Paolo Albani
SPIRITELLO CATTIVO




FUOCOfuochino, Viadana, 2013




Sono convinto che ognuno di noi ha dentro di sé uno spiritello cattivo, un Ariel perfido e incontrollabile che riesce a farci dire o pensare cose che non vorremmo e in certi casi anche a farcele scrivere 

(ma che cazzo dici, imbecille! uno spiritello cattivo? spiritello ci sarai tu!).

La nostra personalità non è mai a senso unico

(per fortuna, stronzo!),

ci sono doppiezze, ambiguità

(immagino starai pensando a quelle sessuali, porco)

che convivono dentro di noi magari senza che ce ne accorgiamo, lo diceva anche Pirandello

(sì, ecco, un randello ci vorrebbe per te e dartelo sui coglioni!).

Tempo fa ho letto un bel libro, l’io diviso di Ronald Laing

(e chi è questo finocchio?),

dove si parla del complesso fenomeno della schizofrenia

(schizzo che?)

che Laing considera non solo un disturbo psichico, ma la malattia del nostro tempo. Il concetto di normalità non esiste, sostiene Laing

(lo dicevo io che è un invertito!),

perché molti uomini cosiddetti «normali»

(non è il caso tuo che sei un subnormale, un sottodotato)

costruiscono falsi «io» per difendersi dalla realtà. Così come bisognerebbe uccidere la figura del padre, secondo Freud

(un altro perverso, malato cronico di sesso come te),

allo stesso modo dovremmo sforzarci di distruggere dentro di noi questo spiritello maligno

(ahi, ci risiamo con le offese, attento coglione!)

o quanto meno cercare di limitarne l’influenza negativa

(ma quale influenza negativa! sei tu che sei influenzato, ma nel cervello!)

che esercita su di noi. Comunque se ne avessi l’opportunità io vorrei venirci a patti con il mio spiritello cattivo

(scordatelo, testa di cazzo),

mi piacerebbe che trovassimo un equilibrio, un modo di convivenza accettabile, senza odiarci, senza farci la guerra

(fesso, come puoi pensare che mi confronti con una nullità?).

Ma lui, ne sono certo, mi ritiene una nullità

(bravo, vedo che cominci a capire come stanno le cose),

e non capisce in realtà come stanno le cose

(che cazzo fai, bastardo? mi rubi le battute?).

Lui, scommetto, è capace di credere che io sia così ingenuo da rubargli le battute

(ehi, idiota, mi stai provocando?),

che lo stia provocando

(a che gioco stai giocando?),

che questo sia tutto un gioco

(fanculo),

che basti mandare a fanculo la gente per salvarsi la faccia

(mi fai pena, disgraziato).

Ma non è così: lui resterà pur sempre il mio spiritello cattivo, il mio perfido Ariel

(ci puoi giurare, cacasotto)

e prima o poi, ne sono sicuro, io riuscirò nell’intento di farlo ragionare

(povero illuso, te lo puoi scordare)

e allora sarà lui che dovrà piegarsi e leccarmi il culo, aspettando che me lo inchiappetti senza pietà e gli stacchi le palle di brutto e le dia in pasto ai miei cani

(???).


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Testo edito da FUOCOfuochino, la casa editrice più povera del mondo, nel settembre 2013 con questa prefazione di Antonio Castronuovo:

Devo ringraziare l’autore di questa moderna novella: mi ha aiutato a capire meglio me stesso. Infatti, giunto alla fine della lettura, ho capito che lo spiritello mi assomiglia assai. E se dunque è “cattivo”, ecco che cattivo lo sono anche io.
La cosa mi ha talmente colpito che ho voluto fare una prova: ho tolto dal racconto le risposte che lo spiritello sussurra in contrappunto alla voce narrante, poi ho riletto, scrivendo man mano le risposte che avrei dato io. Ebbene: confrontando il mio prodotto finale col racconto ne è venuto fuori che sono identici. Ne ho dedotto che sono come lo spiritello. Fin quando non ho voluto guardarmi allo specchio, per capire che lo spiritello sono proprio io.
Il tale che qui parla mi sembra un cretino, e dunque merita di essere trattato come tale, con contrappunti impertinenti, anche insolenti. Bravo spiritello, e bravo me, che cazzo dice questo qui? parla come fosse Adorno. È uno stronzo, un subnormale, un fesso, un idiota, un bastardo, una testa di cazzo, un perverso, forse anche un invertito. Certamente un coglione. Abbiamo fatto bene, spiritello, a dirglielo.
Ed è inutile che l’autore, alla fine, mescoli le carte in tavola e faccia passare da cretino me, minacciandomi alla brutta. Disgraziato: il lettore sarà dalla mia parte, che credi?



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