Paolo Albani
RAYMOND
ROUSSEL
OULIPIANO PER
ANTICIPAZIONE
Il
«procedimento» (il ben famoso procédé)
di Raymond Roussel, svelato in Comment j'ai écrit certains
de
mes livres, pubblicato postumo nel 1935, due anni dopo il suicidio
dello scrittore, non poteva non attirare l'attenzione dell’OuLiPo (Ouvroir
de
Littérature
Potentielle, tradotto in italiano con
Opificio di Letteratura Potenziale; in francese
ouvroir designa
propriamente il laboratorio di cucito in un convento di monache o in un
istituto di beneficenza) che non è una scuola letteraria
né
un movimento, ma una «singolare consorteria di letterati, dediti
a escogitare bizzarre invenzioni partendo da regole formali severamente
costrittive, improntate a uno spiccato gusto matematizzante» (1),
una «specie di società segreta» (2), come l'ha
definita
scherzosamente Calvino che di quella consorteria fece parte, fondata
nel
1960 a Parigi da François Le Lionnais e Raymond Queneau,
nell’ambito
di una delle numerose Sottocommissioni di Lavoro del Collegio di
‘Patafisica.
E in effetti, com'era naturale, «il più grande
ipnotizzatore
dell'epoca moderna» compare, per altro in ottima compagnia, fra i
plagiari
per anticipazione dell'Oulipo, cioè fra gli autori di testi
strutturati alla maniera e nello spirito dell'Oulipo prodotti in epoca
anteriore alla nascita del gruppo francese.
Se il termine plagiario indica chi commette un plagio, ovvero
l'illecita appropriazione di un'opera altrui, allora chi ha prodotto
un'opera
in senso oulipiano prima della fondazione dell'Oulipo, è lecito
considerarlo tale, cioè un precursore indebito, appunto un
plagiario.
Fra quelli che stanno a cuore agli oulipiani troviamo Laso di Emione,
poeta e musico greco vissuto nella metà del VI secolo a.C.,
autore
di poesie in forma di lipogramma, il poeta latino Decimo Magno Ausonio,
maestro di centoni, il trovatore provenzale Arnaut Daniel, inventore
della
sestina, e poi, più vicini a noi, Edgard Allan Poe che in The
Philosophhy of Composition (1846) mostra come nessun particolare
della
sua poesia più nota The Raven (Il corvo) «sia
attribuibile
al caso o all’intuizione» e come egli abbia proceduto
«passo
dopo passo, sino al compimento, con la precisione e la rigida coerenza
di un problema di matematica»; e ancora Lewis Carroll, Alphonse
Allais
e Unica Zürn, autrice di sublimi poesie anagrammate.
«Da Licofrone (3) a Raymond Roussel,» afferma
Le Lionnais «passando per i Grands Rhètoriqueurs (4), la
letteratura
sperimentale intende uscire dalla semiclandestinità, affermare
la
sua legittimità, proclamare le sue ambizioni, darsi dei metodi,
adattarsi insomma alla nostra civiltà scientifica» (5).
L'attuale «segretario definitivamente provvisorio»
dell'Oulipo, Marcel Bénabou, ha collocato Roussel, insieme a
Jarry,
fra i grandi nomi del Pantheon del gruppo francese (6). Dunque, che
cos'hanno
in comune il metodo di Roussel e la poetica dell'Oulipo?
In primo luogo, da un lato l'idea di costrizione (contrainte)
come pungolo della fantasia, dall'altro l'importanza attribuita alla
struttura
di un testo.
La creatività, la fantasia trovano uno stimolo nel rispetto
di regole, più o meno esplicite, come quando ad esempio si
scrive
un testo senza mai usare una determinata lettera (lipogramma), vincolo
magistralmente messo in atto ne La disparition di Perec. La
costrizione
è strumento che amplifica le possibilità di raggiungere
soluzioni
originali, insolite: l’essere «costretti» a seguire certe
regole
induce uno sforzo di fantasia; la costrizione non restringe l’orizzonte
delle strategie narrative dello scrittore, al contrario, come dice
Calvino,
ne allarga le «potenzialità visionarie»,
paradossalmente
è «un inno alla libertà d’invenzione»,
capace,
come «il meccanismo più artificiale», «di
risvegliare
in noi i demoni poetici più inaspettati e più
segreti»
(7).
«Occorre crearsi delle costrizioni,» - ha osservato
Eco - «per potere inventare liberamente» (8). E ancora:
«Le
costrizioni sono fondamentali per ogni operazione artistica. Sceglie
una
costrizione il pittore che decide di usare l'olio piuttosto che la
tempera,
la tela piuttosto che la parete; il musicista che opta per una
tonalità
di partenza (poi modulerà, modulerà, ma è a quella
che dovrà pur tornare); il poeta che si costruisce la gabbia
della
rima baciata o dell'endecasillabo. [...] Il bello della storia è
che ti devi creare delle costrizioni,» aggiunge Eco, «ma
devi
sentirti libero nel corso della stesura a cambiarle» (9).
Come del resto fanno gli oulipiani, «topi che costruiscono da
sé il labirinto da cui si propongono di uscire», per i
quali
esiste sempre la possibilità di «una leggera deriva»
in grado di distruggere il sistema stesso delle costrizioni, uno scarto
giocoso e liberatorio che hanno chiamato clinamen, mutuandone
il
termine dalla fisica epicurea dove corrisponde a una deviazione
spontanea,
imprevedibile degli atomi.
Anche il procedimento di Roussel - in estrema sintesi: partire da due
frasi con parole simili ma con doppio significato per scrivere un
racconto
che cominci con la prima e finisca con la seconda - costituisce uno
strumento
per solleticare l'immaginazione. Com'è noto Roussel lo apparenta
alla rima: in entrambi i casi «c'è creazione imprevista
dovuta
a combinazioni foniche». Certo, se è pur vero che
«come
con le rime si possono fare buoni o cattivi versi», così
anche
«con questo procedimento si possono fare buone o cattive
opere»
(10).
Di «nominalismo magico» ha parlato Leiris a proposito del
procédé
di Roussel, «tale che la parola suscita la cosa e la dislocazione
("un po' come se si trattasse di estrarne disegni da rebus") di una
serie
di frasi qualsiasi determina la ricreazione dell'universo, la
costruzione
di un mondo speciale che prende il posto del mondo comune» (11).
Dunque è dal procedimento che si è dato che Roussel trae
spunti per le sue narrazioni fantastiche, non certo dai suoi
innumerevoli
viaggi esotici: «da tutti questi viaggi, non ho mai ricavato
nulla
per i miei libri. Mi è sembrato che la cosa meritasse di essere
segnalata tanto dimostra chiaramente che per me l'immaginazione
è
tutto» (12).
Lo scopo dei lavori dell'Oulipo, per dirla con Queneau, è quello
di «proporre agli scrittori nuove “strutture”, di natura
matematica
oppure inventare nuovi procedimenti artificiali o meccanici,
contribuendo
all’attività letteraria: supporti dell’ispirazione, per
così
dire, oppure, in un certo senso, un aiuto alla creatività»
(13). Allo stesso modo la speranza di Roussel è che il suo
procedimento
possa in futuro essere sfruttato da qualche scrittore con successo
(14).
Predomina in entrambi, in Roussel e negli scrittori dell'Oulipo,
un'idea di letteratura come gioco combinatorio che segue le
possibilità
implicite nel proprio materiale, che non si risolve in un problema
d'ispirazione
discesa da chissà quali altezze, d'intuizione pura o di
rispecchiamento
delle strutture sociali o di presa diretta della psicologia del
profondo,
come vogliono le varie estetiche del novecento (15).
La caratteristica del procedimento rousselliano, come ricorda
il suo stesso inventore, consiste nel creare delle specie di equazioni
di fatto (secondo un'espressione usata da Robert de Montesquiou
(16)
in uno studio sui libri di Roussel) che occorre poi risolvere
logicamente
(17), così come fa il giocatore di scacchi quando imbastisce la
ragnatela delle sue mosse e contromosse (18).
Vediamo ora di rintracciare
alcuni segni concreti dell'influenza
rousseliana sul lavoro degli scrittori oulipiani (19).
Un primo riscontro investe un progetto di «gioco
letterario»
che prende lo strano nome di P.A.L.F. (acronimo di Production
Automatique
de Littérature Française) elaborato da Georges Perec
e Marcel Bénabou nella primavera del 1966, durante le riunioni
settimanali
che, in omaggio a Mallarmé, si svolgevano il martedì
pomeriggio
a casa di Perec, indipendentemente dai lavori dell'Oulipo che ancora, a
quei tempi, si muoveva come una «società segreta»
(20).
