BRACCIO DI FERRO,
UN OTTANTENNE SEMPRE PIÙ
GIOVANE
Braccio di Ferro ha superato la soglia degli ottant'anni,
e non è mai stato cosa giovane. Le sue massime esistenziali. "io
sono quel che sono e questo è tutto quel che sono" e "non serve
cervello per essere buoni", ne fanno uno dei simboli del contropotere contemporaneo:
il suo rozzo buon cuore, il ricorso a una forza primigenia per raddrizzare
torti e sistemare i troppo furbi e i delinquenti, sono caratteri contrapposti
alla stolida arroganza e protervia dominanti.
Ma come tutti i veri buoni un po' delinquente lo è
anche lui. Popeye il guercio, e il fascino di questo marinaio brutto e
ignorante sta nella complessità di una figura anarchica e conservatrice
al tempo stesso, buffa e romantica, banale e profonda. Braccio di Ferro
comparve in un ruolo da comprimario la prima volta il 10 settembre 1928,
in una striscia della storia intitolata "Bernice la gallina fischione"
(“Wiffle hen") dove protagonista principale era Castor Oyl. Nato dalla
penna di
Elzie Crisler Segar (Chester 1894-New York 1938), disegnatore scoperto
dal grande editore William Randolph Hearst dopo aver fatto vari mestieri
fra cui il batterista e il proiezionista, Braccio di Ferro sulla scia del
successo guadagnato con la sua prima apparizione dal gennaio del 1929 ottenne
una serie completamente dedicata a lui. Da allora non si è più
fermato, arrivando fino a noi dopo aver attraversato a suon di pugni guerre,
crisi e una discreta serie di cambiamenti epocali. Per celebrare questo
indiscusso antieroe dei fumetti e dei cartoni animati, e per ricordarci
come alla fin fine, non sia possibile dare una spiegazione precisa al fatto
che Braccio di Ferro sia ancora vivo e vegeto, la rivista "L'accalappiacani"
edita da DeriveApprodi pubblica nell'ultimo numero - il quarto - l'edizione
integrale della storia dove nasce Popeye in una nuova traduzione dello
scrittore Daniele Benati (aiutato da Paolo Pergola).
"L'accalappiacani" (www.laccalappiacani.it) è
una rivista "settemestrale di letteratura comparata al nulla" che arruola
alcune tra le migliori penne e matite comico-surrealiste oggi attive in
Italia, da Paolo Nori a Paolo Albani, da Giovanni Maccari a Ugo Cornia
fino a Ermanno Cavazzoni. Daniele Benati, in particolare, di cui ricordiamo
fra l'altro le straordinarie Opere Complete di Learco Pignagnoli (Aliberti,
pagg. 172. Euro 13,00) e la riedizione del primo libro Silenzio in Emilia
(Quodlibet, pagg. 264, Euro 14,00), nel tradurre le strisce del primo Braccio
di Ferro riesce a dare all'anarchia verbale del burbero marinaio una patina
di pasticciato vernacolo che non solo recupera la parlata parodistica originale
(sempre edulcorata nelle versioni italiane), ma ci restituisce Braccio
di Ferro nella sua primaria, palpitante e libertaria comicità.
«Il Piccolo», 5 gennaio 2010, p. 20.
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