«Tutti gli
uomini sono mortali, tutti i Greci sono uomini, quindi tutti i Greci sono
mortali». È la forma classica del sillogismo, l’esempio forse più conosciuto. Proprio
da un sillogismo muove la Storia stupefacente della filosofia di
Alessandro Paolucci, influencer che lavora in un’agenzia di comunicazione,
creatore del profilo twitter @Dio.
Il sillogismo
da cui muove Paolucci è questo: se un trip psichedelico ha influenzato Platone
(e fra poco vedremo come), e se Platone ha influenzato tutta la storia della
filosofia, allora ne consegue che un trip psichedelico ha influenzato tutta la
storia della filosofia.
Come
molti altri suoi colleghi, Platone partecipa ai riti di iniziazione dei misteri
eleusìni, cerimonie religiose celebrate ogni anno nel santuario di Demetra, dea
dell’agricoltura e della fertilità, nell’antica città greca di Eleusi. Nel
Tempio di Eluisi, Platone beve il ciceóne, una speciale bevanda di cui non si conosce con
esattezza la composizione, ma è probabile contenga il Papaver somniferum,
cioè l’oppio, e funghi allucinogeni. Secondo Albert Hofmann, il padre dell’Lsd,
i campi da cui proviene il cereale del ciceóne sono infestati da un parassita delle graminacee,
l’“ergot”, un fungo con piccole corna scure che spuntano dalla spiga. L’ergot
contiene l’acido lisergico i cui effetti psicotropi Hofmann scopre nel 1943, facendogli
acquisire fame mondiale.
Qualunque
sia l’ingrediente segreto del ciceóne
(nell’Odissea Circe lo fa bere ai compagni di Ulisse per trasformarli in
maiali), resta il fatto, scrive Paolucci, che mandare giù un bel sorso di
quella roba, a digiuno, dopo una marcia di venti chilometri e danze rituali, porta
il fruitore a compiere un viaggio nell’Iperuranio. Dopo la notte psichedelica
di Eleusi, la vita di Platone non è più la stessa. I Misteri mostrano a Platone
la via verso la salvezza, la stessa che si percorre con la filosofia. Dunque,
le conquiste della filosofia platonica – questa la tesi di Paolucci – sono
state raggiunte non solo grazie a una grande mente, ma anche in virtù di un grande
trip.
Fin
qui, l’antecedente. Dopo di che Paolucci esamina altri protagonisti tossici
della filosofia, a partire dal filosofo-imperatore Marco Aurelio Antonino (121-180)
che assume regolarmente un mix pazzesco di erbe officinali, spezie, oppio, più
altri ingredienti (perfino una secrezione di ghiandole perineali di castoro,
che si trovano fra l’ano e i genitali), il tutto invecchiato nel vino: una
bomba chiamata teriaca, formidabile rimedio contro ogni veleno,
tossicità e malattia.
Nel
libro si parla dell’uso di cocaina fatto da Sigmund Freud. In Über Coca (1885), e in
altri articoli, Freud esalta le proprietà della nuova sostanza, di cui è un
abituale consumatore. Per lui la cocaina è un toccasana per curare ansia,
depressione, disturbi alimentari, impotenza, mal di mare, isteria, nevrastenia,
asma; aumentare l’autocontrollo, il vigore mentale; vincere la timidezza, oltre
che come anestetico locale.
Per
quanto riguarda Friedrich Nietzsche, il filosofo del Superuomo, prima dell’impazzimento,
trova sollievo agli atroci mal di testa ricorrendo a farmaci oppioidi, sedativi
che assume insieme a altri medicinali.
Grande
sperimentatore di droghe, hashish, ma anche oppio e mescalina, Walter Benjamin crede
nelle potenzialità emancipatrici delle droghe. Possono avere, dice, una
funzione propedeutica.
Nel
1970, il filosofo Ernst Jünger,
ormai anziano (nasce nel 1895), pubblica Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza,
resoconto del suo lungo rapporto con le sostanze stupefacenti. Filosofo
visionario e ribelle, Jünger
sperimenta su stesso l’Lsd. Hofmann, scopritore della potente sostanza
psichedelica, è un suo grande amico. I due nonni psichedelici, Hofmann e Jünger, nonostante le
droghe ingerite, hanno vissuto più di cento anni.
Oltre
al vizio del fumo e dell’alcool, Jean-Paul Sartre consuma ogni giorno
anfetamine, non pochi grammi di aspirina e di barbiturici, che gli permettono
di scrivere in modo rapido e avere una intensa vita sessuale.
L’ultimo
filosofo esaminato è Michel Foucault per il quale le droghe sono uno strumento
di conoscenza, fanno comprendere l’incomprensibile e permettono (Foucault pensa
alla sua esperienza con l’Lsd) di accelerare la facoltà di pensiero.
Dopo
una postilla finale in cui ricorda che Wittgenstein non si drogava («era così
da sobrio»), Paolucci chiude il libro con una spiritosa dichiarazione di
servizio: «Mamma, non ho mai fatto uso di droghe. Questa è solo curiosità
letteraria».
STORIA STUFECANTE DELLA FILOSOFIA.
OPPIO, LSD E ANFETAMINE
DA PLATONE A FRIEDRICH NIETZSCHE
Alessandro Paolucci
il Saggiatore, Milano, 2022, pp. 195,
€ 15,00