L'esperimento consiste: a) nello scegliere due parole e/o due
frasi possibilmente apodittiche o apoftegmatiche, cioè brevi; b)
nel sostituire ad esse le definizioni date da un dizionario (nel caso
in
questione si tratta del Dictionnaire de la langue française
di Émile Littré); c) quindi nell'ottenere, attraverso
continue
trasformazioni, l'equivalenza finale delle due parole e/o delle due
frasi.
Il richiamo al procedimento di Roussel è apertamente
riconosciuto
da Bénabou e Perec che precisano: «il P.A.L.F. appartiene
a una classe di lavori letterari illustrati, tra gli altri, da Raymond
Roussel, che muove dall'analogia fonica o, al contrario, dalla
disarticolazione
fonica d'una frase, per costruire i suoi racconti» (21).
Anni più tardi Perec inserirà fra le pagine del
suo libro forse più bello, La vita istruzioni per l'uso
(1978),
una serie di citazioni, a volte leggermente modificate, di vari autori
fra cui Roussel, mentre Bénabou licenzierà un libro
affidandosi
a un titolo, Perché non ho scritto nessuno dei miei libri
(1986), che, in negativo, evoca quello rousseliano (22).
A un titolo decisamente rousseliano - Comment j'ai
écrit
un de mes livres (23) - ricorrerà invece Calvino per
spiegare
la struttura del suo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore
(1979), svelandoci così il suo interesse per la semiotica
strutturale
di Greimas.
In un passo della sua breve Storia del lipogramma (24),
Perec lamenta che gli artifici sistematici, i manierismi formali,
costituitivi,
in ultima analisi, di un Rabelais, di uno Sterne, di un Roussel e di
altri
ancora, siano relegati «in quei registri di manicomi letterari
che
sono le "Curiosità": "Biblioteca amena...", "Tesoro delle
Singolarità...",
"Divertimenti filologici...", "Frivolezze letterarie..." [...] Le
restrizioni
vi sono trattate» prosegue Perec «come aberrazioni,
mostruosità
patologiche del linguaggio e della scrittura; le opere che fanno
nascere
non hanno diritto allo statuto d'opera letteraria» e restano dei
mostri paraletterari la cui enumerazione e classificazione si risolvono
in un dizionario della pazzia letteraria (25).
Lo scrittore americano Harry
Mathews, oggi una delle figure più
significative dell'Oulipo (vi è entrato come «membro
straniero»
nel 1972), ha riconosciuto apertamente i suoi debiti verso Roussel:
«I
metodi di Roussel mi hanno indotto a escogitarne altri, non meno folli,
a uso personale» (26). È grazie al poeta John Ashbery che
Mathews scopre l'opera di Roussel che lo libera dall'illusione realista
in cui era invischiato e gli rivela «quello che le enciclopediche
trasformazioni dell'Ulisse non erano riuscite a fare: che la
materia
della creazione letteraria può essere del tutto
immaginaria»
(27).
In collaborazione con Alastair Brotchie, Mathews ha compilato
un Oulipo Compendium (28), una vasta e accurata ricognizione
sul
mondo oulipiano messa in forma d'enciclopedia, che contiene
un'interessante
voce dedicata a «Roussel and his methods».
Nella voce viene affiancato, al metodo
«omofonico»,
un altro «quasi-oulipiano metodo» usato da Roussel nel suo
ultimo lavoro Nouvelles Impressions d’Afrique (1932),
illustrato
da 59 disegni di Henri-Achille Zo, un poema in alessandrini suddiviso
in
quattro canti, costellato di note a fine pagina, dove le frasi,
attraverso
un insolito movimento di parentesi doppie, triple, quadruple, ecc., che
si aprono e si chiudono, sono innestate una dentro l'altra come una
matrioska
russa.
