Paolo Albani
TRATTATELLO
SULLA MANIERA
DI GUARDARE IL SOFFITTO
A. I fattori che hanno
un’influenza determinante sulla
maniera
di guardare il soffitto, inteso come la superficie che fa da cielo a un
ambiente, sono in primo luogo:
1a. la parte della giornata
(mattina, pomeriggio, sera, notte
inoltrata)
in cui si compie l’osservazione del soffitto e la sua durata (sotto i
quarantacinque
minuti, tempo omologato dall’OMS, Organizzazione Mondiale della
Sanità,
l’osservazione del soffitto è generalmente ritenuta «un
semplice
riposo»);
2a. il sesso, l’età e lo stato d’animo del soggetto che
si appresta a osservare il soffitto;
3a. il tipo di letto, divano, poltrona, sedia, sdraio o altro supporto
impiegato come punto-chiave di osservazione;
4a. cuscini, guanciali o altro sacchetto di stoffa o pelle su cui viene
poggiata la testa: al riguardo non è indifferente il loro numero
(se uno, due o più di due) e la grandezza e la qualità
dei
medesimi (se imbottiti di piume, lana, crine, gommapiuma e simili);
5a. la posizione del corpo, in particolare della testa, delle mani
e dei piedi, assunta dall’osservatore mentre guarda il soffitto;
6a. l’abbigliamento indossato (abito normale, sportivo o da sera,
incluse
le scarpe; solo slip e/o canottiera; vestaglia; gonna e/o reggipetto;
sottoveste;
ecc.) o, in determinate situazioni climatiche o di disturbo
psicologico,
l’eventuale stato di nudità dell’osservatore del soffitto;
7a. l’intensità e l’angolatura di diffusione della luce
(artificiale
o naturale) che investe l’ambiente in cui ha luogo l’osservazione;
8a. la frequenza dei rumori di fondo dispersi nell’ambiente predisposto
all’osservazione, qualora vi sia una finestra aperta su una strada o
altro
sbocco libero verso l’esterno, e l’acustica di cui è dotato
l’ambiente
stesso;
9a. l’assenza o la presenza di altri soggetti, umani e/o animali,
facenti
parti del nucleo familiare o estranei, in stanze adiacenti al
punto-chiave
di osservazione;
10a. naturalmente la configurazione del soffitto (superficie piatta
o piegata ad arco; travi a vista o a giorno; soffittatura; ecc.) e la
sua
ampiezza.
B. Preliminarmente, quando
si decide di iniziare
un’attività
di osservazione del soffitto a seguito di particolari condizioni
psico-fisiche
(stanchezza corporea; noia; abulia; scoraggiamento; insoddisfazione
cosmica;
nervosismo; palpitazioni; senso di inutilità; ecc.), è
necessario
mettere in atto alcuni accorgimenti:
1b. chiudere bene a chiave la
porta (o le porte) di accesso
all’ambiente
in cui viene effettuata l’osservazione;
2b. staccare la spina del telefono fisso, spegnere il cellulare e il
computer in modo da scongiurare il rischio di chiamate tramite Skype o
Windows Messenger;
3b. verificare su agenda o altro promemoria che non vi siano visite
domiciliari programmate o appuntamenti inderogabili tali da
pregiudicare
l’attività di osservazione del soffitto la quale di per
sé
richiede un’assoluta mancanza di impegni, incombenze o diversivi di
ogni
genere.
C. Le tecniche più
efficaci da seguire per
guardare il
soffitto, e trarne un risultato positivo sotto tutti gli aspetti,
fisici
e psicologici, sono:
1c. l’ascolto di musica che, a
seconda dei gusti
dell’osservatore, può
essere classica, jazz, contemporanea o commerciale (in quest’ultimo
caso
è consigliabile la fruizione di canzoni che parlano di amori
infelici,
tradimenti, incomprensioni e simili); al contrario, vi sono osservatori
del soffitto - detti anche «osservatori silenti» - che
preferiscono
il silenzio totale, pieno durante l’attività di osservazione:
sono
questi gli osservatori più melanconici;
2c. la concentrazione su un punto preciso del soffitto (piccola
screpolatura
nell’intonaco; ragnatela; macchia di umido; leggera irregolarità
di una trave; ecc.) senza mai distogliervi lo sguardo, per ore e ore,
in
modo assiduo, instancabile, così da raggiungere in breve tempo
un
punto critico di completo obnubilamento mentale che in estrema sintesi
rappresenta l’obiettivo primario cui aspira l’osservatore del soffitto.
"L'accalappiacani",
settemestrale di letteratura comparata al nulla, DeriveApprodi,
3, marzo 2009, pp. 38-39.
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