LE LETTURE DELLA SIGNORA PIA L’autore non sa nemmeno come si cucina un’omelette ai funghi e pretende di spiegarci i buoni sentimenti di Federica, la protagonista. O come questa: Nel capitolo sulla fuga da casa della figlia minorenne di Federica sarebbe stato meglio prima di tutto far pulire alla ragazza la cucina, ridotta ad un bordello di tegami unti e di piatti ancora sporchi dei rimasugli della cena, invece che dilungarsi sulle patetiche convulsioni esistenziali della madre. Recensendo Gli occhi verdi del gatto di Flavia Zecchi, che qualcuno ha accomunato, per ritmo narrativo e visione del mondo, a Va’ dove ti porta il cuore, Lo Diacono si scaglia contro la scrittrice friulana, la Zecchi appunto, definendola senza mezzi termini: una sciacquetta che molto probabilmente non ha mai dato il cencio sui pavimenti o che non sa di certo cosa significhi strusciare i gomiti sui mobili, ma che parla, o meglio sparla in continuazione di appartamenti puliti, in perfetto ordine, di bagni che profumano di lavanda, di vetrate limpide da cui si godono panorami rilassanti. Anche il giudizio su L’emigrante di Luca Bernardi, da cui è stato tratto il film per la TV diretto e interpretato da Michele Placido, non si discosta, nel tono sufficiente e ingiurioso, da quelli dei brani visti in precedenza: Un libro in cui i letti sono sempre immancabilmente disfatti, sottosopra, dove non c’è nulla al suo posto, e ovunque, nella casa dell’emigrante, circolano cattivi odori, visto che nessuno si preoccupa di aprire le finestre e cambiare l’aria. Di fronte alla ruvida veemenza
critica che percorre le recensioni di
Lo Diacono il lettore resta sconcertato. Anche perché sorge
spontanea
una domanda: I libri che in
quel periodo si accumulavano sulla scrivania
della mia stanza alla Gazzetta di Lodi – scrive il nostro
scorbutico
recensore - io non li ho mai letti; lo ha fatto per me la signora Pia,
la mia donna di servizio, una vedova cinquantasettenne, un po’
cicciotella,
ma piena d’energia, che abitava da sola a Cornegliano Laudense, e che
era
ben felice di leggere quella roba là, perché la sera, non
avendo la televisione, si annoiava da morire. febbraio 2003 _____________________________________ Il racconto è uscito anche in
HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA |