Paolo Albani
L’OSSERVATORE
DI LAVORI IN CORSO


Per molti anni Giovanni M. ha fatto l’osservatore di lavori in corso a Bagno a Ripoli, un piccolo centro agricolo vicino a Firenze.
Era la sua occupazione principale. Gli piaceva guardare gli operai del comune o delle ditte private mentre lavoravano per strada. Con qualunque tempo e a qualunque ora della giornata, si piazzava davanti alla zona in cui fremevano i lavori, dove c’erano degli alberi di un viale da sfoltire o delle buche da scavare o dei pali della luce da tirare su. E osservava.
Non diceva nulla, guardava soltanto, in silenzio.
Quando si rompeva un tubo dell’acquedotto o c’era una perdita di gas, quando si doveva abbattere un vecchio stabile per costruire un supermercato o rifare la pavimentazione di una piazza, Giovanni, puntuale, si presentava lì, con il suo faccione beato, a guardare come procedevano i lavori. Stava delle ore in contemplazione, senza dare noia a nessuno, senza chiedere spiegazioni tecniche. Come se fosse stato al cinema. In prima fila, attento a non perdersi nulla di quello che facevano gli operai che, in genere, lo ignoravano.
Una volta, con la bicicletta, arrancando per alcuni chilometri in leggera salita, seguì un camioncino pieno di transenne, perché gli venne spontaneo il collegamento: dove ci sono delle transenne è sicuro che ci sono dei lavori in corso.
Uscendo di casa, alla moglie che gli chiedeva: «Quando torni?», lui rispondeva tutto serio: «Nella pausa dei lavori». Un giorno non tornò a pranzo, e la moglie si preoccupò. Era rimasto dalla mattina al pomeriggio sul greto dell’Arno, a guardare due draghe che pulivano l’argine del fiume, e non s’era accorto del tempo che passava.
Ogni tanto si fermava nell’ufficio dei vigili urbani e chiedeva notizie dei lavori decisi nell'ultima riunione del consiglio comunale. I vigili conoscevano questa sua "occupazione" e qualche volta, per divertirsi, gli davano delle informazioni sbagliate. Ma Giovanni non si arrabbiava. Andava  dove gli avevano detto e si guardava intorno, fiducioso. Se non vedeva traccia di lavori in corso, allora capiva che si era trattato di uno scherzo e riprendeva le ricerche.
I momenti più belli per Giovanni erano quelli quando i camion scaricavano la sabbia, che sembravano dei pachidermi imbizzarriti, oppure quando le gru sollevavano in aria le arcate di cemento di un cavalcavia in costruzione. Quelle macchine in cattività gli apparivano bellissime, degli animali preistorici nello zoo dei cantieri di lavoro. Non si stancava mai di guardarle; a volte lo faceva stando seduto su una seggiolina di stoffa, di quelle pieghevoli, che si portava da casa.

Fra gli aneddoti circolati sull’attività di Giovanni M., ce n’è uno curioso. Una mattina, nel cantiere aperto in via della Martellina, alcuni operai, ripresi bruscamente dal loro caposquadra perché ancora non avevano cominciato a lavorare, si giustificarono dicendo: «Aspettiamo Giovanni!»
Appena fuori Bagno a Ripoli, prendendo la strada in salita che porta al convento del Bigallo, s’incontra una viuzza sterrata, la seconda sulla sinistra, che qualcuno, per scherzo, ha intitolato a Giovanni M. 
Sotto il suo nome c'è scritto: «Osservatore di lavori in corso».

gennaio 2002



Apparso anche su il Caffè illustrato, gennaio/febbraio 2003, p. 19.
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