Paolo Albani
OGGETTI IMPROBABILI
E UMORISMO INVOLONTARIO


Prefazione al catalogo della mostra di Gianni Zauli
Giochi di parole a 3 dimensioniAltr'e20, Russi (Ravenna), 2011.

A leggere i titoli dei deliziosi «oggetti improbabili» di Gianni Zauli viene in mente quel tic linguistico che mette capo ai lapsus, agli errori di stampa o refusi, alle «frasi matte da legare» dove basta l’involontaria e improvvida sostituzione di una lettera per sortire un effetto dirompente di umorismo involontario. D’un tratto il linguaggio scivola su se stesso e a noi viene da ridere.
    Nel Prontuario d’Italiese Ennio Flaiano ne ha raccolte molte di frasi bizzarre generate da uno strafalcione linguistico:

Per il gran freddo ho dovuto far mettere due gladiatori in più al termosifone.

Saluti dalle pernici del Monte Bianco.

Apriamo una paralisi.

Si sono tutti alcolizzati contro di me.

Le zucchine mi piacciono trafelate.

Si accorse di essere incinta perché non le venivano le amministrazioni.

Ho un salottino tutto di Rimini.

Mi sono tagliato il pipistrello del pollice
e ho dovuto farmi un'iniezione sottocatania.


Mia moglie fa una cura contro le vene vanitose.

Tutto il giorno sul pavimento prostituite a dare la cera.

Alberto Savinio ha dedicato al refuso una voce della sua «personale» Nuova Enciclopedia. Il refuso è felice - afferma Savinio che intitola proprio così la sua voce enciclopedica: REFUSO (FELICE) - poiché amplia le nostre capacità interpretative, perché nel refuso si nasconde l’Inaspettato, tanto più fascinoso e misterioso, e degno di essere onorato, quanto più si presenta in modo candido e sincero.
    Il refuso è non solo felice, ma anche fonte di umorismo involontario. In una nota al commento del Fuoco pallido, Nabokov racconta questo episodio: «Il resoconto di un giornale sull’incoronazione di uno zar russo conteneva, in luogo di korona (corona), il refuso vorona (cornacchia), e quando il giorno dopo lo si “corresse” con tante scuse, la parola venne nuovamente stampata con un errore di stampa come korova (cornuta)».
    Forse un giorno qualcuno si prenderà la briga di scrivere una storia del design immaginario, dove accanto agli oggetti utopici e fantastici, dal Cavallo di Troia al Versificatore di Primo Levi, incontreremo gli oggetti introvabili di Carelman, ad esempio il fucile per canguri che ha la canna ondulata in funzione dell’andamento saltellante del canguro, o gli oggetti «canaglieschi» inventati dall’Università del Progetto di Reggio Emilia, si pensi al bollitore Alessie (parola-macedonia che nasce dalla combinazione di Alessi con Lassie) che ha il beccuccio a forma di cane e quando fa bau bau vuol dire che ha bisogno di tè.
Di certo un capitolo sarà dedicato agli «oggetti improbabili» (che non significa, si badi bene, che siano «impossibili») di Gianni Zauli, oggetti che a vederli danno un senso di energetica contentezza e sprigionano un irresistibile fascino emulativo così che viene sùbito voglia di mettersi lì a progettarne altri, usando la stessa perspicace metodologia ludica.
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