Paolo
Albani
LA SCOMPARSA
DELLE POSATE
Nel variopinto mondo
dell’editoria ci sono libri che trattano argomenti,
in apparenza, futili, e che brillano per leggerezza e disimpegno, e che
allo stesso tempo, proprio in virtù della loro innocente
vuotaggine,
riescono a destare una certa (passeggera) curiosità.
A questo genere di libri, gustosamente buffi (almeno nei titoli), hanno
rivolto la loro attenzione due ricercatori inglesi, Russell Ash e Brian
Lake, autori di uno studio i cui risultati sono apparsi in Bizarre
Books,
dapprima pubblicato nel 1985 a New York dalla St Martin Press, quindi
in
un’edizione rivista e aggiornata nel 1998 per i tipi della Pavillon
Books
Limited di Londra.
Al lavoro di Ash e Lake (nella sua prima versione, quella del 1985)
Maurizio Bettini e Omar Calabrese hanno dedicato un capitolo, che non a
caso si chiama «Bizzarrie bibliografiche», nel loro BizzarraMente.
Eccentrici e stravaganti dal mondo antico alla modernità
(Milano,
Feltrinelli, 2002, pp. 253-259).
Fra le segnalazioni riportate da Ash e Lake colpiscono, per
ingenuità
e protervia, alcuni testi che cercano di rispondere a domande
particolari,
a volte perfide e indelicate, come quella avanzata dal Dr G. J. Rennier
in The English. Are They Human? (Gli Inglesi sono esseri
umani?),
Williams and Norgate, London 1931, oppure da Bert Cunningham in Do
Snakes
Have Legs? (I serpenti hanno le gambe?), Reprinted from Scientific
Monthly, New York 1934, o ancora da Jacob Horner in Did a Hen or an
Egg Exist First? or, My Talks with a Sceptic (Viene prima la
gallina
o l’uovo? ovvero Le mie discussioni con uno scettico), Religious Tract
Society, London c.1890, o da Victor Dunstan in Did the Virgin Mary
Live
and Die in England? (Visse e morì in Inghilterra la Vergine
Maria?), Megiddo Press, Cardiff 1985.
Un libro sfuggito all’attenta
ricognizione di Ash e Lake, e che meriterebbe
a pieno titolo di figurare in un aggiornamento del loro catalogo di
«bizarre
books», è Where do the cutlery get to? (Dove vanno
a finire le posate?) di Paul Biddle, uscito due mesi fa presso Milford
& Stedman di Londra (pp. XII + 124, £ 18).
Il fenomeno analizzato dal gruppo di studiosi diretto da Biddle,
ricercatore
presso l’Institute of Human Research «Wilfred Alcott» di
Londra,
riguarda la scomparsa delle posate, categoria merceologica che
comprende
cucchiai, cucchiaini, forchette e coltelli, dalle abitazioni private
inglesi.
Con il termine «scomparsa» Biddle intende specificatamente
«la sparizione in senso stretto, cioè non imputabile a
furto,
delle posate» la cui causa, come si vedrà, viene fatta
risalire
in primo luogo a comportamenti sbadati e negligenti dei soggetti
adibiti
alla funzione di sparecchiare la tavola (to clear the table).
In base ai risultati dell’indagine campionaria da lui coordinata per
conto del «Wilfred Alcott Institute», Biddle fa rilevare
che
la scomparsa delle posate avviene principalmente nell’attimo in cui, da
parte di un individuo denominato, con un brutto neologismo,
«sparecchiatore»
(clearator), si provvede a gettare gli avanzi contenuti nei
piatti
usati durante il pranzo o la cena, formati di frammenti di cibo,
tovaglioli
di carta, mozziconi di sigarette e di altri prodotti residuali, dentro
l’apposita pattumiera, in genere collocata sotto l’acquaio di
cucina.
Nella quasi totalità dei casi analizzati si è potuto
ricostruire con precisione che è proprio in quella circostanza
(lo
svuotamento dei piatti) che le posate scompaiono e si perdono nel
nulla,
o meglio non si trovano più perché gettate
inavvertitamente
nel sacchetto dei rifiuti.
Va inoltre ricordato un altro aspetto importante del fenomeno in
questione,
e cioè l’esistenza di un effetto-ritardo nella percezione della
scomparsa delle posate, effetto noto nella letteratura scientifica come
«amnesia della casalinga». In breve si tratta di questo:
Biddle
ha constatato come la percezione della scomparsa delle posate, da parte
delle casalinghe, che sono i principali attori in causa, si verifica
quasi
sempre molto tempo dopo l’effettivo dissolvimento delle posate (in
genere
circa nove/dieci mesi dopo), cosa che, sottolineano i ricercatori,
rende
difficile la ricostruzione da parte delle stesse casalinghe della
«esatta
dinamica dello smarrimento».
Secondo le statistiche pubblicate dal Bollettino dell’Ufficio Studi
della sezione inglese dell’IHO (International Housewife
Organization),
statistiche su cui si fonda la ricerca di Biddle, nel periodo 1968-1998
sono sparite in abitazioni private nella sola Inghilterra
complessivamente
146.512 posate, al netto di quelle sottratte per furti, con
un’impennata
negli anni che vanno dal 1978 al 1988, in cui si passa da 16.020 a
56.934
unità di posate scomparse.
Disaggregando i dati, è possibile cogliere un altro elemento
interessante
della ricerca di Biddle: la percentuale dei cucchiaini (molto usati in
Inghilterra per via dell’abitudine di prendere il tè alle
cinque)
registra un costante aumento, passando dal 33% del totale delle posate
scomparse nel 1968 al 42% nel 1998, a fronte di un calo dei cucchiai
(dal
20% del 1968 al 14% del 1998) e dei coltelli (dal 17% del 1968 al 14%
del
1998) e di una sostanziale invariabilità delle forchette,
rimaste
nei due anni collocati alle estremità del periodo considerato al
livello del 30%.
La relazione di Biddle espone ulteriori dati di una certa rilevanza: in
essa si legge ad esempio che la scomparsa delle posate, sempre nel
periodo
considerato, è più evidente nei primi giorni della
settimana
(il giorno più nero per la scomparsa delle posate è il
lunedì,
che segna il rientro al lavoro) e là dove gli
«sparecchiatori»
sono persone anziane o, al contrario, giovani sposine oppure ancora
single
(soggetti mediamente poco inclini all’ordine e distratti), e presenta
tassi
d’incremento preoccupanti nelle case di campagna (+ 0,5%), nei
quartieri
residenziali (+ 1,7%, a fronte di un aumento dei domestici
extracomunitari)
e fra le coppie di omosessuali (+ 2,1%) e quelle di colore (+ 2,5%).
marzo 2003
Apparso anche su il Caffè illustrato, 16,
gennaio-febbraio
2004, p. 79.
Per tornare al sommario de il Caffè illustrato cliccate qui.
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Il racconto è uscito anche in
La governante di Jevons. Storie di precursori
dimenticati, Campanotto 2007.
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