Paolo Albani
PRONTO? TI PARLO COL CUORE

 

Da parecchi anni, come scrive in Telefonia umana (1915), Alberto Corva trasmette i suoi pensieri manifestandoli con parole e riceve risposte e comunicazioni proprio come si usa col telefono ordinario. Le trasmissioni e le comunicazioni, spiega Corva, avvengono in un raggio d’azione ristretto. La distanza tra le due macchine umane, comunicanti tra loro per mezzo della parola viva, sonante, è breve, brevissima, in principio qualche decina di metri, tra una camera e l’altra; poi nello spazio di pochi anni, la distanza aumenta gradatamente fino a raggiungere i 2.500 metri con comunicazioni fatte con persone conosciute.
Nel settembre del 1914 Corva è stato il primo (e ci tiene che il fatto sia consacrato alla storia, non per vanità, ma per amore alla scienza) a trasmettere e a ricevere nel breve spazio di un’ora, da S. Giuliano Nuovo a Tortona (km. 9), poche frasi con una gentile signorina sconosciuta, e da S. Giuliano Nuovo a Alessandria (km. 16) con i signori Avv. G. Bruni e B. Venghi, pretore il primo, Cancelliere del II° Mandamento di Alessandria il secondo.
Come avviene la comunicazione? Se la distanza della persona con cui ci si vuol mettere in contatto è grande, spiega Corva, è indispensabile che si conosca l’ubicazione precisa o all’incirca del luogo per dirigere verso quel punto la maggior quantità d’energia magnetica possibile, andando a zonzo con moto lento e continuo, mai a sbalzi, concentrando l’energia magnetica verso il cervello della persona ricevente, chiamandola sommessamente per nome. Se la persona è sveglia, avvertendo la nostra chiamata e sentendo il proprio nome, risponderà velocemente; se è di notte, e la persona è addormentata, la pressione dell’irradiazione prima, quindi il suo graduale calo per il lento moto della concentrazione magnetica, la farà svegliare e la comunicazione sarà stabilita.
La ricerca viene fatta con il cuore, è il nostro cuore che, irradiando energia magnetica, si mette alla ricerca del cuore dell’amico, del conoscente, della persona alla quale si vuole parlare. Si deve parlare con tono di voce ordinario, la voce deve essere naturale, chiara e limpida: uno dei modi migliori di manifestare i nostri pensieri a mezzo della Telefonia umana è parlare sommessamente. Si può parlare a bocca chiusa facendo agire unicamente la laringe. Si può parlare al cervello (l’emanazione magnetica trasmettitrice fascia il cervello e allora la parola è percepita da tutta la massa cerebrale), dentro al torace (con il pensiero si porta la nostra testa dentro al petto della persona ricevente e si parla), in bocca (si concentra con il pensiero la parola nell’interno della bocca dell’interlocutore e si parla piano).
Corva distingue le insufflazioni, cioè le più sottili manifestazioni del pensiero che possono essere trasmette con il cervello, di petto e con il ventre, e le insinuazioni, che indicano parole e frasi con significato brutto, cattivo.
A volte succede nelle conversazioni di Telefonia umana un fenomeno strano: il discorso cade nella maldicenza o nel licenzioso, la voce si altera, si parla a vanvera, si sparla di tutto e di tutti, è un continuo sproloquio. Può accadere anche che, durante una conversazione, una persona imiti la voce di un altro e gli faccia dire cose che questa persona non direbbe mai. Vi sono alcuni momenti della vita, scrive Corva, in cui il divertimento, l’allegria, la giocondità, vogliono la loro parte e allora l’alterazione della voce e la trasformazione della personalità, fatte da singoli individui, nell’intimità della vera amicizia, sono concesse o tollerate, sempre che siano effettuate con cortesia.
Nella seconda parte del suo testo Corva si occupa di quelle che chiama Figure.
Si ferma sulla retina, cioè si fa la fotografia dentro all’occhio, della persona, dell’animale, dell’oggetto, dei quali si vuole fare la figura. Con l’occhio e con la mente si rappresenta questa figura fissandola energicamente in qualunque luogo. Se è una figura di persona si può farla muovere, camminare, correre, saltare, ballare, ridere, piangere, le si fanno assumere pose ridicole o melanconiche, contrite, a seconda dei sentimenti che si desidera che la figura manifesti. A questo punto Corva si sofferma nella descrizione di un’ampia serie di figure come il «fantasma», figura da rappresentarsi in camere, in appartamenti di case, di palazzi, di ville abitate e disabitate, sui ruderi di castelli diroccati o in luoghi di triste fama. Altre figure prendono la forma di Scherzi come quando un operatore intende prendersi burla di un amico figurandolo in un atteggiamento poco decoroso. Altri scherzi consistono nell’avvicinare la figura della propria testa a cinquanta o sessanta centimetri dalla testa di un’altra persona o nel far scomparire d’improvviso la propria figura. Si possono fare anche deigiuochi usando figure ombrate, come ad esempio dare dei pizzicotti o effettuare delle tirate d’orecchi. Il libro si chiude con alcuni cenni sul sonno ipnotico.



BIBLIOGRAFIA: Alberto Corva, Telefonia umana. Figure e trasmissione del pensiero. Giuochi. Sonno ipnotico, Libreria Editrice Alberto Colombo, Alessandria, 1915.

Domenica - Il Sole 24 Ore, 222, 12 agosto 2012, p. 29.
Nella stessa pagina in cui compare il mio testo c'è un articolo intitolato Rendiamo lode all'eccentrico di Stefano Salis in cui sono citati tre libri interessanti sul tema dell'eccentricità.
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