Walter Pedullà [EDITORIALE] Partiamo dal fondo.
Questo non è un editoriale. Non abbiamo un programma. Ci siamo
sorbiti molti Caffè negli ultimi due secoli. Un Caffè in
più, un Caffè in meno non può far male: né
ci si illude che una rivista debba far del bene. La differenza rispetto
ai precedenti? È evidente: il nostro Caffè è
illustrato. 50 % di immagini e 50% di parole: chi più e chi
meno. Chi non vuole leggere, può stare almeno a guardare.
Comunque i lettori non avranno di che pentirsi: siamo gente di parola.
Siamo sempre al fondo, e non amiamo nessuna forma di sublime. Proveremo a tirarci su con le risate, merce umile. Ogni grado della comicità: compreso il suo risvolto, che notoriamente è tragedia. Anch'essa illustrata: da fotografie. Invece la commedia umana è illustrata da disegni, fumetti, vignette, caricature. Tonnellate di figure, belle figure e brutte figure, che sembrano nuvole, nuvole a colori, o al peggio nubi in bianco e nero. Letteratura leggera. Per non essere pesanti, i vari articoli sono quasi sempre brevi. Anche se gli argomenti sono di lungo corso, secolari e persino millenari. Non solo antichi, ci sono pure quelli nuovi: le riforme, il buon governo, profezie, viaggi, utopie, scuola, tv, e le scoperte della scienza e dell'economia: Fatima, la clonazione, la globalizzazione, la nuova povertà, la vecchia questione meridionale, il Nord e ogni altro punto cardinale. E ovviamente il papa, un problema serio, millenario e attuale. L'umorismo non risparmierà nessuno. Parola di Albani, Cavazzoni, Cornia, Malerba, Nori, Pagliarani. E la farsa sarà demenziale. Di satira parla Gadda in una intervista "postuma" di questo numero. Uno che aveva i numeri era pure Manganelli, il teorico della letteratura come menzogna. Cerca invece la verità, con la satira, Guido Ceronetti. Non trovano nulla da ridere Celati, Nesti e Mari. Quando non si ride, viene da piangere. Soluzioni estreme? Come il Palazzeschi di Debenedetti, ambiremmo a fare centro fuori dal centro. Partendo da ogni periferia della fantasia e del linguaggio. E passi lo straniero: Cavell, Charms, Houellebecq, Marìas, Mirelle Nomyou. Non desideriamo cambiare il mondo con l'arte. E non saremo né surrealisti né dadaisti né futuristi. Andremo avanti con la storia e vi racconteremo la prossima. Noi siamo gli ultimi venuti e non vorremmo andar via presto. Abbiamo i numeri futuri e li pubblicheremo. Senza abbandonare il fondo. Siamo gente che sta coi Piedi per terra. il Caffè illustrato, 1, giugno-luglio 2001, p. 4.
HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA |