pagina del sito di Paolo Albani

Matteo Noja e Matteo Tosi

PAGINE CHE PARLANO DI LIBRI
Un’inedita rilettura del Manzoni
(e la storia di tante altre) e un’eco di fantastiche interviste


I “PROMESSI SPOSI”
RILETTI E RIVISTI SENZA SCRUPOLI



Dallo “scapigliato” Cletto Arrighi, che scrisse Gli sposi non promessi. Perifrasi a contrapposti dei “Promessi Sposi” nel 1863, alle varie continuazioni del romanzo come quelle di Antonio Balbiani Lasco il bandito della Valsassina sessant’anni dopo i “Promesi Sposi”, 1871, e I figli di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, seguito ai “Promessi Sposi”, 1872-73, alla parodia scritta nel 1929 da Guido da Verona, il “d’Annunzio delle dattilografe” che considerava Manzoni estremamente dannoso per le patrie lettere e per l’educazione dei giovini e delle giovinette, gli scempi perpetrati ai danni del capolavoro manzoniano nel corso del secolo scorso sono stati moltissimi. Ce ne parla in modo divertito, quasi strizzandoci l’occhio, Paolo Albani nella postfazione del libro a cura di Aldo Merce, Alessandro Manzoni, I PROMESSI SPOSI riletto senza se e senza ma, [Edizioni Il Monogramma, Ravenna, 2011].
Nel 1965 esce Rifacimento dei Promessi Sposi. L’autore si chiama Carlo Cetti, poligrafo nato nel 1884, fautore della teoria del «brevismo», da lui esposta ne La lingua si perfeziona e progredisce tendendo a brevità (Teoria del brevismo). Appendice: Dell'arte narrativa (1946). In 196 pagine ha riscritto, semplificandola, la storia di Renzo e Lucia. Secondo Cetti, la prima preoccupazione nello scrivere e nel parlare deve essere la brevità, «la parsimonia sillabica, quindi, in ogni caso, alle parole, o locuzioni lunghe, si dovran preferir le brevi». E prosegue: «È solo coll'usar, pur col debito riguardo a chiarezza, il minor numero possibile di sillabe, che si può conseguir la perfezion dello stile». Quale ne sia il risultato, ancora non sappiamo.
Nel 1973, ci ricorda Albani, sulla rivista Il Caffè diretta dal “patafisico” Giambattista Vicari, vi fu una commemorazione dissacratoria del “gran lombardo” che fu preso metaforicamente a sberle da vari intellettuali, in vari modi. Tra questi un tale Cesare Landrini applicò una teoria degli scrittori che partecipano all’Oulipo, chiamata s ± 1 dove ogni parola scritta da don Lisander viene sostituita da quella subito prima o immediatamente successiva nel vocabolario. Da qui una serie di frasi senza senso ma molto divertenti, con l’unico intento di devastare il lettore e farlo vacillare nella lettura. Divertente è anche la versione di Giuseppe Varaldo di alcuni paragrafi degli “Sposi” – l’Albani si lascia scappare «soltanto alcuni paragrafi, grazie al cielo» che la dice lunga – utilizzando solo due consonanti. Ne riportiamo qui un breve brano: «Il loco è l’aulica Licia… “Cala!”… è la Cilicia, coi lecci e le acacie… “Cala, cala!”… è cala eolica, coi cuculi e i luì, e uccelli colle alucce… “Cala!” Il loco è Lecco. “Ecco!” […]».
Albani ci ricorda inoltre il divertimento di Umberto Eco, che prova il lipogramma con il testo manzoniano, e cioè lo trascrive contraendolo senza usare una certa lettera, in questo caso la “u”. E via con altri esempi di giochi linguistici che utilizzano parole con una o due iniziali, oppure parole immesse in rigoroso ordine alfabetico.
Ma l’autore più citato da Albani è quell’Ermanno Cavazzoni che ci ha lasciato, di suo, Il poema dei lunatici [Torino, Bollati Boringhieri, 1987; 299 p., 22 cm]. Dal 1992, anno in cui scrive Le promesse spugne [rifacimento etilico della vicenda di Renzo e Lucia], Cavazzoni si è comportato con il romanzo di Manzoni come un entomologo si comporta con una malcapitata farfalla: l’ha crocifisso, sezionato, messo in formalina. Nel 2001, infatti, si è inventato lo slittamento proverbiale, complicato procedimento per cui da Promessi Sposi si passa a Morti fortunati. Nel 2006, mostrando nei confronti del grande Poeta un accanimento veramente insolito, si è cimentato con una formula chiamata Chimere, dove è riuscito a miscelare l’inizio dei Promessi Sposi, alcuni versi della Divina Commedia e alcuni versi di Giovanni Pascoli. Tale miscela è appunto detta per la sua complessa mostruosità, chimera.
Nel 2007 Cavazzoni si cimenta con una dislocazione toponomastica per cui il romanzo ambientato a Lecco diventa Savo e Luciella, poi I promessi sposi. Storia napoletana del XVII secolo, con evidenti testa-coda di senso che il film Giù al Nord, che nel remake italiano diventa Benvenuti al Sud, è acqua fresca.
Albani termina il suo excursus, con queste parole: «L'atroce dubbio su scrivere o non scrivere I Promessi Sposi è motivo fecondo di riflessione critica e fa venire in mente lo scrittore Giorgio Pavoni, citato da Achille Campanile in Agosto, moglie mia non ti conosco, che per molti anni fu impegnato nella stesura di un’opera monumentale intitolata: Se Manzoni avesse vissuto altri dieci anni, avrebbe per avventura rifatto ancora una volta i “Promessi Sposi”?»
Il libro a cui Albani scrive la postfazione può essere considerato come appartenente alla categoria dei rifacimenti, seri o faceti, del romanzo manzoniano. In questa versione, Aldo Merce – sempre che esista, o, visto che la copertina è ideata da Aldo Spinelli, noto esperto di giochi linguistici, enigmistici e no, non ne sia lo pseudonimo – toglie tutti i se e tutti i ma sostituendoli con i classici puntini sospensivi. Il procedimento dà luogo a una versione molto poco innocente e più decisa, dove si procede “adelante” ma senza “juicio”.
Aldo Merce (a cura di), “Alessandro Manzoni, I PROMESSI SPOSI riletto senza se e senza ma”, Edizioni Il Monogramma, Ravenna, 2011; pp. 254, cm. 29; stampato in 25 esemplari con numeri arabi da 1 a 25 e altri 25 esemplari fuori commercio con lettere dell'alfabeto dalla A alla Z, per collaboratori e sottoscrittori; copertina di Aldo Spinelli. Senza indicazioni di prezzo.

Biblioteca di Via Senato, 8, settembre/ottobre 2011, pp. 38-39.

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