Paolo Albani
SUL ROVESCIAMENTO
PICCOLO OMAGGIO 
AL BENDAZZI PALINDROMISTA

Breve schema della mia relazione esposta con Power Point
in occasione del 2° Bendazzi day
tenutosi al Mama's Club di Ravenna
il 14 marzo 2008
insieme a Franco Gabici e Dino Silvestroni

Il Sac. Dott. Anacleto Bendazzi è stato un grande palindromista. E non poteva essere altrimenti, per uno morto a 99 anni, il 28.2.82, e il cui libro Bizzarrie Letterarie porta l’indicazione: “Finito di stampare in Milano il 15-1-51”.

Bendazzi è autore di Adenoidi, un testo composto di 220 versi palindromi “per capire i quali bisogna avere acume e cacume!”

Adenoidi Dio ne dà.
Esse
o noia paiono
o lo sono; solo
ivi
(è verità?) poco patire v’è.
(…)

Bendazzi è autore anche di palindromi un po’ licenziosi per un prete, come questi:

Ella va nuda ad una valle.

E trepida da dì per te.

E sozze veneri, sirene vezzose,
adiva avida;

Era fottuta, a tutto fare.

Ha fatto anche un palindromo sui postriboli:

Irene vedrai là, Maria, Zaira,
maliarde Veneri…

Dopo aver chiarito cos’è un palindromo, riferendosi alla classificazione del Dossena che distingue: palindromo di primo tipo (onorarono), palindromo di secondo tipo o bifronte (anelina) e palindromo di terzo tipo (ellob), la mia relazione prende in esame i record nei palindromi, cioè i palindromi più lunghi (Perec, Varaldo), e poi s’inoltra nell’illustrazione di alcuni tipi particolari di palindromi, e cioè:

PALINDROMI PARLATI

Presso alcuni popoli, modificazioni artificiali del linguaggio normale, si basano sul gioco del palindromo, che può consistere nel rovesciamento di una parola o di una frase non solo lettera per lettera, ma anche sillaba per sillaba, tutto ciò al fine di non essere capiti dai curiosi e soprattutto dagli stranieri. 
Parlare alla rovescia in certe occasioni guerresche e venatorie è una trasgressione tipica di alcuni buffoni sacri o rituali. 
Reparla sicò o parlà indré o parlaiudre: questo gioco si faceva verosimilmente a Padova, e in altre terre padane; la regola è semplice: si sposta in testa l'ultima sillaba, parola per parola, e si capovolgono i monosillabi, laparo rep laparo. Era un vero gergo in Canton Ticino, e si chiamava parlà indré (parlare indietro, all'indietro); detto anche, per supplemento di segretezza, parlaiudre (con la N che diventava U, come in certe scritture corsive).
Verlan, dal francese “l'envers”, gergo francese dove una parola viene detta alla rovescia sillaba per sillaba, per cui "perdreau" diventa "drauper", "peau de balle" si trasforma in "balpeau“. 
 


I PALINDROMI DEGLI SCRITTORI

Qui mi soffermo su alcuni esempi di palindromi inventati da scrittori come Nicolas-Edme Restif de la Bretonne, Velimir V. Chlébnikov, Primo Levi (autore fra l’altro di palindromo interlinguistico: in arts it is repose to life: è filo teso per siti strani), Guido Baldassarri, Gualtiero Schiaffino con il suo Piccolo Vocabolario italiano-onailati.
 


PALINDROMI VISIVI

Esempi tratti dai dipinti di Giuseppe Arcimboldi, come L'ortolano o Capriccio con ortaggi, conservato nel Museo di Cremona, che raffigura delle verdure in una bacinella; capovolgendo il quadro appare la faccia paffuta di un signore con un elmo in testa. Le sculture dell'artista svizzero Markus Raetz (1941) sono scritte tridimensionali che si modificano (generalmente si rovesciano nel loro contrario: oui-non, tout-rien, yes-no) a seconda della posizione di chi guarda. In matematica esistono numeri palindromi, come il 2002, anno palindromo del terzo millennio; sommando, come ha fatto l'artista francese Guy de Cointet (1934-1983), il numero palindromo 1011101 a se stesso abbiamo un altro numero palindromo oppure moltiplicando 12345679 x 9 otteniamo ancora un numero palindromo. L'artista Carlo Battisti (1945), usando la grafica dei numeri luminosi che appaiono sui display, ha elaborato delle composizioni numeriche che, capovolte, offrono la lettura di un testo narrativo, dando vita a ciò che potrebbe definirsi palindromo alfanumerico.
Di palindromo visivo si può parlare a proposito dell'ambigramma che il suo inventore Douglas R. Hofstadter spiega come «quasi un'illusione ottica».
 


PALINDROMI VISIVI ILLUSORI

Si pensi ai disegni che mostrano contemporaneamente una donna giovane e una vecchia.
 


PALINDROMI OGGETTUALI

Gli oggetti introvabili di Jacques Carelman.
 


PALINDROMI NUMERICI

Quadrato magico numerico. 

16  3  2 13
5  10 11 8
9  6    7 12
4 15 14   1

La somma dei numeri è sempre uguale. In questo caso, il quadrato magico numerico è di ordine quattro, ci sono 16 caselle in cui sono inseriti i numeri da 1 a 16.
La somma dei numeri, nelle colonne, nelle traverse  e nelle due diagonali è sempre 34.
 


