LA PREGHIERA DEL MISTICATEO Giovanni Tummolo è l’inventore del Misticateismo, religione realista dei tempi nuovi, i cui precetti sono esposti in un libro del 1934. Il Misticateismo è un ateismo mistico decisamente nemico di tutte le regole assolute e di tutte le saggezze, perché nella pratica la regola è sempre un errore, avversario di qualsiasi forma di idolatria, e fortemente ostile all’apatia. Tummolo confessa che la sua religione non è frutto di un lungo e penoso studio, bensì gli fu rivelata a dodici anni, mentre scrutava le stelle da un’ampia terrazza: allora comprese che l’anima sopravvive, ma che Dio non esiste e che la ragione dell’esistenza del Tutto è pervasa da un grandioso mistero, è un enigma. I
nuovi comandamenti della religione misticatea sono:
1. non adorare alcun Dio, aiutati in modo che tu
possa far progredire l’anima tua; 2. non prendere
l’abito della bestemmia poiché ti renderebbe
volgare; 3. ama i tuoi genitori, e anche se sono
perversi non disprezzarli mai; 4. non uccidere; se
possiedi istinti sanguinari con lo studio della
religione misticatea, la ginnastica e la solitudine
puoi dominarli; 5. riposati in quel giorno che
più ti sembra propizio, perché non hai
il dovere di santificare nessuno; 6. non commettere
adulterio, sebbene non vi sia cosa più ardua
che vincere i propri istinti carnali; vi sono tre
soli rimedi per i mali d’amore: fuggire, distrarsi,
studiare; odia la tua carne e le sue schifose
voglie, combatti con tutti i mezzi per mantenerti
puro, perché la purezza facilita l’evoluzione
dell’anima; non rendere i piaceri carnali l’unico
scopo della tua esistenza, altrimenti diverrai
schifoso più di un gatto e di un cane; per
facilitare il tuo compito esercitati alla
ginnastica, studia la matematica, l’astronomia, la
metafisica, recati a letto stracarico di sonno e non
guardarti nudo; non bere vino, non recarti al
cinema, non guardare le gambe delle fanciulle
perché proprio dal basso sorgono i desideri
ignobili, e vivi sulle vette dei monti anche se da
quelle altezze solitarie ti sembrerà di
scorgere rosate parvenze di donne nude fra albero e
albero; 7. non rubare; e 8. non desiderare la donna
d’altri. Contrariamente alle altre religioni che non
danno importanza al sentimento amoroso, la religione
misticatea vede nella passione amorosa, quando
è pura, uno dei mezzi più portentosi
per il raggiungimento del bene.
La vera espiazione del misticateo, che mette al posto dell’immagine santuaria una fanciulla vera e reale, è l’amore, la migliore offerta votiva è dimostrare l’amore con opere egregie. La nuova chiesa ispirata al Misticateismo dovrà superare, per grandiosità, tutte le costruzioni moderne e antiche, il suo stile dovrà farci sentire la solennità, il mistero universale, l’ascetismo: per facilitare l’innato senso di comunicazione fra l’uomo e il mistero universale sarà necessario approntare dei luoghi con una penombra fatta con lampadine nascoste agli occhi del pubblico, lampadine che diffonderanno una luce tenue di tre colori: il rosso (passione), il blu (aristocrazia dello spirito) e il celeste (ascetismo). Anche
la musica misticatea dovrà farci sentire
rapimento, sbigottimento per la presenza
dell’ignoto, commozione crescente, bontà. In
questi luoghi non vi saranno idoli né
iscrizioni né figure che possano distrarre lo
spirito, ma solo comode poltrone. I fratelli
(così saranno chiamati gli adepti del
Misticateismo) dovranno recarsi in questi luoghi di
culto in abiti di uguale foggia che avranno
dell’eroico, del mistico e del romantico; il loro
capo verrà letteralmente coperto da un
cappuccio di stoffa con due buchi per gli occhi in
modo che i loro volti non siano di distrazione
reciproca. Il silenzio e l’immobilità
assoluta, che sostituiranno la moderna comune
preghiera, avranno la durata di quindici minuti,
dopo di che inizierà gradatamente la musica
alata del Misticateismo accompagnata dalle
variazioni coloristiche e simboliche del rosso, del
blu e del celeste.
Bibliografia Giovanni Tummolo, Misticateismo (Religione realista dei tempi nuovi), Casa Editrice C.U. Trani, Trieste, 1934; In difesa del misticateismo, Tip. G. Missio, Udine, 1939; Delirio contemporaneo. Misticatesimo e storicismo, Tip. Mosetti, Trieste, 1953; Il misticatesimo non è un’utopia, Editrice Tipografica Triestina, Trieste, 1972. Domenica - Il Sole
24 Ore, 263, 23 settembre 2012, p. 29.
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