SULL’UMORISMO INVOLONTARIO 1. Devo confessarvi che ho
sempre nutrito una certa
istintiva
diffidenza verso la parola «creativo». Non so spiegarvi
bene
perché, ma la parola «creativo» l’ho sempre
percepita
come una parola narcisistica, vanagloriosa, compiaciuta di sé, e
poi, se devo essere sincero, la trovo un tantino abusata, elargita
spesso
in modo disinvolto, troppo generoso: ho letto una volta un articolo
dedicato
alla creatività dei barbieri, con tutto il rispetto per questa
benemerita
categoria. gioioso e triste, buono e indignato, intelligente e sciocco, superbo e cordiale, condiscendente e insinuante, sprezzante e sgomento, offensivo e incoraggiante, sfacciato e timido, amichevole e ostile, ironico e sincero, sarcastico e ingenuo, tenero e rozzo, significativo e gratuito, trionfante e giustificatorio, spudorato e imbarazzato. È ancora possibile allungare l’elenco: allegro, malinconico, nervoso, isterico, beffardo, fisiologico, animalesco. Forse anche un riso tetro! (Vladimir Jakovlevic Propp, Comicità e riso. Letteratura e vita quotidiana, Torino, Einaudi, 1988, p. 15). Fra le molteplici
declinazioni in cui l’umorismo
può articolarsi,
forse quella più nutriente, e per certi versi sublime, è
l’umorismo involontario. 2. Una prima sfumatura dell’umorismo
involontario
è
data dagli strafalcioni degli scrittori. Con la mano destra afferrò il pilota, con la sinistra strinse a sé la fanciulla, e coll'altra chiamò al soccorso! Egli passeggiava su e giù pel giardino con le mani dietro la schiena, leggendo tranquillamente il giornale. E la carrozza partì al rapido trotto di due cavalli lanciati al galoppo! Ah! Ah! - fece egli in portoghese. Odo il passo di un mulo… È il mio amante. Si toccò la mano... Orribile!! La sua mano era viscida e ghiacciata come quella di un serpente! In un saggio dedicato a «Gli spropositi» di Americo Scarlatti (1855-1928), pseudonimo di Carlo Mascaretti, bizzarro collezionista di amenità letterarie e non, raccolte in Et ab hic et ab hoc, enciclopedia in dodici volumi (1920-1934), troviamo altre perle di umorismo involontario, come il passo di questo «terribile dramma» di cui non viene riportato l’autore: Il Sultano – Qual rumore
è questo? o questa frase attribuita a un non meglio specificato «valoroso romanziere» Dennery: Non aveva che settant’anni, ma ne dimostrava il doppio. I vecchi romanzi d’appendice d’un tempo, ricorda Campanile, erano fonte inesauribile di umorismo involontario, e riporta questo esempio: La fanciulla aveva due candide braccia perfettamente tornite, come quelle della Venere di Milo. che notoriamente è una
statua greca senza braccia. la strada scivolava in salita con la freddezza di un serpente. 3. Un altro campo fruttuoso di umorismo
involontario
è
rappresentato dai lapsus (dal verbo latino labi «cadere,
scivolare»),
che sono degli errori linguistici involontari, scritti o verbali.
Per il gran freddo ho dovuto far mettere due gladiatori in più al termosifone. Saluti dalle pernici del Monte Bianco. Apriamo una paralisi. Si sono tutti alcolizzati contro di me. Le zucchine mi piacciono trafelate. Si accorse di essere incinta perché non le venivano le amministrazioni. Ho un salottino tutto di Rimini. Mi sono tagliato il pipistrello del pollice e ho dovuto farmi un'iniezione sottocatania. Mia moglie fa una cura contro le vene vanitose. Tutto il giorno sul pavimento prostituite a dare la cera. Ha un completo di inferiorità. Recentemente Stefano Bartezzaghi
ha raccolto una gran
quantità
di «frasi matte da legare» in un libro che non a caso
s’intitola Non
ne ho la più squallida idea (Torino, Einaudi, 2006). Come si
legge nella seconda di copertina il libro contiene strafalcioni di ogni
genere, dichiarazioni maldestre, lapsus, sciami di parole ribelli,
imbizzarrite,
deragliate, dotate di sorprendente sapienza involontaria. - Data di nascita? - Le hanno sparato nel trambusto?
- Ogni sua risposta deve essere
orale, va bene? Molto divertenti sono i
lapsus in ambito medico: ne ha
collezionati
in abbondanza Antonio Di Stefano in uno Stupidario medico uscito
presso Mondadori nel 1996 (dello stesso Di Stefano, sempre editi da
Mondadori,
si vedano anche Dottore, ho i dolori aromatici, 2001, e, in
collaborazione
con Pippo Franco, L’occasione fa l’uomo ragno. Strafalcioni,
cartelli,
scritte sui muri e altri capolavori di umorismo involontario,
2008). Primo Levi, Sequestro un uomo
4. Certo è che parlando di «frasi matte» vengono subito in mente alcune battute di Totò, molte delle quali, come sappiamo, erano improvvisate durante le riprese di un film. Nel caso di Totò non credo si possa parlare di umorismo involontario, tuttavia mi piace ugualmente ricordarle, alcune battute di Totò: Nella vita non siamo mai soli, abbiamo sempre qualche appendicite. Una volta tandem, un favore lo posso anche chiedere. I numeri di telefono e gli indirizzi li annoto sul tacchino. Voi non ci crederete, ma c'è chi si avvelena con i barbabietoli. Nello spazio non c'è la forza di gravidanza. Io e mia moglie siamo troppo fini per andare d'accordo con la gente di campagna: siamo areostatici. Da un occhio ci vedo male, sono preside. Vado soggetto ad amnistie cerebrali. Sono napoletano e quindi ho molta stitichezza col caffè. Pardon, volevo dire dimestichezza: è stato un qui pro quo. Se mi fai arrabbiare, con un colpo solo ti taglio la carota della gola. Ho cercato di fermarlo con la forza, c'è stato un vero collutorio. Sei un cafone, hai agito con modi interurbani. Ammazzo il cane e con la pelle mi faccio un bavero di astracane. Sia ben chiaro che i nervi partono dai piedi e arrivano alla culotta cranica. 5. Nella storia degli
strafalcioni s’incontrano figure di
grandi portatori
di umorismo involontario. Se aprite un dizionario di inglese vi
troverete
la parola spoonerism, accompagnata da questa definizione:
«gioco
di parole che consiste nello scambio delle iniziali di due
termini».
