IL VICINO DI CASA
Per
circa due anni, da un campione rappresentativo di alcuni quotidiani italiani,
ho raccolto le dichiarazioni rilasciate dai vicini di casa di soggetti
problematici, persone mentalmente instabili (senza lasciarlo intendere),
protagonisti di gravi fatti di cronaca. Considero tali ad esempio i suicidi, i pluriomicidi o
comunque coloro che si sono macchiati di delitti efferati come sgozzare il
convivente (moglie o marito) con un coltello da cucina o strangolarlo o ridurlo
in fin di vita a martellate di notte o nel pomeriggio dopo un pranzetto a base
di fettuccine alla papalina e coratella con carciofi, uccidendo magari nella
concitazione anche la suocera (il suocero), la cognata (il cognato) o eventuali
amici presenti, per loro sfortuna, sul luogo della tragedia; gente che ha
soppresso in sonno i propri figlioletti o ne ha scaraventato qualcuno dalla
finestra di una camera da letto o dalla terrazza di un appartamento all’ultimo
piano: ancora assonati, i bambini nemmeno si sono accorti di precipitare nel
vuoto sfracellandosi sul marciapiede; gente che ha distrutto un palazzo aprendo
il gas di una vecchia cucina o ha appiccato il fuoco all’appartamento, in un
gesto disperato, provocando un incendio propagatosi in un attimo alle
abitazioni limitrofe, cagionando danni incalcolabili, mettendo a rischio la
vita dei vicini, sorpresi nel sonno dalle fiamme. Certi avvenimenti luttuosi, ho constatato, si consumano quasi
sempre di notte. Questo forse perché uno la notte vuole dormire e se non ci
riesce allora comincia a rigirarsi fra le coperte, si agita e alla fine è più
facile, se ha dei macigni sul cuore, delle angosce represse, che si abbandoni a
gesti inconsulti, a reazioni fuori controllo. Le dichiarazioni dei vicini di casa
di questi soggetti, le più diffuse emergenti dalla mia indagine su un campione
rappresentativo di quotidiani italiani (ho selezionato in tutto 237
dichiarazioni rilasciate da 169 femmine adulte e da 68 maschi adulti) hanno per
lo più questo tono: – L’ho incrociato il giorno prima della
tragedia; era calmo, sereno, mi ha salutato con estrema cordialità per le
scale, come sempre del resto. Mi ha sorriso, strizzandomi un occhio, e mi ha
detto: «In gamba, mi raccomando, e su con la vita». – C’incontravamo
al bar dei fratelli Rovatti,
scambiavamo due parole davanti a un caffè o una birra; per me era un
tipo
tranquillo, educato, sembrava una persona a modo, scherzava con tutti.
Assomigliava un po’ a Gino Bramieri, quel comico che raccontava le
barzellette in tv, e anche lui ne raccontava, una dietro l'altra.. – Non ho mai sentito delle urla provenire da
quell’appartamento; per quanto ne so era una famiglia modello, senza problemi
economici; lei aveva l’aria della ragazza seria e spensierata venuta dal Sud,
soddisfatta del suo lavoro di parrucchiera. Lui un giovane affidabile, che volendo
gli avresti anche prestato la macchina volentieri (a me però non è mai
capitato). – La sera prima del fattaccio li ho visti
insieme, mano nella mano, una coppia ben assortita, affiatata, si erano
trasferiti qui da due anni, tutti gli volevano bene. Brava gente, non c’è che
dire. Avevano un cane brutto da far schifo, con il muso schiacciato, sempre
incazzato. – La vedevo sempre ai giardinetti, con i suoi
due bambini, povere creature, che colpa ne avevano loro. Lei era sempre ben
vestita, i capelli curati, affettuosa con i figli. Non l’ho mai vista alzare le
mani su di loro. Uno zuccherino di donna. – No, non li conoscevo bene, mi sembravano
però due sposini felici, due personcine semplici, che rigano dritte, senza
tanti grilli per la testa. Lui per arrotondare lo stipendio, di notte spacciava.
Nessuno avrebbe immaginato che… Ecc. ecc. Di fronte a queste dichiarazioni dei
vicini di casa di persone che hanno compiuto azioni tremende, inqualificabili,
assurde, senza che nulla lasciasse presagire il loro comportamento violento e
folle, mi viene spontaneo riflettere su quanto sia profondamente
imperscrutabile l’animo umano (lo dice anche Prospero ne La tempesta di Shakespeare) e di quanto sia superficiale,
approssimativa, fallace la conoscenza che abbiamo dei nostri simili. Compresi noi stessi. aprile 2018 _________________________________________ Per andare o tornare al menu dei miei raccontini del mese cliccate qui.
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