VERBALIA
Juegos de palabras y esfuerzos del ingenio literario
di
Màrius Serra



Scrive Màrius Serra a proposito delle mie "geometriche visioni", cioè della mia plaquette Geometriche visioni. L'alfabeto raffigurato, Biblioteca Oplepiana, 12, 1996:

Durante el siglo XX los caligramas y la poesia visual han sido muy practicados en casi todas las tradiciones literarias, pero sólo desde los postulados de 
la literatura potenciallos textos han vuelto a incorporar con convencimiento 
algunos recursos metamétricos, para decirlo con Caramuel. Un ejemplo del 
poeta italiano Paolo Albani, miembro de Oplepo, sirve para constatarlo. En 
una de sus aportaciones a la «Biblioteca Oplepiana», Albani recoge la tradicion del technopaegnion y la reformula. Prescinde de la silueta típica de los caligramas y se decanta por una imagen en negrita que sobresalga del poema 
convertido en sopa de letras. Adernás, decide entrelazar el lenguaje escrito y 
la imagen, de manera que cada uno de sus textos lleva inserita la figura de 
una letra diferente del alfabeto. En mayúscula. Para conseguirlo, escribe 
veintiséis sopas de letras de las mismas dimensiones - siete lineas de veintisiete caracteres exactos cada una - y los reproduce en tipografía de anchura 
fija. En el primero, todas las Aes van en negrita y están situadas de tal manera que su posicién inscriba una A mayúscula de siete versos de altura:

1

 

Atomi dispersi

 

 

 

sospendo gli atomi dispersi

in pochi regalabili minuti,

contorto fra placidi veleni

medito cosa amaramente sono

in quest'ardito mare che si

muove gravido di paure e di

un ventaglio di gelate péne


Albani repite el costosísimo proceso veintiséis veces, una por cada letra del alfabeto, incluidas las menos productivas en italiano. Unas palabras iniciales de 
Georges Perec recuerdan que la paciencia necesaria para un proceso tan 
complejo como éste puede ser insignificante comparada con el terror que 
provoca escribir «poesía librernente».


[Il testo tradotto in italiano da Google traduttore è:


Nel corso del XX secolo i calligrammi e la poesia visiva sono stati ampiamente praticati in quasi tutte le tradizioni letterarie, ma solo a partire dai postulati della letteratura potenziale i testi hanno ripreso in modo convincente alcune risorse metametriche, per dirla con Caramuel. Un esempio del poeta italiano Paolo Albani, membro dell'Oplepo, serve a confermarlo. In uno dei suoi contributi alla "Biblioteca Opplepiana", Albani raccoglie la tradizione del tecnopaegnion e la riformula. Rinuncia alla silhouette tipica dei calligrammi e opta per un'immagine audace che si distingue dalla poesia trasformata in una zuppa di alfabeti. Inoltre, decide di intrecciare linguaggio scritto e immagini, così che in ogni suo testo sia inserita la figura di una diversa lettera dell'alfabeto. In maiuscolo. Per raggiungere questo obiettivo, scrive ventisei parole di ricerca delle stesse dimensioni - sette righe di esattamente ventisette caratteri ciascuna - e le riproduce con caratteri a larghezza fissa. Nella prima, tutte le A sono in grassetto e sono disposte in modo tale che la loro posizione inscriva una A maiuscola alta sette versi:

1

 

Atomi dispersi

 

 

 

sospendo gli atomi dispersi

in pochi regalabili minuti,

contorto fra placidi veleni

medito cosa amaramente sono

in quest'ardito mare che si

muove gravido di paure e di

un ventaglio di gelate péne


Albani ripete il costosissimo processo ventisei volte, una per ogni lettera dell'alfabeto, comprese quelle meno produttive dell'italiano. Alcuni incipit di Georges Perec ci ricordano che la pazienza necessaria per un processo così complesso può essere insignificante rispetto al terrore che provoca scrivere «liberamente poesia».]

Da: Màrius Serra, Verbalia. Juegos de palabras y esfuerzos del ingenio literario, Ediciones Peninsula, Barcelona, 2000, pp. 199-200.



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