POST-IT I Post-it sono i miei salva-memoria,
senza di loro non so come potrei fare a colmare i continui vuoti della mia
memoria, sempre più labile. Credo di essere il più grande consumatore di
Post-it al mondo. Me ne faccio sempre una scorta ragguardevole, non posso
rimanere senza Post-it, entrerei subito nel panico, in una crisi d’astinenza da
Post-it, perché sono prigioniero dentro il tunnel della Post-it-dipendenza,
intossicato da quei foglietti adesivi. I produttori di Post-it dovrebbero farmi
un monumento o almeno regalarmi un viaggio premio nel paese dei Post-it, che è
l’Ameria (l'adesivo originale è stato inventato nel 1968 da Spencer Silver, un
ricercatore dell’azienda statunitense 3M) al pari di ciò che accadeva un tempo
ai più grandi diffusori porta a porta de “L’Unità” cui, per il loro
attaccamento al quotidiano comunista, si regalava un viaggio premio in Unione
Sovietica. Se venite a casa mia potrete
constatare di persona che in ogni stanza, in ogni angolo, in ogni spazio
remoto, in ogni anfratto, mobile, cassetto, ripostiglio, pagina di libro, c’è
un Post-it con un breve appunto sopra, una noticina, una frase sintetica
scritta a mano, seguita dalla data e l’indicazione del giorno della settimana e
l’ora precisa. Non riguardano solo gli affari correnti, la banale gestione
domestica della casa, i miei Post-it, tipo “ricordati di comprare il burro”,
“domani in mattinata viene il tecnico Sky”, “chiudi sempre il gas quando esci”.
Un certo numero di Post-it ha un taglio, diciamo così, di tono decisamente esistenziale,
un approccio più astratto alla realtà, sono messaggi che non scadono mai, di un
valore maieutico che va al di là del particolare periodo in cui sono stati
redatti: “la notte è un bene-rifugio di pensieri caldi”, “una benefica
solitudine, da coltivare come una pianta medicinale” (questo Post-it ha
stazionato a lungo sul coperchio della mia cassetta delle medicine, in bagno),
“esistono uscite di sicurezza di cui fidarsi?”, “oggi scoppio di noia”. Raramente può accadere che, nonostante contengano ogni
indicazione temporale (giorno della settimana, data e ora), il messaggio di un Post-it
rimanga incomprensibile, misterioso. L’altro giorno, ad esempio, ne ho trovato
uno – risalente a lunedì 23 marzo 1998 ore 10:44 – su cui era scritto “piove
sul bagnato, ma intanto piove e non devo dimenticarmi di lei, oggi pomeriggio”;
questa frase non mi diceva niente, non ricordavo perché e la circostanza in cui
l’avevo scritta. Chi era la “lei” menzionata? Buio assoluto. Questo tipo di
Post.it è ciò che chiamo un “Post.it cieco”. Li lascio dove sono i Post-it, dove li ho appiccicati la
prima volta, restano al loro posto per un sacco di tempo, a volte trascorrono
degli anni, perché – questo è un punto cruciale – rileggendoli riesco a
ricostruire non solo i pensieri che hanno attraversato la mia mente, gli stati
d’animo vissuti molti anni prima, ma anche quello che ho fatto, ad esempio gli appuntamenti
mancati o realizzati, riesco a ricordarmi le persone con cui mi sono
incontrato, persone care che ho frequentato e con cui ho condiviso alcune
esperienze che, se non avessi usato i Post-it, sarebbero cadute facilmente nel
dimenticatoio, sparite, svanite nel nulla. Li lascio sedimentare, i Post-it che
dissemino per casa, li lascio maturare nel tempo, perché – è questo un altro
aspetto interessante della loro natura comunicativa – cambiano di senso a
seconda dell’umore in cui mi trovo quando li leggo. Sono davvero delle opere
aperte. Naturalmente ci sono dei punti in
cui, dentro la mia casa, la densità dei Post-it è più alta. I maggiori picchi