Poiché gli oulipiani, per (de)formazione culturale, sono
degli accaniti cultori delle rappresentazioni grafiche dei testi, non
hanno
saputo resistere di fronte all'opera di Roussel e si sono cimentati
nell'elaborazione
di un Albero rappresentante l'incastro delle parentesi nel canto I
delle
Nouvelles Impressions d’Afrique di Raymond Roussel (le cifre inscritte
esprimono il numero d'ordine del verso in cui si apre o si chiude la
parentesi)
(29):
Parlando d'Impressions
d’Afrique e di Nouvelles Impressions
d’Afrique sul numero 7 della rivista La Critique Sociale
del
gennaio 1933, Queneau scrive: «Un'immaginazione implacabile,
metodica
per la forma e scompigliata dagli elementi che essa usa;
un'immaginazione
capace di rendere trasparenti le sue più sfrenate
libertà,
senza per questo concedere nulla a tutto ciò che non è
altro
che se stessa; un'immaginazione che unisce il delirio del matematico
alla
ragione del poeta - ecco ciò che si trova fra le altre
meraviglie
nei romanzi di R. Roussel, nei romanzi che sono dei mondi veri,
perché
R. Roussel crea mondi con una potenza, un'originalità, una
vitalità
di cui solo Dio credeva di avere l'esclusiva» (trad. nostra).
Prolifico inventore di macchine bizzarre e fantasiose, Roussel
pensava che sarebbe stato possibile costruire una macchina capace di
leggere
il suo poema. Alla voce «Machines for reading» dell'Oulipo
Compendium si sostiene che Jacques Brunius (1906-1967), scrittore e
attore legato al gruppo surrealista inglese, sia stato il primo a
disegnare
una macchina per leggere Nouvelles Impressions d’Afrique,
macchina
esposta in una mostra surrealista del 1937, ma purtroppo andata
perduta:
non è rimasta nemmeno una foto della macchina di Brunius.
In un articolo intitolato «La machine à imprimer
Roussel», uscito nel 1964 sul numero speciale (33-34) della
rivista
Bizarre dedicato a Roussel, il patafisico argentino Juan
Esteban
Fassio ha riprodotto una macchina per la lettura di Nouvelles
Impressions
d’Afrique da lui costruita:
Sempre nella voce dell'Oulipo
Compendium dedicata a Roussel
si fa notare come il poema Nouvelles Impressions d’Afrique, per
la sua struttura a incastri, con storie che stanno dentro ad altre
storie,
sia una specie di «plagiario per anticipazione» dell'ipertesto,
termine con il quale, nella critica letteraria, si indica un insieme di
più testi affini considerato come un unico testo.
Si fa poi rilevare, a ulteriore riprova dell'interesse degli
oulipiani per le acrobazie linguistiche di Roussel, come esista una
certa
somiglianza fra il procedimento usato in Nouvelles Impressions
d’Afrique
e l'esercizio chiamato «Le tireur à la ligne» (in
francese
tirer
à ligne significa: allungare ad arte uno scritto pagato un
tanto
a riga, come facevano tanti scrittori, anche famosi) inventato da uno
dei
fondatori dell'Oulipo, Jacques Duchateau (30).
L'esercizio, creato allo scopo di permettere agli autori popolari
a corto d'immaginazione, o stressati, di «gonfiare» un
testo
di lunghezza reputata insufficiente, senza aumentare il numero delle
sue
peripezie, consiste nel prendere due frasi successive o no in un testo;
nell'aggiungere tra esse una nuova frase, poi due nuove negli
intervalli
freddamente ottenuti e così via fino a quando il testo raggiunge
la dimensione desiderata. Le frasi introdotte non sono prese a caso;
esse
devono rispettare una certa coerenza narrativa, descrittiva o poetica
(31).
Note
(1) Mario Barenghi, «Poesie
e invenzioni oulipiennes», in:
Italo Calvino, Romanzi e racconti, Mondadori, Milano, 1994, pp.
1239-1245, si cita da p. 1239.
(2) Italo Calvino, «Perec, gnomo e cabalista», la
Repubblica,
6 marzo 1982, p. 18.
(3) Poeta greco (nato nel 325 ca a.C.) compose, fra le altre cose,
una raccolta di anagrammi poetici, di cui ci resta solo una citazione.
Sappiamo, così, che aveva giocato sul nome del sovrano egiziano
Ptolemaios
facendone un anagramma come Apò melitos (discendente dal
miele), mentre dal nome della regina, Arsinoes, aveva tratto la
lusinghiera frase Ion Heras (viola di Era).
(4) Gruppo di poeti francesi di corte del XV e XVI secolo, che
privilegiavano
i virtuosismi e gli artefici della versificazione.
(5) François Le Lionnais, «A propos de la
littérature
expérimentale», postface à Raymond Queneau, Cent
mille milliards de poèmes, Editions Gallimard, Paris, 1961.
(6) Marcel Bénabou, «Per una storia dell'OuLiPo tra
Francia
e Italia: l'esempio di Calvino», in: Brunella Eruli, a cura di, Attenzione
al potenziale! Il gioco della letteratura, Marco Nardi Editore,
Firenze,
1983, pp. 19-29, si cita da p. 28.
(7) Italo Calvino, «Perec, gnomo e cabalista», cit.
(8) Umberto Eco, «Postille a "Il nome della rosa" 1983»,
in: Il nome della rosa, Bompiani, Milano, 2004, pp. 505-533, si
cita da p. 514.
(9) Umberto Eco, «Come scrivo», in: Sulla letteratura,
Bompiani, Milano, 2002, pp. 324-359, si cita da pp. 346-347.
(10) Raymond Roussel, «Come ho scritto alcuni miei libri»,
in: Locus Solus, Einaudi, Torino, 1975, pp. 263-285, si cita da
p. 276. Si veda anche l'edizione francese Comment j'ai écrit
certains de mes livres, Gallimard, Paris, 2000.
(11) Michel Leiris, «Comment j'ai écrit certains de mes
livres», in: Brisées, Gallimard, Paris, 1992, pp.
68-71,
si cita da p. 69, trad. nostra.
(12) Raymond Roussel, «Come ho scritto alcuni miei libri»,
cit., p. 279.
(13) Raymond Queneau, «L'Opificio di letteratura
potenziale»,
in: Segni, cifre e lettere e altri saggi, Einaudi, Torino,
1981,
pp. 56-73, si cita da p. 56.
(14) Raymond Roussel, «Come ho scritto alcuni miei libri»,
cit., p. 265.
(15) Cfr. Italo Calvino, «Cibernetica e fantasmi (Appunti sulla
narrativa come processo combinatorio)», in: Una pietra sopra.
Discorsi di letteratura e società, Einaudi, Torino, 1980,
pp.
164-181, si cita da pp. 171-172 e p. 177.
(16) Il conte Robert de Montesquiou (1855-1921), scrittore e dandy
parigino, fu personaggio colto, raffinato e insolente, che
ispirò
il personaggio di Des Esseintes in À Rebours di Huysmans
e il barone di Charlus, uno dei personaggi principali della Recherche
di Proust.
(17) Raymond Roussel, «Come ho scritto alcuni miei libri»,
cit., p. 276.
(18) Del resto Roussel fu un vero cultore del gioco degli scacchi;
si vedano al riguardo le pp. 132-160 dedicate al Roussel scacchista in
Raymond Roussel, Comment j'ai écrit certains de mes livres,
cit.
(19) Su questo punto Pierre Bazantay, «Raymond Roussel, oulipien
par anticipation?», magazine littéraire, 398, mai
2001,
pp. 39-41.
(20) Perec entra nell'Oulipo nel 1967, mentre Bénabou nel 1969.
Per una storia del P.A.L.F. si veda Marcel Bénabou, a cura di,
«Presbytère
et Prolétaires. Le dossier P.A.L.F.», Cahiers Georges
Perec,
n. 3, Edition du Limon, 1989.
(21) Marcel Bénabou, a cura di, «Presbytère et
Prolétaires. Le dossier P.A.L.F.», cit., p. 26, trad.
nostra.
(22) Georges Perec, La vita istruzioni per l'uso, Rizzoli,
Milano,
1984; Marcel Bénabou, Perché
non ho scritto nessuno dei miei libri, Edizioni Theoria,
Roma-Napoli,
1991.
(23) Italo Calvino, «Comment j'ai écrit un de mes
livres»,
La
Bibliotèque Oulipienne , numéro 20, 1983, plaquette
ripubblicata
in Oulipo, La Bibliotèque Oulipienne, Seghers, Paris,
1990,
pp. 25-44. Di questo scritto di Calvino esiste una traduzione italiana
comparsa in Oulipiana, a cura di Ruggero Campagnoli, Guida
editori,
Napoli, 1995, pp. 153-170.
