C'ERA UNA VOLTA UN PAESE RIDICOLO
Nell’introduzione
al suo Atlante dei paesi che non esistono più, lo storico e scrittore inglese
Gideon Defoe (autore anche di una serie umoristica di grande successo sui
pirati, nel solco del suo quasi omonimo settecentesco che fece rapire Robinson
Crusoe dai pirati in un viaggio al largo delle coste del Maghreb), premette che
definire un paese non è cosa facile, la definizione cambia «se siamo alle Nazioni
Unite, a una partita di calcio, se stiamo concorrendo con una canzone all’Eurovision
o comprando un formaggio».
Defoe precisa inoltre che ha evitato di scavare troppo a fondo nel passato essendo
insensato parlare di “stati nazione” a proposito di luoghi antichi. Inoltre ha
ignorato, per quanto possibile, imperi, colonie e quei posti che hanno cambiato
nome ma non forma sulla mappa. L’Atlante
di Defoe, ricco di bellissime illustrazioni a colori degli “zombi geografici” esaminati,
è una collezione di paesi scomparsi dalla faccia della terra per vari motivi, a
volte ridicoli, stupidi, eventi bizzarri, imprevedibili e tragici (di sicuro questo
Atlante sarebbe piaciuto a Giorgio Manganelli che, nella quarta di
copertina di un suo libro, si autodefinì «assai competente in fatto di Cose che non esistono»).
La singola scheda riassuntiva di ogni paese dissoltosi, sparito nel nulla,
riporta all’inizio informazioni basilari: il periodo storico della sua
permanenza, l’entità della popolazione, la capitale, le lingue parlate, la valuta,
la causa della morte e infine l’«oggi», ovvero dove si trova ai tempi nostri.
Dopo di che, in una scrittura brillante che strizza l’occhio al lettore con aneddoti
sfiziosi, Defoe racconta le vicissitudini del paese scomparso, fornendo ricostruzioni
dettagliate sul piano storico.
Il
profilo psicologico che accomuna i Tizi Che Fondano Paesi – scrive Defoe – comprende:
«orfani di padre,
cresciuti da una madre amorevole, infedeli cronici, un periodo nell’esercito o
nella marina, scrittori o giornalisti, inaffidabili con il denaro, fantasisti». Dalle schede
compilate da Defoe (48, divise in 4 capitoli) per il suo Atlante, scopriamo
ad esempio (per chi lo ignori) che Ludovico II, quarto re del Regno di Baviera,
attivo dal 1805 al 1918, ha l’abitudine di rovesciare una catinella addosso al
servo che fissa lui e i suoi capelli troppo a lungo. Se non proprio pazzo, Ludovico
II diviene «un po’ coglione» (testuali parole di Defoe), condannando a morte le
persone per aver starnutito (condanne per altro mai eseguite). Un altro matto
– almeno tale lo ritengono
una corte francese e le autorità cilene – è l’avvocato Orélie-Antoine de Tounens
che per due anni, dal 1860 al 1862, è presidente del Regno di Araucanía e
Patagonia, in cui vive la popolazione indigena dei Mapuche. Dal 1851 al 1864,
in Cina, prospera il Regno celeste della grande pace, capitale l’odierna Nanchino,
fondato da un certo Hong Xiuquan (un altro squinternato) che, dopo aver letto
un opuscolo cristiano, si mette in testa di essere il fratello minore di Gesù e
di avere la missione di liberare il mondo dai demoni. Attorno a lui nasce un
culto religioso noto come gli Adoratori di Dio. Il Regno è distrutto dopo una «guerra
totale» contro i Qing che costa la vita a 20 milioni di persone (alcune fonti
parlano di 100 milioni). Il Regno di
Sedang, presente dal 1888 al 1890 nell’attuale Vietnam, è opera di
Marie-Charles David de Mayréna che si avventura in oriente dopo essere stato
accusato di “raggiro” in patria. Per il suo regno s’inventa un inno nazionale,
basato sulla musica del can can, e, nonostante dichiari il cattolicesimo
religione di stato, per sé adotta l’Islam, poiché gli consente di avere più
mogli. Sembra possieda «doti
di prestidigitatore», cioè
sa fare trucchi di magia. Nel
capitolo finale dell’Atlante, Defoe si occupa di alcune esperienze
storiche ben conosciute, fra cui la Repubblica di Salò, la Repubblica
democratica Tedesca, la Repubblica di Crimea e la Jugoslavia. A
proposito dello Stato Libero del Congo, operante dal 1885 al 1908, Defoe spiega
che il nome è fuorviante e sbagliato perché si tratta in realtà di uno stato
schiavista su scala industriale, creato da Lepoldo II del Belgio, che lo
storico inglese chiama senza mezzi termini un «grandissimo bastardo». Leopoldo
II (che non ha mai visitato il suo possedimento) ne sfrutta le risorse
naturali, in particolare l’avorio e la gomma. Quando lo Stato Libero del Congo cade, sono
morti oltre 10 milioni di persone. Atlante
dei paesi che non esistono più Gideon Defoe traduzione di Alessandra
Castellazzi il Saggiatore, pagg. 263, € 29
Domenica - Il Sole 24 Ore, N. 285, 17 ottobre 2021, p. XVIII.
______________________________________________ Per andare o ritornare al menu delle mie collaborazioni alla Domenica de Il Sole 24 Ore cliccate qui. _________________________________________ HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA ENCICLOPEDIE BIZZARRE ESERCIZI RICREATIVI NEWS |