DIPINGERE IL MONDO CON SOGNI, FOLLIE E GIOCHI DI PAROLE «Prima
che diluvi, rabbonite il comprendonio», «Una maestra ne merita
un’altra», «Gli elefanti son contagianti», «Dare alla paglia quel che è
della trave». Sono alcuni dei 152 proverbi surrealisti scritti da Paul
Éluard e Benjamin Péret, usciti a Parigi all’inizio del 1925 in
un’edizione de «La Révolution Surrésliste» (qui da me citati nella
traduzione italiana effettuata da Antonio Castronuovo per un Millelire
di Stampa Alternativa del maggio 2000).
Perché sì, i surrealisti, grandi manipolatori del linguaggio (si pensi ad esempio agli esercizi di scrittura automatica), oltre che amanti del sogno, dei giochi di parole, della follia, del caso, del meraviglioso e del bizzarro, hanno il pallino dei proverbi. Non per nulla il primo Manifesto del Surrealismo (15 ottobre 1924) scritto da André Breton inizia così: «Tanto va la fiducia alla vita, a ciò che la vita ha di più provvisorio, la vita reale beninteso, che infine questa fiducia viene meno». Una sorta di libera trasfigurazione del proverbio che in italiano suona: «Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino». Sono così amanti dei proverbi, i surrealisti, che la storia delle riviste surrealiste, formidabili laboratori delle idee artistico-politiche di questo movimento d’avanguardia, inizia prima ancora del 1924 con una rivista che si chiama, guarda un po’, «Proverbe», un “foglio mensile” di cui escono soltanto sei numeri tra il febbraio 1920 e il luglio 1921, diretta da Jean Paulhan e Paul Éluard, con l’intento, fra le altre cose, di contrastare la “scialba e piatta” «Nouvelle Revue Française», anch’essa varata il 1° febbraio 1920, responsabile di contenere una «difesa appassionata del signor Proust». ![]() All’azione svolta in vari campi (artistico, letterario, teatrale, fotografico e cinematografico, filosofico-politico e ideologico) dalle riviste surrealiste è dedicato un progetto intitolato Les portes du rêve. 1924-2024: il surrealismo attraverso le sue riviste, pensato in occasione della ricorrenza del centenario della pubblicazione del primo Manifesto del Surrealismo, progetto il cui sbocco è un fantastico e prezioso libro curato da Franca Franchi, con il contributo di vari studiosi, per i tipi di Skira. La vita media delle riviste surrealiste non è lunga. Parafrasando un famoso detto, forse si potrebbe sostenere che «l’avanguardia logora chi non la rinnega». A parte questa boutade, degna dello sciocchezzaio flaubertiano, le riviste più famose del pianeta surrealista sono due. Da un lato, «Littérature», nata nel gennaio 1919 su impulso di tre giovani moschettieri del surrealismo, André Breton, Philippe Soupault e Louis Aragon che, dopo alterne vicissitudini, segna nel marzo 1922 la rottura con Dada: Breton, diventato direttore unico, suggerisce ai lettori di abbandonare Dada e di «partire all’avventura». Le studiose Franca Bruera e Elena Galtsova, che firmano un saggio su «Littérature», sottolineano come la rivista non sia stata particolarmente sensibile al contributo di donne autrici e artiste. Il 15 dicembre 1924 esce il primo numero di «La Révolution Surréaliste», rivista ufficiale del movimento, organo del «partito del sogno», voluta da Breton e affidata alla direzione di Pierre Naville e Benjamin Péret, con rubriche i cui titoli (Textes, Croniques, Notes, Illustrations) richiamano, come sottolinea Andrea Zucchiali nel suo contributo, quelli delle pubblicazioni scientifiche. Interessante il saggio di Gabriele Gimmelli che affronta il tema delle tracce di surrealismo nei giornali umoristici italiani nel periodo 1931-1943, con riferimenti a riviste come «Prospettive», fondata e diretta da Curzio Malaparte, dove, in un numero monografico dedicato a Il surrealismo e l’Italia (15 gennaio 1940), compaiono contributi di Alberto Savinio, Luciano Anceschi, Mario Luzi, Sergio Solmi, Giancarlo Vigorelli, o ancora il «Marc’Aurelio», cui collaborano fra gli altri Federico Fellini e Cesare Zavattini, quest’ultimo inserito nell’antologia di racconti surreali novecenteschi Italie magique (1946), approntata da Gianfranco Contini, che include autori quali Palazzeschi, Landolfi, Bontempelli. Caratteristica innovativa del «Bertoldo», rivista affidata nel 1936 da Rizzoli a Zavattini, è la presenza di una schiera di formidabili illustratori, fra cui Giovanni Mosca, Giovanni Guareschi e soprattutto Saul Steinberg. Negli autori ospitati nella sua Italia magica, umoristi e balordi, come li chiama Contini nella Prefazione, c’è del «magico senza magia, del surreale senza surrealismo». Franca Franchi (a cura di) Les portes du rêve. 1924-2024. Il surrealismo attraverso le sue riviste Skira, pag. 224, € 35
«Domenica - Il Sole 24 Ore», N. 60, 2 marzo 2025, p. XII. Per la versione in pdf di questa recensione cliccate qui. ![]() Per andare o ritornare al menu delle mie collaborazioni alla «Domenica de Il Sole 24 Ore» cliccate qui. HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA |