Il 27 Gennaio del 1844, un mesto corteo di bibliofili e di
intellettuali accompagnò al Père-Lachaise le spoglie
mortali di Charles Nodier, scrittore, giornalista, membro dell’Académie Française e direttore della Biblioteca dell’Arsenal.
Seguivano il feretro Honoré de Balzac e Tony Johannot, Hetzel e
Grenier, Techener, Duplessis e una folta rappresentanza di librai
antiquari e accaniti bibliomani affetti dall’inguaribile morbo che l’illustre scomparso aveva definito col nome di monomanie du maroquin.
Tre mesi dopo, le stesse persone che avevano accompagnato dolenti il
loro Maestro all’ultima dimora, si ritrovarono al N° 6 di Place de
l’Oratoire per contendersi, in 22 tornate d’asta, i libri più
rari e più belli della sua biblioteca, una pregevole raccolta di
2234 opere (numerose quelle pantagrueliche, scatologiche e satiriche)
che comprendeva anche mitiche edizioni di poemi epici e burleschi della
letteratura italiana, alcuni sconosciuti al Melzi, al Tosi e agli altri
bibliografi. Cito fra questi l’esemplare unico di un bizzarro poemetto
eroicomico, anonimo, senza data, stampato a Milano «a spese del
Senato», intitolato: Le ridicolose imprese di Giotton Folcieta e di Rusticone da Giussano suo compare, esposte in terza rima.
Nell’esilarante pamphlet in versi (varie terzine sono in dialetto
milanese) si narrano le strampalate imprese, non sempre innocue, di due
strani figuri, un ambizioso e astuto ciarlatano meneghino e un
«gnuch tramontan» (un buzzurro campagnolo) che, ciurlando e
brigando, «infilando menzogne da mane a sera», grazie anche
all’incommensurabile stupidità dei loro concittadini, riescono ad
accaparrarsi il dominio del «Paese della cuccagna».
Lo scherzoso componimento in versi, cui ho brevemente accennato, pur se
modesto nello stile e nella struttura, appartiene a un antico,
suggestivo genere letterario, che annovera opere di straordinario
valore, quali la Batracomiomachia di Omero, L’Asino d’oro di Apuleio, il Satyricon
di Petronio Arbitro e, in secoli a noi più vicini, altri
fascinosi capolavori della letteratura universale; primi fra tutti l’Elogio della follia di Erasmo e Gargantua e Pantagruele di Rabelais. Uno scrittore prodigioso quest’ultimo, fantasmagorico, autore fra l’altro del celeberrimo Index librorum
della Biblioteca di Saint-Victor, una deliziosa raccolta di scanzonate
operette antisorboniche, puntualmente registrate da Paolo Albani e Paolo
della Bella fra le mirabilia che compongono il singolare catalogo che Vi presentiamo; una vera e propria summa bibliographica, interessante, divertente, che raccoglie le più estrose bizzarrie letterarie della galassia Gutenberg.
Il Catalogo, che si struttura in ventotto materie, comprende le schede
accurate ed esaurienti, di centinaia e centinaia di libri rari e curiosi
(molti sono esemplari unici), selezionati dalle raccolte di numerose
biblioteche pubbliche e private. Segnaliamo fra quelle più
prestigiose, la Biblioteca Antidiluviana, la Biblioteca di Babele e la
preziosa Raccolta di Ricardo Montenegro, un blocco di quarantasette
straordinari libretti, acquisiti da Umberto Eco, per la modica somma di
trecento sterline, nella prima tornata della memorabile asta che si
tenne nell’aprile del 1998 ad Adamstown, la splendida capitale
dell’isola di Pitcairn (*).
Se citassi un solo libro fra i tanti descritti in questo catalogo delle
meraviglie, farei un torto a tutti gli altri. Concludo quindi
tributando un vivo plauso alla fantasia, augurando buona lettura a tutti
gli amatori dei buoni libri.
(*) Il testo di Eco Selezione di libri della RACCOLTA DI RICARDO MONTENEGRO cui fa riferimento Scognamiglio è uscito nell'"Almanacco del Bibliofilo" n. 9, gennaio 1999, intitolato Apologia del vocabolario e altri scritti di bibliofilia, a cura dello stesso Scognamiglio, Edizioni Rovello, Milano, 1999, pp. 141-155 [la nota è mia].