È come se in italiano io dicessi CACCIA FURIOSA
invece
di FACCIA CURIOSA. - Venga a cena, conoscerà
Stanley Casson, il nostro
nuovo professore. In Spagna il termine piquiponismo
è sinonimo di
espressione
maldestra e deriva da Joan Pich i Pon (1878-1937) (pronunciare:
Pikipon),
uomo politico che è stato anche sindaco di Barcellona, noto per
i suoi spropositi linguistici, per le frasi assurde che assumono un
significato
esattamente contrario a quello desiderato dal suo autore. «Egregi signori e amici, più amici che signori»; un’altra volta a uno sportivo, fratello del celebre filosofo José Ortega y Gasset, si rivolse così: «Lei è all’antilope di suo fratello»; parlando dell’immigrazione Pich i Pon affermò: «L’ideale sarebbe che ognuno vivesse nel proprio paese. I francesi in Francia; gli inglesi in Inghilterra; i murciani in Murcia; i belgi a Belgrado». Adesso vi leggerò alcune frasi pronunciate da una persona molto influente nel mondo: Comprendo perfettamente la crescita delle piccole imprese. Io lo sono stato. Se continua così, io dirò al paese ciò che penso di lui, sia come essere umano che come persona. Be’, io penso che se uno sostiene di voler fare una cosa e poi non la fa, allora è quel che si dice una persona degna di fiducia. La famiglia è il luogo in cui dimorano le speranze del nostro paese, in cui alle ali spuntano i sogni. Ciò che è più importante per me è ricordare qual è la cosa più importante. Io sono un uomo paziente. E quando dico che sono un uomo paziente intendo dire che sono un uomo paziente. Tutti quanti converrete con me che ormai il passato è finito. Forse avrete capito che si tratta di frasi pronunciate dal presidente George W. Bush junior, un campionario di frasi sconclusionate raccolte dal giornalista Jacob Weisberg in un libro intitolato Bushismi. Saggezza e umorismo involontario del 43° presidente degli USA (Milano, Mondatori, 2003). 6. Una categoria
accomunabile sul piano dell’umorismo
involontario
ai lapsus è quella dei refusi o errori di stampa. Il resoconto di un giornale sull’incoronazione di uno zar russo conteneva, in luogo di korona (corona), il refuso vorona (cornacchia), e quando il giorno dopo lo si “corresse” con tante scuse, la parola venne nuovamente stampata con un errore di stampa come korova (cornuta). Per l’anniversario della nascita della regina, segnala Campanile nel Trattato delle barzellette, un importante articolo di fondo si concludeva così: «Perché in tutti gli italiani è vivo il culto della regina» dove la parola
«culto» figurava priva di una
consonante
che vi lascio immaginare. angusciato beontologia divulvativa grullatore Linesplicabile Tutti - credo - siamo stati
vittima degli scherzi
maliziosi e
perversi del correttore automatico del computer. In certi casi il non
voluto
cambiamento eseguito dal correttore automatico provoca effetti comici
godibili
(lo stesso avviene con il traduttore automatico). Salve meno li conobbe a neo porco. che è il risultato devastante delle correzioni automatiche del computer: «Salve meno è Salvemini, storico antifascista, neo porco è una popolosa città dello stato statunitense di New York». 7. A volte l’umorismo
involontario viene creato, non da
un errore
ortografico o dalla sostituzione di una parola con un’altra dal
significato
assolutamente improprio rispetto al contesto della frase in cui
è
inserita, bensì da una particolare disposizione sintattica delle
parole o da una scelta infelice delle parole stesse. SI È SPENTO L’UOMO CHE SI
È DATO FUOCO TROMBA MARINA PER UN QUARTO
D’ORA Si fabbricano lettini per bambini di ferro con palle di ottone. La domenica siamo aperti soltanto per i polli. 8. Sull’umorismo suscitato dalle frasi dei bambini, quasi sempre un umorismo involontario, spontaneo, non intenzionale, mi limito a citare questa considerazione di Campanile: Negli studi sui vari tipi di
comico, non è stato
segnalato mai
il riso che suscitano le frasi dei bambini. 9. In conclusione vorrei
raccontarvi una storia vera,
riferitami durante
un festival intitolato Le parole, i giorni, a cura di Idolina
Lanfolfi,
tenutosi nel maggio 2008 a Poggibonsi, una storia di un umorismo
(nero) involontario davvero sorprendente. Intervento tenuto il 13 dicembre 2008 a Camogli nell'ambito del convegno su Filosofia del pensiero laterale. Incontro sulla creatività e i suoi meccanismi, per ricordare Gualtiero Schiaffino. Sul tema dell'umorismo involontario ho scritto un libro, Umorismo involontario, pubblicato nel 2016 da Quodlibet, nella collana Compagnia Extra diretta da Ermanno Cavazzoni e Jean Talon. _____________________________________
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