Paolo Albani
COME DIVENTARE VECCHI

Nella bella collana «Le sirene» della casa editrice Astrobelli di Milano esce la traduzione di Symptomatologia starosci wsród mezczyzn (Sintomatologia della vecchiaia nei soggetti maschi) del gerontologo polacco Antoni Brodzinski, in cui sono esposti i risultati di una ricerca sul punto di svolta («critical passage»), cioè sulla fase critica che sanziona l’ingresso da parte di un soggetto maschio nello «stato di anzianità», più comunemente noto come «vecchiaia».
L’indagine, relativa al periodo 1988-1994, è stata condotta su un campione di 287 individui, tutti maschi, di un’età compresa tra i 55 e i 63 anni e di estrazione sociale differenziata, comprendente, fra gli altri, liberi professionisti, bidelli di scuola, disoccupati, infermieri, camionisti, contadini e militari di carriera.
L’inizio della vecchiaia, afferma Brodzinski, non è situabile in un punto esatto della vita di un uomo. Più corretto è parlare di un cono d’ombra, di un tratto degradante, che progressivamente accompagna l’adulto verso la completa trasformazione in soggetto anziano. Non si diventa “vecchi” tutto di un colpo, ma attraverso un processo graduale, lento, per certi aspetti inafferrabile, quasi un molle avvitarsi su se stessi fatto di piccoli scadimenti, infortuni e defaillance
Brodzinski distingue fra sintomi di tipo fisico e sintomi di tipo psicologico. 
Fra i primi comprende in ordine d’importanza: 1) la crescita smisurata di peli nel naso e nelle orecchie, alcuni d’inaudita dimensione lungo la fragile curvatura rosea dei lobi; 2) lo scricchiolio delle ossa durante normali movimenti del corpo, come flessioni per raccogliere oggetti da terra, piegamenti ad angolo per infilarsi i calzini o allacciarsi le stringhe delle scarpe, discese dal letto e spinte in avanti per alzarsi da una poltrona; 3) le goffe acrobazie architettate per fuoriuscire da un’auto, con un dispendio spropositato di energie (una variante di questo sintomo riguarda l’atroce contorcimento della testa nel voltarsi indietro in macchina, per controllare se la strada è libera, uscendo da un parcheggio); 4) l’arruffamento dei capelli, con ciuffi svolazzanti e dispettosi, specie nelle parti laterali della testa; 5) l’impercettibile formazione di una goccia sulla punta del naso, passando da un ambiente freddo ad uno caldo; 6) il ciondolamento persistente del capo davanti all’apparecchio televisivo, in una lotta disperata contro il sonno; 7) il peggioramento della vista che provoca gesti meccanici come quello di sistemarsi gli occhiali sulla fronte ogni cinque minuti o di avvicinarli alla pagina in lettura; 8) l’urto maldestro contro spigoli di tavoli, termosifoni, porte e altre angolosità domestiche (varianti di questo sintomo sono l’incespicare in scalini, radici o legni abbandonati lungo i vialetti dei giardini; restare impigliati nella prolunga di un elettrodomestico o scivolare su tappeti, pedane e zerbini); 9) la caduta di oggetti (piatti, bicchieri, matite, cellulari, vasi, monete, libri, ecc.) dalle mani, a causa di una presa debole e incerta (molti degli intervistati, 149 su 287, hanno indicato fra gli oggetti che sfuggono di mano con maggiore frequenza la fetta di pane già imburrata dentro la tazza del latte o del tè); 10) la comparsa di capillari sul naso, piccole vie fluviali di un rosso intenso, simili a quelli delle persone affette da etilismo; 11) il ciabattare per casa, deambulando da una stanza all’altra, senza uno scopo preciso, con le spalle curve e lo sguardo assente; 12) il cedimento della pelle dei glutei, e relativa apparizione di grinze che rendono il fondo schiena molto simile a quello di un cucciolo d’elefante; 13) in generale l’approssimarsi di una corporatura «scissa», cioè formata, da un lato, da un tronco robusto e flaccido e dall’altro da un paio di gambette esili.

Fra i sintomi psicologici dell’invecchiamento, i più frequenti, secondo Brodzinski, sono: 
1) la perdita di memoria (alla domanda: «Dove ho messo gli occhiali?», 123 su 287 individui hanno confessato di averli ritrovati sul proprio naso, mentre 111 hanno dichiarato di aver aperto il frigorifero o di aver dimenticato, dopo un po’, cosa stessero cercando); 2) un repentino cambiamento d’umore, che si manifesta con risate fragorose durante conversazioni su argomenti drammatici o all’opposto con lucciconi di commozione in momenti di spensierata allegria di gruppo; 3) un forte aumento della suscettibilità, che sfocia in chiusure improvvise, mutismo, broncio, irritazione, risentimento e desiderio di vendetta dopo innocue prese in giro o bonarie battute di spirito nei confronti del soggetto in esame; 4) il confabulare da soli, a casa, per strada o in macchina, imbastendo lunghe discussioni, in un’altalena di domande e risposte con un fantomatico interlocutore, di cui ci si sforza di imitare la voce; 5) il ricorso, non sempre cosciente, a luoghi comuni del tipo «I giovani di oggi non hanno più voglia di studiare», «È un bel film, ma lento», «I politici sono tutti uguali», «Si stava meglio quando si stava peggio!», «Quel piatto ha un gusto delicato»; «Un romanzo che si lascia leggere»; 6) un certo affievolimento dell’appetito sessuale (Brodzinski fa notare come la presenza del testosterone nel sangue diminuisca già dopo i 24 anni), controbilanciato da una passione platonica per ninfette, bariste e in genere (107 individui sul totale degli intervistati) per donne grasse vestite di nero.
Nella quarta di copertina del libro è annunciata l’imminente traduzione italiana di Symptomatologia starosci wsród kobiet (Sintomatologia della vecchiaia nei soggetti femmine) dello stesso Brodzinski, scritto in collaborazione con la moglie Wislawa Reymont.

il Caffè illustrato, 6, maggio/giugno 2002, pp. 8-9. Sullo stesso numero, alla pagina 75, un altro mio intervento intitolato Biografia decrescente


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