Romaorto

Gli incontri con la letteratura, svoltisi in forme divulgative, recitative e teatrali, nel corso del Festival all'Orto Botanico curato da me e Antonello Capurso in questi ultimi due anni, hanno avuto il pregio di riaffermare, attraverso la viva e attenta partecipazione di un pubblico incredibilmente folto, l'insostituibile funzione dell'oralità della scrittura.
In quest'epoca in cui, per il diffondersi di sofisticati mezzi di informazione, la società corre il rischio di essere condizionata, nelle sue possibilità conoscitive e di apprendimento, dalla totalizzante suggestione della comunicazione grafica e per immagini, appare indispensabile che il letterato, a difesa del suo "messaggio", torni ad affrontare, superando tradizionali resistenze e consuetudini, quell'oralità cui, all'origine, erano esclusivamente affidate le fortune della poesia e della narrativa.
L'avvento sulla scena dello scrittore può infatti essere fondamento e garanzia di un'autenticità espressiva, testimoniata dalla genuinità della presenza corporea, del gesto, della voce. E il grande apprezzamento, di pubblico e critica, riportato da questa manifestazione, può ampiamente dimostrare che la spettacolarità, quando non tradisca il proprio esistere come specifica forma letteraria, rappresenta in realtà un modo nuovo di soddisfare le giuste aspettative del pubblico d'oggi, per una fruizione, diretta e immediata, delle proposte culturali.
Questo volume, da me curato e pubblicato dalla cooperativa editrice Il Ventaglio con il patrocinio dell'Italgas, ha lo scopo di documentare, in forma antologica, la parte letteraria delle due edizioni del Festival, promosso dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Roma, dall'Italgas e dall'Endas, con la collaborazione del Dipartimento di Biologia Vegetale dell'Università di Roma «La Sapienza».

dal catalogo Letteratura all'Orto Botanico,
a cura di Giorgio Weiss, Il Ventaglio, Roma,
1988, p. 9.