Paolo Albani
TRUSSARDI, L'IGIENISTA


   
Verso la metà del secolo XIX il sarto F. Lutterbach, fra gli igienisti più bizzarri nella storia della medicina, propose di camminare all’indietro, sia in guerra che in pace, per raggiungere uno stato di salute confortevole e stabilì ventitre movimenti respiratori (fluttuante, purgativo, a piena bocca, ecc.) utili all’aumento del cervello la cui grossezza Lutterbach riteneva indice della potenza delle idee. A tanta stravaganza non arriva Giacinto Trussardi, già Tenente Colonnello del V Reggimento Fanteria, che pure ne La salute e la longevità considerate sotto il rapporto dell'igiene (Stab. Tip. Cattaneo, Bergamo, 1887) avanza osservazioni e consigli sull’igiene che suonano a volte un po’ bizzarri. Qualora non dovessi riuscire nell’intento, avverte Trussardi nell’introduzione al libro, il mio fallimento dovrà ascriversi «a deficienza di intelligenza, non mai a mancanza di volontà».



Giuseppe Trussardi
(sec. XIX)


     Dopo aver stigmatizzato il fatto che «l’uomo non muore, [ma] si uccide» se persiste nei suoi costumi, passioni e miserie, Trussardi afferma che le cause che concorrono a abbreviare la vita derivano quasi tutte dalle scarse cognizioni che si hanno dell’Igiene, «prima fra tutte le scienze» e «la più benemerita». Dopo di che passa in rassegna alcune di queste cause fra cui all’inizio mette l’abuso di purganti che «stanca lo stomaco, irrita gli intestini, depaupera le forze dell’organismo». Altre cause sono: il non mantenere i piedi caldi e la testa fredda (specie mentre si sta compiendo la digestione); l’abuso della frutta (in modo particolare del popone, del fico e di certe specie di mela e di pera la cui polpa riesce pesante allo stomaco) e ovviamente del tabacco. Ma una delle cause che maggiormente contribuisce a ridurre la vita dell’uomo, secondo Trussardi, è l’uso del rame nelle cucine. Cuocere le vivande in vasi di rame o di leghe in cui entra il rame e il piombo, «utensili così lucidi e ben levigati che forman talvolta l’ambizione delle buone massaie», è fonte di tragici avvenimenti e di morte. Chi desidera conservare la propria salute, suggerisce Trussardi, deve fare invece buon viso alle stoviglie di terra cotta: si avrà meno splendore e lusso in cucina, ma si guadagnerà in economia e salute. Su quest’ultimo aspetto vale la pena ricordare la tesi di quel sociologo americano, citato in un saggio di Carlo M. Cipolla, secondo cui l’impero romano sarebbe decaduto per via del progressivo avvelenamento da piombo della classe aristocratica, dato che il piombo veniva utilizzato, oltre che nella fabbricazione di recipienti per la cottura dei cibi, per quella delle tubature idrauliche, dei boccali, dei cosmetici, delle medicine e dei coloranti.

   Chiudendo la rassegna dei consigli igienici (importanza degli alimenti; influenza dell’acqua; l’utilità del moto e della purezza dell’aria; buone leggi per regolare le unioni coniugali così da scongiurare malattie ereditarie; un uso intelligente del sonno; la qualità degli abiti; ecc.) Trussardi rammenta al lettore che «a tavola bisogna farsi uno studio di evitare tutte le questioni concernenti la politica, come altresì tutti quei discorsi che possono arrecare disgusto o tristezza».







     Nell’opuscolo Gallofobia e Monumentomania. Lettera aperta a S. E. il Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell'Interno Francesco Crispi (Cartoleria e Tipografia L. Palestra, Milano, 1888: presente fra i libri di mattoidi raccolti verso la fine del secolo XIX dal medico alienista Giuseppe Amadei e conservati alla Biblioteca Classense di Ravenna) Trussardi polemizza contro lo spreco che si fa di monumenti per onorare la memoria di semplici cittadini meritevoli solo di aver compiuto il loro dovere, come ognuno ha l’obbligo di fare. In questo fenomeno, ammonisce Trussardi, non è difficile ravvisare la vera causa della decadenza morale del paese.

     Per Trussardi siamo in un’epoca di frenetica «monumentomania» (termine che ne evoca un altro, la «monumenza», neologismo coniato da Giorgio Manganelli per indicare la demenza legata a qualunque sorta di monumento) visto che s’innalzano ricordi marmorei anche a quelli che non hanno sempre fatto il loro dovere. Lo sdegno di Trussardi si rivolge in particolare contro i monumenti eretti in onore di coloro che hanno lasciato soltanto brillanti pagine nei resoconti parlamentari, ovvero, detto in altre parole, contro i monumenti in onore dei politici, e anche contro l’esclusione delle donne dalle collezioni di busti e di statue.

     Che «il senso del rispetto per tutto ciò che è rispettabile, sia venuto meno nel mondo», o più esattamente che se ne sia andato «addirittura in fumo», Trussardi ribadisce in un altro pamphlet in forma di Lettera aperta a S.S. Leone XIII (Alfredo Brigola & C., Milano, 1888) in cui cerca di dimostrare l’assoluta incompatibilità dei due poteri temporale e spirituale. Dopo la restaurazione del 1815, a causa della cocciutaggine del Governo papale a Roma nel respingere qualsiasi idea di progresso, i cittadini amanti della libertà hanno dovuto cercare rifugio, quali cospiratori, nelle sette; per lo stesso motivo, nelle provincie soggette al «dominio pretesco», è dilagato il brigantaggio.

     Nella Lettera la causa principale della decadenza del Cattolicesimo è indicata da Trussardi nella «confessione auricolare» (cioè fatta all’orecchio), una pratica anormale assente nelle altre religioni che tradisce il grande principio della perfetta uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio. Fra le molte riforme che il culto cattolico dovrebbe mettere in atto, Trussardi suggerisce in primo luogo quella dei funerali, una vera vergogna: si stabilisce un prezzo per le campane, uno per le candele, un altro per la coperta della bara, ecc., al solo scopo di ricavarne guadagni che farebbero arrossire un usuraio. Napoleone soleva dire, ricorda Trussardi, che per fare la guerra occorrono tre cose: Denaro - Denaro - Denaro. Per arrestare la decadenza del Cattolicesimo e prevenire uno scisma sono altresì indispensabili tre cose: Riforme - Riforme - Riforme.


Domenica da collezionare - Il Sole 24 Ore, 95, 7 aprile 2013, p. 42.
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Di questo testo ha parlato Edoardo Camurri il 16 aprile 2013 a Pagina 3, programma radiofonico di approfondimento delle pagine culturali e dello spettacolo di Rai Radio 3.
 
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