IL VERO LIBRAIO Lo Spazio è una libreria indipendente, molto attiva; fanno presentazioni, ospitano iniziative culturali di vario genere, seminari, performance, ecc.; una libreria che dà spazio, appunto, ai piccoli editori, agli autori esordenti e a quelli irregolari e alle novità non commerciali: insomma qui non troverete l’ultimo libro di Vespa o di Moccia. Mauro la gestisce insieme alla moglie Alice. Sono anche galleria d’arte (ci ho visto mostre con tavole originali di Gianluigi Toccafondo e di Guido Scarabottolo, tanto per citare qualche nome) e hanno una bella sala da tè. In quel momento la libreria è deserta, non ci sono clienti. Saluto Mauro che come sempre sta lavorando al computer e gli dico a freddo, senza tanti preamboli, perché da giorni l’idea mi frulla nella testa (Manganelli avrebbe detto con espressione più efficace «mi ciabatta»): − Per essere un vero libraio, tu non dovresti limitarti a segnalare e consigliare i libri che sei sicuro potrebbero interessare i tuoi clienti, quelli più assidui e affezionati. No, questo non basta più secondo me – dico a Mauro – dovresti anche segnalargli, questo fa la vera differenza, i libri che ancora devono… uscire? no, − mi rispondo da solo, anche se odio questa forma retorica di conversazione, farsi le domande e darsi subito dopo le risposte − questo già rientra nelle tue funzioni, è un compito facile: basta che consulti sul computer il programma delle novità in uscita, in più hai le informazioni che ti danno i rappresentanti delle case editrici. E quindi non hai nessuna difficoltà a dire che fra un mese, due mesi o quel che sarà uscirà il libro x dello scrittore tal dei tali. − E allora? – mi chiede Mauro, che mi guarda con aria perplessa, distraendo per un attimo lo sguardo dallo schermo del computer, come a voler dire: «Ma che voi da me, Arbani» (Mauro è romano, e si sente). − Dovresti segnalare ai tuoi clienti – suggerisco a Mauro − i libri che ancora un autore non ha scritto, quelli che uno scrittore non ha nemmeno pensato, ideato, ma che prima o poi sicuramente metterà in cantiere, che inizierà a scrivere in un futuro non lontano, è solo questione di tempo. Mauro non dice niente. È tornato a guardare lo schermo del computer, sembra non ascoltarmi. − Insomma – dico a Mauro – oggi per essere davvero un libraio, come purtroppo in giro non ce ne sono più (le grandi librerie sono ormai dei supermercati: quante volte abbiamo sentito questa triste lamentela), devi lavorare sul potenziale, ecco, questo è il punto importante, il discrimine. − Sur potenziale? – bofonchia Mauro improvvisamente (credevo non mi ascoltasse) senza distrarre lo sguardo dallo schermo del computer. – E che vor dì? − Devi occuparti dei libri potenziali, − proseguo io − quelli che ancora non esistono, che devono venire, di cui nessuno sa niente. − Per esempio? – domanda Mauro, battendo qualcosa sulla tastiera del computer, immagino stia facendo una ricerca o rispondendo a una mail. − Ti faccio
un esempio, banale se vuoi – gli rispondo subito − prima o poi Emmanuel Carrère
scriverà qualcosa su un fatto di sangue, una storia truculenta, magari legata
al fenomeno dell’immigrazione, è facile prevederlo. Mi domanderai: quale fatto di sangue? − mi chiedo da solo, senza attendere che sia a Mauro a farlo, usando di nuovo una forma retorica che detesto. E aggiungo: − Basta seguire attentamente la cronaca sui giornali e in televisione... Poi gli cito alcuni testi: Perché non ho scritto nessuno dei miei libri di Marcel Bénabou, I libri che non ho scritto di George Steiner, I miei flop preferiti di Hans Magnus Enzensberger. − Devi lavorare sull’area indicata da questi autori… D’accordo, loro parlano soprattutto di libri mancati, non realizzati, ma non importa. Il fatto è che un libro non realizzato resta pur sempre un libro possibile, potenziale appunto, che potrebbe essere scritto in un futuro non lontano, perché no. Il vero libraio a mio giudizio, e lo dico perché ci credo sul serio, dev’essere un preveggente, un mago che sa guardare nella sfera di cristallo in cui si palesa ciò che uno scrittore ancora non ha scritto, e stai attento – preciso a Mauro − uso il termine mago non nel senso di sciamano, di stregone, che lì siamo sull’orlo della cialtroneria, non m’interessa, ma nel senso di una persona che è abile nel suo campo specifico. Il mio consiglio è che tu come libraio, se vuoi sfondare e crearti un tuo mercato competitivo, devi prevedere i libri non scritti e segnalarli ai tuoi clienti, è così che potrai battere i colossi come Amazon, IBS o Mondadori Store, e diventare nel campo della vendita di libri il Davide che vince Golia. Mi prendo un attimo di pausa. Mauro continua a lavorare al computer, come sempre. Sul bancone della libreria, disposti in modo disordinato, ci sono alcuni libri già pubblicati, editi, normalizzati nella forma più prevedibile e ordinaria, quella cartacea. Ne prendo uno in mano, a caso. − Lo vedi questo libro? – dico a Mauro, che neanche si volta a guardare il libro che ho preso e che gli sto agitando davanti. – Questo libro lo puoi trovare in tutte le librerie, grandi e piccole, oltre a quelle on line naturalmente: quest’ultime me lo offrono scontato, me lo spediscono in pochi giorni e senza costi di spedizione. Perché allora uno dovrebbe venire a comprarlo proprio da te? Lo farebbe solo, penso io, se tu gli offrissi un servizio in più, un servizio eccezionale, impareggiabile, che non trova in nessun’altro punto di vendita librario. − I libri potenziali? – dice Mauro che sembra risvegliarsi da uno stato di apatia romanesca. – È il futuro, questo? − Già – dico io. − Va be’ – dice Mauro, sempre incollato al computer – se vedemo, Arbani… luglio 2015
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Mercoledì 15 luglio 2015 a Pagina 3,
programma radiofonico di approfondimento delle pagine culturali e dello
spettacolo di Rai Radio 3, Edoardo Camurri ha parlato di questo mio
racconto-bonsai, per ascoltarlo cliccate qui. Per tornare alla pagina di Bibliofilia curiosa (apice libri 2018) cliccate qui. HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA |