LIBRI E RIVISTE CHE FANNO DAVVERO RIDERE
Allora una maniera per affrontare il problema in modo efficace, senza troppe fumosità teoriche, è vedere come l’umorismo prende corpo e si manifesta in concreto, scoprirne da vicino le stranezze e le meraviglie linguistiche e visive di cui è capace. Un utile strumento per capire cos’è il fenomeno dell’umorismo ce lo offre ora un bellissimo libro di Paolo della Bella, Uno Sguardo Profondo, scritto in collaborazione con Laura Monaldi e Claudia Paterna, prefazione di Stefano Salis, edito da Cadmo, divisione editoriale di Casalini Libri di Fiesole (Firenze), un oggetto prezioso già nel formato (31,5 x 24,5 cm), più di 400 pagine, copertina cartonata e con tante illustrazioni, molte delle quali a colori, attentamente corredate da puntuali didascalie, e una nutrita selezione bibliografica, un elenco delle testate, oltre all’indispensabile e benemerito indice dei nomi. Come recita il sottotitolo Viaggio nello Humour e nella Satira, il volume di della Bella, artista e scrittore (ha curato, fra le altre cose, due dizionari per Zanichelli Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale nel 1999 e Mirabiblia. Catalogo ragionato di libri introvabili nel 2003), è un affascinante e documentato pellegrinaggio fra le riviste e le pubblicazioni italiane e internazionali che hanno dato un contributo significativo all’umorismo, in primo luogo grafico, ma non solo. Una sorta di diario che muove dall’esperienza di un sodalizio di amici – Graziano Braschi, Berlinghiero Buonarroti e lo stesso della Bella – dediti all’arte dell’illustrazione umoristica, fondatori nel 1967 del Gruppo Stanza (questo il nome del loro effervescente laboratorio di idee) da cui nacque nel 1971 la rivista “Ca Balà”, dove per la prima volta comparve «l’Omino», personaggio stravagante, ripiegato su se stesso, intento a guardarsi il posteriore in una contorsione acrobatica (da qui il titolo del libro), disegnato da Braschi. All’«Omino», simbolo della rivista a partire dal n. 17/18, il libro dedica alcune interessanti pagine in cui sono riportati gli antecedenti, le analogie e le corrispondenze di questo buffo e dissacrante disegno. L’intento del Gruppo, come viene spiegato nelle «Istruzioni per l’Uso», era perseguire, attraverso la serigrafia manuale, il duplice obiettivo di valorizzare l’aspetto dell’artigianalità e promuovere la diffusione del disegno umoristico. Perché i nostri tre amici, fin da giovani, coltivano una smisurata passione per gli “scarabocchi” di grandi disegnatori come James Thurber, Maurice Henry, Charles Addams, André François, Ronald Searle, Jean-Maurice Bosc, Jean-Jacques Sempé, Topor, Folon, incontrati sulle pagine di riviste, oggi mitiche, come la francese “Bizarre” o le italiane “Il Delatore” e “il Caffè” di Giambattista Vicari. Per la precisione, il nome “Ca Balà” fu suggerito dallo scrittore Piero Santi che si offrì come direttore responsabile. “Ca Balà” era il nome di una rivista da Santi fondata nel 1950 cui collaborarono fra gli altri Gadda, Delfini, Palazzeschi, Landolfi. Nella prefazione al libro, Salis s’interroga argutamente sul fine che hanno fatto la satira e l’umorismo, la loro capacità di osservazione e di ribellione alla banalità delle cose, e avanza un sospetto, che «si sia persa molta della perizia e della capacità che avevano una volta i grandi dell’umorismo grafico di incidere sulla realtà attraverso il pensiero delle persone». Lo straordinario viaggio intrapreso da della Bella nel variegato mondo dell’umorismo e della satira, raccontato nelle pagine di questo libro ricco di documenti preziosi, per lo più ormai introvabili (copertine di riviste, articoli di giornali, disegni, ecc.), si chiude nell’anno 1982, con la mostra HUMOUR MON AMOUR, una rassegna di umorismo grafico a partire dal 1940, tenutasi a Fiesole, organizzata dai tre amici del Gruppo Stanza. La mostra ebbe un notevole successo, molte furono le recensioni, tra cui – ironia della sorte – una elogiativa dell’«Osservatore Romano», nonostante tra le categorie antologizzate vi fosse l’umorismo anticlericale.
Domenica - Il Sole 24 Ore, 276, 7 ottobre 2018, p. 35.
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