Paolo Albani
L'EMPATIA
Di una strana forma d'empatia soffriva Gustav Klenze, un
impiegato
del Museo d'Arte Moderna (MUMOK) di Vienna.
Klenze era un uomo sulla cinquantina, di media statura e aveva pochi
capelli e un occhio, il sinistro, che guardava dalla parte opposta del
destro; inoltre teneva sempre la pipa spenta in bocca, il che gli
conferiva,
insieme all'accentuato strabismo, un'aria che lo faceva somigliare
vagamente
a Jean-Paul Sartre.
Era sufficiente che Klenze si soffermasse a guardare uno che
stava lavorando, che era affaccendato in qualche occupazione (e
più
l'occupazione era pesante e più l'effetto empatico si
manifestava
in modo esplosivo, incontrollabile), che dopo, puntualmente, si sentiva
stanco, provato, fiacco e senza forze come se avesse lavorato lui, e
non
la persona oggetto della sua investigazione.
Gli attacchi di empatia si annunciavano sempre allo stesso modo:
Klenze cominciava a sudare, a sentirsi dei dolorini un po' dappertutto,
ai muscoli delle braccia e delle gambe, e anche alla schiena, e sul
collo,
come quando uno ha i sintomi dell'influenza, e poi gli entrava un forte
mal di testa, un dolore martellante alle tempie e dietro la nuca, che
per
farselo passare doveva prendere subito un optalidon, e mettersi a
letto.
Klenze era cosciente del suo fastidioso disturbo. Così,
se passeggiava in un parco e per caso lì nei dintorni c'era un
uomo
che potava una siepe in cima a una scala rifilando violenti colpi di
cesoia
o armeggiava solerte in mezzo ai fiori di un'aiuola o zappettava nel
prato,
Klenze si voltava dall'altra parte e lo ignorava. Se poi gli capitava
d'incrociare
uno che faceva jogging, che correva verso di lui trafelato, con la
maglietta
intrisa di sudore e i polpacci in tensione, alzava gli occhi al cielo e
aspettava che sparisse dalla sua visuale.
A causa dell'empatia di cui soffriva, Klenze aveva in odio -
e non era da biasimare per questo - certe persone visibilmente
prestanti
che gli provocavano quelle reazioni inconsulte.
In particolare non poteva vedere i facchini delle piccole
stazioni,
sopraffatti da montagne di valigie, messe anche sottobraccio e a
tracolla
per portarne di più, e i muratori nei cantieri, e poi gli
acrobati
del circo che si producono in esercizi faticosissimi, gli scaricatori
di
porto, quelli che lavorano ai mercati generali, che già all'alba
cominciano a sollevare pile di cassette e non si fermano mai, gli
operai
che sventrano l'asfalto delle strade con i martelli pneumatici e
continuano
a vibrare anche quando sono in pausa, e in genere tutti coloro che
praticano
dello sport, gli atleti.
Fra gli sport, più di tutti, Klenze detestava il
sollevamento
pesi e la lotta libera: sarebbe morto se lo avessero costretto ad
assistere
a una di quelle competizioni, sia pure in tv.
Una volta Klenze svenne in strada davanti a un negozio di
barbiere
nei pressi della cattedrale di S. Stefano. Accadde un istante dopo che
aveva guardato, soprapensiero, un uomo corpulento scendere da uno
scivolo
appoggiato sul portellone aperto di un camion con la scritta
«TRASLOCHI
BERNHARD»: l'uomo, curvo quasi ad angolo retto, puntando i piedi,
portava sulla schiena una lavatrice.
Psicologia cacopedica, divertissement, citazioni, cultura
cacopedica,
3, febbraio 2008, p. 63.
Per tornare al sommario di Psicologia cacopedia, cliccate
qui.
HOME
PAGE TèCHNE
RACCONTI
POESIA VISIVA
ENCICLOPEDIE
BIZZARRE ESERCIZI
RICREATIVI NEWS
|