LO SPUTO CHE CADE FUOCOfuochino, Viadana, 2011 [Introduzione di Paolo Albani] Ora, sia detto per inciso,
che anche gli scrittori, per quanto bravi e gratificati dal successo,
alla fine muoiano, è un fatto incontrovertibile, su cui non ci
piove. E non basta certo una targa, come ci ricorda amaramente Giovanni
Maccari, anche se collocata in una strada importante di una
città importante qual è Firenze, a rendere evanescente
questa verità ineluttabile. In ogni caso, si farà notare,
resteranno le loro opere o almeno, chissà, una parvenza d’ombra
delle loro opere, ma è pur vero che Isaak Babel’ e il romanziere
Pigafetta, diversi e lontani in tutto, sono destinati, vincolati,
legati alla stessa fine; sì, d’accordo, possono cambiare le
modalità del distacco, un plotone di esecuzione invece di
un’imprudenza automobilistica o qualcos’altro ancora, ma la sostanza
non muta. Se non rischiasse di essere fraintesa e scambiata per la
parodia di una battuta alla Campanile, mi verrebbe quasi da glossare:
Questo è il bello della vita!
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