di affollamento si hanno intorno al computer (questo è normale, poiché uso il
computer per il mio lavoro) e in cucina, dato che a me piace cucinare, per gli
amici e anche per me, e passo in cucina un certo numero di ore della giornata,
quando non sono fuori, in viaggio. Mi rilassa trafficare fra i fornelli. A qualcuno, dopo che ha visto l’esagerata
proliferazione casalinga dei miei Post-it, viene in mente di chiedermi, e sento
un filo di compatimento nella sua voce: “Ma perché ti ostini a voler ricordare
cos’hai fatto il giorno X dell’anno Y all’ora Z? A che ti serve? In certi casi
può essere anche spiacevole, doloroso. Meglio dimenticare, non credi?” A queste
insensatezze (non so come definirle altrimenti) mi limito a rispondere con una
semplice domanda: “Cosa sarebbe l’uomo se smarrisse il filo della sua memoria?” Dal punto di vista estetico, la prima
(superficiale) impressione che la mia casa può offrire è quella di uno
spettacolo disturbante, assurdo. Tutti quei Post-it disseminati, sparsi ovunque,
in un accumulo di segnalazioni frammentarie, solo a me familiari. Può fare un
effetto strano, un effetto che come minimo, nell’economia della visibilità, falsa
la luce dell’appartamento, la ingiallisce. L’architetto che ha ristrutturato la
mia casa – lo conosco da una vita, siamo amici – ogni volta che viene a
trovarmi protesta, si arrabbia, dice che la mia mania per i Post-it rende un
cattivo servizio all’ambiente in cui vivo, comunica un che di sciatto, di
trasandato, di maledettamente precario, di ossessivo, un’aria da ufficio del
comune in procinto di traslocare. Ti sbagli profondamente, gli rispondo, caro mio. Secondo
me, al contrario, i Post-it trasmettono un che di vissuto, di frenetico legato
alle tante cose da sbrigare segnalate su quei foglietti gialli (il mio colore
preferito), di movimento vitale; danno alla casa una vivacità che la disposizione
degli oggetti, l’arredamento (che per altro ha scelto lui, il mio amico
architetto), da soli, non sono in grado di suscitare. Potrei scrivere un romanzo in forma di Post-it, mettendo
insieme, cucendo una dopo l’altra le frasi contenute sui Post-it della mia vita,
seguendo un criterio cronologico o tematico o di altro tipo. Sarebbe
un’operazione quanto meno originale. Un romanzo dallo stile sintetico, un po’
alla Baricco, un Baricco portato alle estreme conseguenze. Non ci ho mai
provato, ma sono sicuro che l’esperimento non sarebbe male, dal punto di vista
letterario. Niente male. Per fortuna non ho di queste velleità scrittorie. Ho solo
una sana passione per i Post-it, mi piace tenerne una scorta consistente in
casa e usarli non appena avverto il pericolo della dimenticanza. Avere tanti
Post-it a disposizione è un fatto che mi dà una certa sicurezza, mi
tranquillizza, come far l’amore usando il profilattico. Lo dico sempre ai miei amici: se volete farmi felice,
quando cade il mio compleanno o arrivano le feste comandate – altro che
calzini, cravatte, camicie, guanti, libri o dopobarba del cavolo – regalatemi
piuttosto una bella confezione multicolore di Post-it. Mi farete davvero
contento. In questo momento sono le 11:37 del mattino di domenica 24
febbraio 2019, voglio prendermi una pausa, mi sono stancato di scrivere intorno
al mio amore per i Post-it. Faccio uno stacco. Prendo un Post-it che ho qui accanto, sulla mia sinistra, un
Post-it giallo di forma rettangolare, 3,8x5 cm, e ci scrivo sopra, insieme alla
data di oggi, giorno e ora: “RICORDARSI DI FINIRE IL RACCONTO SUI POST-IT”, e
lo attacco vicino allo schermo del computer, non si sa mai, dovessi
dimenticarmene. marzo 2019
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