(24) Georges Perec, «Storia del lipogramma», in: Oulipo,
La
letteratura potenziale (Creazioni Ri-creazioni Ricreazioni), ed.
it.
di Ruggero Campagnoli e Yves Hersant, CLUEB, Bologna, 1985, pp. 77-95,
si cita da p. 79.
(25) Merita forse qui ricordare che Raymond Queneau dedicò ai
«fous littéraires» una lunga ricerca, i cui
risultati,
dapprima confluiti nel romanzo Figli del limo, sono stati
pubblicati
solo di recente: Raymond Queneau, Aux confins des
ténébres.
Les fous littéraires, Gallimard, Paris, 2002.
(26) Harry Mathews, «Alla ricerca dell'Oulipo», in:
Brunella
Eruli, a cura di, cit., pp. 11-17, si cita da p. 13.
(27) Ibid. In italiano sono usciti di Harry Mathews, Mutazioni,
Rizzoli, Milano, 1964, Sigarette, Bollati Boringhieri, 1990,
romanzo
in cui la regola seguita è quella di presentare i personaggi a
due
a due, in un numero di combinazioni saggiamente limitate a quindici,
quanti
sono i capitoli, e secondo un sistema di permutazioni di cui l'autore
non
offre la chiave, e Piaceri singolari, ES, Milano, 1993.
(28) Harry Mathews & Alastair Brotchie, edited by, Oulipo
Compendium,
Atlas Press, London, 1998.
(29) Claude Berge, «Per un'analisi potenziale della letteratura
combinatoria», in: Oulipo, La letteratura potenziale
(Creazioni
Ri-creazioni Ricreazioni), cit., pp. 49-65, la figura qui
riprodotta
è a p. 61. In Penna, pennello e bacchetta. Le tre invidie
del
matematico (Editori Laterza, Roma-Bari, 2005) Piergiorgio
Odifreddi,
matematico impertinente e membro dell'Oplepo, gruppo italiano omologo
di
quello francese, rappresenta nel modo seguente (si veda p. 21 del libro
citato) la famiglia di intervalli costituiti dai riferimenti
parentetici
del canto I di Nouvelles Impressions d’Afrique (anche in questo
caso i numeri indicano i versi in cui il relativo passaggio inizia o
finisce):
(
(
(
(
(
)
(
)
)
)
)
).
10 14
15
20
21
23
129
129 135 164 167 168
(30) A quella che può
essere considerata la riunione fondante
dell'Oulipo, tenutasi giovedì 24 novembre 1960 nella cantina del
ristorante parigino «Il Vero Guascone», erano presenti:
Jean
Queval, Raymond Queneau, Jean Lescure, François Le Lionnais,
Claude
Berge, Jacques Bens e Jacques Duchateau.
(31) [Jacques Duchateau], «Le tireur à la ligne»,
in: Oulipo, Atlas de littérature potentielle, Gallimard,
Paris, 1981 (ried. Folio 1988), pp. 271-282, si cita da p. 271, trad.
nostra.
Una versione di questo esercizio era apparsa nella plaquette di
Duchateau
«Les Sept Coups du tireur à la ligne en apocalypse lent,
occupé
à lire "Monnaie de singe" de William Faulkner», La
Bibliotèque
Oulipienne, numéro 14, 1980.
Relazione tenuta al convegno
Attualità
di Raymond Roussel tra letteratura, arte, filosofia, svoltosi alla
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze il 18 maggio 2007, e
pubblicata
su "Bérénice", rivista quadrimestrale di studi
comparati
e ricerche sulle avanguardie, 38, novembre 2007, pp. 31-43.
_____________________________________
Questo testo è citato da Monica Schettino
in un articolo apparso sulla "Gazzetta di Parma"
di mercoledì 28 dicembre 2022,
intitolato Giorgio Manganelli.
Parma nell'anima dello scrittore.
Per leggerlo cliccate qui.
Uno dei tre articoli di Manganelli
apparsi sulla "Gazzetta di Parma",
di cui parla la Schettino,
riguarda proprio Raymond Roussel
e è intitolato: Raymond Roussel
ha inventato la "macchina che scrive romanzi",
uscito il 7 settembre 1948, mai raccolto in volume.
_____________________________________
Per andare alla pagina dei miei
Saggi di Letteratura potenziale cliccate qui.
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