Paolo Albani
QUANT'È VERBOSO
IL VERBOLOGO





 

    Nella Verbonomia italiana (1879), che porta in esergo questa ammonizione: «Italiani! vogliamo intenderci? / - Sì -. / - Il Verbo risponda al Noo, il Noo all’essere», il maestro elementare Angiolo Galasso di Grado inferiore (Gorizia) espone una teoria del linguaggio caratterizzata da una terminologia da lui inventata e da un reticolo complicatissimo di categorie e sottocategorie concettuali.

      La verbonomia, parola italogreca, afferma Galasso in apertura del libro, è il trattato delle leggi del Verbo, o linguaggio significativo, specificando in nota che essa è la ragione delle ragioni delle ragioni del verbo nella Verbologia, cioè è la ragione universale delle ragioni pratiche e delle ragioni pure, non nel significato Kantiano, ma come unità ordinata delle significazioni dei significati 1° intorno alle determinazioni e relazioni concrete dell’essere (pratiche realmente, o possibilmente, o parventemente), e 2° rispetto ai sistemi astratti di esse (puri e scevri da qualunque determinazione o relazione reale, possibile o fantastica); essa è perciò centro di tutte le relazioni ontologiche, psicologiche e verbologiche. Il verbo, prosegue Galasso, è al tempo stesso parola proposizione periodo e discorso. Esempio: verbo a verbo, a verbo a verbo (parola). La verbonomia è di due specie: teriodica, che tratta delle leggi del verbo di belva o bruto (come quello di cani, piccioni, galline, gatti, ecc.) e antropica, che tratta delle leggi del verbo umano.

       Quest’ultima è di due specie: 1. esseretica, che tratta delle leggi del verbo privilegiato o particolare, a sua volta distinta in «didascalica», che tratta delle leggi del verbo intelligibile ai soli cultori delle scienze, delle lingue morte e delle lingue dotte, e «mistica», intelligibile ai soli adepti o iniziati nel mistero contenuto nel verbo (il verbo segreto delle sette e dei politici), e 2. demotica, che tratta delle leggi del verbo popolare (le lingue vive o parlanti), a sua volta divisa in due specie: «vernacola», che tratta del verbo intelligibile in un solo comune o in una provincia o in una tribù, e «idiomatica», intelligibile in un’intera nazione. La verbonomia italiana è in sintesi il trattato delle leggi del verbo dell’Italia.

       Essa, come quella di qualunque nazione, è divisa in tre grandi branche: la «verbologia», che tratta delle leggi psicologiche del linguaggio, oggetto dello studio che Galasso presenta nel libro citato Verbonomia italiana, quindi la «verbografia» e la «verbotimia».

 

Bibliografia

Angiolo Galasso, Verbonomia italiana. Volume I. – Libro I., Stabilimento Tipografico Trinità Maggiore, Napoli, 1879.



Domenica - Il Sole 24 Ore, 284, 14 ottobre 2012, p. 28.
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