PALINDROMI MUSICALI

Esempi tratti da Arrigo Boito (1842-1918). C’è poi la Musica antonimica dove si parte da brani musicali preesistenti e si trasformano in senso “antonimico”, ovvero si riscrive il testo usando parole che sono il contrario di quelle di partenza (La gatta di Gino Paoli diventa La cagna) e si capovolge anche la struttura musicale.

Il concerto di Vejo è il titolo di un compact disc della Fonit Cetra, comprendente nove bravi proposti nella doppia versione “normale” e “antonimica”, realizzato da TEAnO, acronimo di Telematica, Elettronica e Analisi nell'Opificio, «braccio armato informatico» dell'OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale). 
 


ROVESCIAMENTO NARRATIVO

Nel testo intitolato Nonita, una parodia nabokoviana, in Diario Minimo di Umberto Eco, si racconta la storia di un adolescente innamorato di una vecchietta.

Nel racconto di Gianni Celati, "Idee d’un narratore sul lieto fine", contenuto nei Narratori delle pianure, il figlio di un farmacista, non tollerando le conclusioni tragiche, melanconiche o deprimenti d’una storia, riscrive il finale d'un centinaio di libri in tutte le lingue, trasformandoli (rovesciandoli) sempre in un lieto fine, per cui ad esempio Madame Bovary non muore, ma guarisce e si riconcilia con il marito. 

Nel febbraio del 1973, ai membri dell'Oulipo, Italo Calvino comunica l'intenzione di riscrivere un Amleto, Hamlet en palindrome, in cui l'ordine degli avvenimenti sia rigorosamente capovolto, ma poi non realizza il progetto. 
 


ROVESCIAMENTO CACOPEDICO

La Cacopedia, scrive Eco, è summa negativa del sapere ovvero summa del sapere negativo. Opponendo a una educazione circolare e armonica una educazione perversa e deforme, come si evince dall’etimologia stessa della parola, la Cacopedia si prefigge come funzione conoscitiva quella di condurre una recensione totale dell’antisapere. La Cacopedia parte da una premessa rovesciata per dedurne con assoluta acribia un sistema coerente. 
Elaborato agli inizi degli anni ottanta nelle pizzerie di Bologna da un ristretto gruppo di studiosi, capitanato da Eco, il progetto della Cacopedia prevede i seguenti criteri per la formazione di una voce cacopedica: 

(i)  partire da un titolo che rappresenti un rovesciamento possibilmente simmetrico di una voce dell’enciclopedia normale; 
(ii)  da una premessa esatta dedurre paralogisticamente conclusioni sbagliate oppure da una premessa sbagliata dedurre sillogisticamente conclusioni inoppugnabili; 
(iii)  le voci alla fine dovranno far sistema, o meglio antisistema, tra loro; 
(iv)  la voce deve servire, ricattatoriamente e terroristicamente, a prevenire almeno per i successivi dieci anni sviluppi scientifici che si vogliono seri, ovvero impedire che qualcuno svolga effettivamente un tema cacopedico, proponendolo come attendibile. 

Fra i lavori cacopedici si ricordano:

-  il pensiero di Swami Brachamutanda (1818-1919), fondatore della scuola tautologica i cui principi fondamentali, delineati nell’opera Dico quello che dico, sono: “L’Essere è l’Essere, La Vita è la Vita, l’Amore è l’Amore, Quello che piace piace, Chi la fa la fa e Il Nulla Nulleggia”. Com’è noto al pensiero di Brachamutanda si contrappone la scuola eterologica i cui principi sono invece: l’Essere è il Nulla, il Divenire sta, lo Spirito è Materia, la Materia è Spirito, la Coscienza è Inconscia, il Movimento è Immobile;

-  lo studio del linguista Tullio De Mauro sull’anaurica o inotica, scienza dei sistemi che servono solo a non essere intesi, prospettando una nuova teoria dei monemi, nel senso triveneto del termine.
 


ROVESCIAMENTO RETORICO

Immaginiamo che un oratore inizi così il suo discorso: 

"Non so se valga la pena di dire quello che dirò perché ho la chiara coscienza di rivolgermi a una massa di idioti con il cervello andato in acqua e sono sicuro che non capirete nulla". 

Siamo di fronte a un classico esempio di captatio malevolentiae, rovesciamento di quella benevolentiae, una figura retorica, la prima, inesistente che mira a inimicarsi l'uditorio e a mal disporlo verso il parlante. 
 


CONCLUSIONI

Il rovesciamento delle parole, nelle forme qui solo tratteggiate, è uno dei tanti acrobatismi, delle giravolte di cui il linguaggio è capace, un'ulteriore segno delle sue potenzialità creative, un gioco pervaso di quello spirito dissacratorio che accompagna, in certi contesti (carnevale, teatro dell'assurdo, filastrocche, canzoni popolari, ecc.), le rappresentazioni di un mondo alla rovescia, illogico, senza capo né coda, controfigura buffonesca del mondo reale di cui si mettono alla berlina in primis i tratti di vuotaggine, stoltezza e replicante monotonia. 

* * *

Relazione tenuta in occasione del 2° Bendazzi day al Mama's Club di Ravenna il 14 marzo 2008.



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