Filosofia
Relatore prof.ssa Ilaria Crotti
Correlatori prof. Attilio Bettinzoli e prof.ssa Michela Rusi





Le varie sottocommissioni di Oulipo ed Oplepo, come si è detto, sono la manifestazione di un orizzonte di pensiero che non si limita alla letteratura, ma guarda all’universo del pensiero e delle attività umane nella sua totalità. Così come accadde per le avanguardie di inizio secolo, anche l’Oplepo esplora le potenzialità dell’unione tra parole e arte visiva, da una prospettiva che resta, però, sempre legata alla contrainte e ai suoi parametri.
Se l’Oulipo gioca in modo insistente sulla sonorità, grazie soprattutto alle capacità omofoniche della lingua francese, molti lavori dell’Oplepo hanno una spiccata natura visuale. Si è visto a proposito della natura della contrainte, come un testo oplepiano sia singolarmente assimilabile ad un testo poetico a forma fissa, in quanto entrambi sono retti da specifiche regole che ne vincolano la composizione. Inoltre, la poesia è una forma “musicale” in occasione della declamazione, ma diventa una costruzione spaziale al momento della scrittura e della lettura: a differenza del testo in prosa, infatti, quello in versi è bidimensionale e bidirezionato, i suoi fenomeni sono individuati e analizzati sia in senso orizzontale (quantità sillabica, sineresi, dieresi, ad esempio) sia in senso verticale (anafora, rima per citare gli elementi più importanti). Allo stesso modo, la Biblioteca Oplepiana contiene lavori che necessitano di una lettura delle componenti grafiche e visive di testi.
[…] L’oplepiano Paolo Albani, performer e poeta visivo, è uno dei più attivi sul versante della contrainte visiva. Le plaquettes 12 e 19 accolgono due dei suoi esperimenti più noti: Geometriche visioni e Fantasmagorie. Il primo è un’attuazione della tecnica dell’“alfabeto raffigurato”, la quale si ispira direttamente all’antico modello del technopaegnion. Quest’ultimo è «un artificio letterario che consiste nel comporre un testo, generalmente una poesia, la cui forma grafica rappresenta una determinata figura: una nave, una piramide, un pesce, un’anfora, ecc» (41). L’alfabeto può essere considerato una forma delle più semplici di technopaegnion, in quanto la rappresentazione visuale riguarda le lettere dell’alfabeto e non immagini più complesse. Per ottenerlo, ogni componimento (uno per ogni lettera dell’alfabeto) deve costruire una sorta di griglia letteraria al centro della quale possa comparire il disegno della lettera voluta, cioè la sua rappresentazione grafica, ottenuta attraverso linee composte dalla stessa lettera che compare geometrizzata al centro (e che non deve apparire in altre parti del testo). Per una maggiore chiarezza, si riporta la raffigurazione alfabetica della “a” (42):



sospendo gli atomi dispersi
in pochi regalabili minuti,
contorto fra placidi veleni
medito cosa amaramente sono
in quest’ardito mare che si
muove gravido di paure e di
un ventaglio di gelate pene



Come afferma il suo autore, il gioco è nato dall’esigenza di trovare una restrizione («contrainte») capace di abbracciare al tempo stesso il piano del linguaggio scritto e quello dell’immagine (43).
L’opificio di letteratura potenziale ci ricorda, così, come già aveva fatto il paroliberismo futurista, che la scrittura stessa può essere di per sé considerata un fatto iconico: essa è, appunto, il tramite che mette in relazione la lingua e il disegno.
In Fantasmagorie, il procedimento è molto simile, ma contrario: qui è ciò che non vediamo a celare il significato della composizione. Si tratta, infatti, di dieci componimenti di dieci versi ciascuno; ogni verso contiene un carattere fantasma, ovvero uno spazio bianco e vuoto in mezzo ad una parola: in ogni componimento breve, quindi, la serie di spazi vuoti forma una lettera alfabetica, che letta in successione con le altre lettere fantasma compone un vocabolo legato all’opificio. Si propone di seguito il terzo componimento della serie, in cui il vocabolo nascosto è “potenziale” (44):



Variazioni aperte

un•nodo•di•variazioni•aperte
alle•scale• iù•imprevedibili
un•flusso•t nico•di•sofferte
rime•arie•s iramenti•e•stili
furibondi•s lve•combinatorie
di•lettere• ascoste•in•versi
che•creano• izzania•e•storie
inverosimil •autori•dispersi
e•morsi•di•   atori•bisticci 
che•al•cuore•rompono•i•lacci


Entrambi gli esperimenti di Albani giocano sulla dimensione visiva ma contengono una sostanziale differenza per ciò che riguarda il rapporto che si istituisce tra messaggio verbale e raffigurazione. Il secondo può essere inglobato nella categoria dei “carmi figurati”, mentre il primo no. Il carme figurato, infatti, «è un’entità composta da un messaggio linguistico e da una formazione iconica, non giustapposti (come sono l’impresa e il fumetto) ma conviventi in una specie di ipostasi, nella quale la formazione iconica investe la sostanza linguistica» (45). È necessario, dunque, che vi sia un rapporto di senso tra la parte letteraria e quella visiva, fenomeno che si realizza in Variazioni aperte, dove il potenziale nascosto dalla figura è anche il tema del componimento (nell’alfabeto raffigurato, invece, non c’è un’incarnazione del significato del testo in quello della figura).



Note

41 - PAOLO ALBANI, Geometriche visioni. L’alfabeto raffigurato, Biblioteca Oplepiana N. 12, in OPLEPO, La Biblioteca Oplepiana, cit.[Bologna, Zanichelli, 2005], p. 167.
42 - Ivi, p. 171. Si è scelto di mantenere il carattere tipografico dell’originale (Courier New), per una maggiore resa visiva dell’effetto figurato.
43 - Ivi, p. 167.
44 - PAOLO ALBANI, Fantasmagorie. Parole in bianco, Biblioteca Oplepiana N. 19, in OPLEPO, La Biblioteca Oplepiana, cit., p. 493.
45 - GIOVANNI POZZI, La parola dipinta, Milano, Adelphi, 1996, p. 25.

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