ECONOMISTI, PRENDETE IL SOLE Tutti
i nuovi governi imputano ai governi precedenti i problemi che si
trovano di fronte. I politici potrebbero cautelarsi sposando
una teoria di W. S. Jevons, peraltro un grande economista, che nel 1878
aveva stabilito una relazione tra crisi commerciali e macchie solari (ne
esiste una preziosa edizioncina italiana del 1992, a cura di Paolo
Albani).
Scrive Jevons: «È curioso notare la varietà di spiegazioni
offerte dagli economisti sulle cause dell'attuale situazione
commerciale.
La competizione straniera, il consumo di birra, la sovrapproduzione, il
sindacalismo, la guerra, la pace, la mancanza di oro, la sovrabbondanza
di argento, Lord Beaconsfield, la politica di governo, i dirigenti della
Glasgow Bank, Edison e l'elettricità sono alcune delle felici e
abituali argomentazioni portate per spiegare l'attuale crollo disastroso
dell'industria e del credito. Capita solo a poche persone di ricordare
che quello che sta succedendo ora, altro non è che una specie di
ripetizione di quello che è di volta in volta successo precedentemente.
La periodicità di questi eventi è così evidente che
convinse i ricercatori scientifici, pur non avendo nessuna informazione
che convalidasse le toro teorie, che doveva essere all'opera una qualche
profonda causa». Dopo una attenta
rassegna delle crisi decennali
intervenute tra il 1701 e il 1878, Jevons stabilisce che le principali
crisi commerciali si susseguono con un intervallo medio di circa 10,466
anni. Inoltre, la perfetta coincidenza di questo periodo con il calcolo
del ciclo delle macchie solari (10,45) è per lui prova evidente
che i due fenomeni sono collegati in rapporto di causalità. Se ci
fosse permesso di trarre qualche conclusione immediata da queste
analisi,
seguita Jevons, si dovrebbe sottolineare la necessità urgente di
osservare direttamente il variare della forza e del carattere dei raggi
del sole. Mentre gli astronomi discutono animatamente e dedicano
illimitate
energie al duecentesimo planetoide, la vera fonte di calore, di luce e
di vita è lasciata inosservata. Ma perché menare il can per
l'aia quando tutto quello che si richiede è una mezza dozzina di
pireliometri di Pouillet e di osservatori capaci, che vogliano sfruttare
ogni giorno terso per determinare direttamente la forza-calore del sole?
Verrà il tempo in cui la più importante notizia del «Times»
sarà il cablogramma quotidiano che riporta i dati dell'energia solare.
Si dovrebbero situare osservatori solari sugli altipiani di Quito o
Cuzco,
nel Cashmere, nell'osservatorio di Piazzi Smith sulla vetta di
Teneriffe,
nell'Australia Centrale o laddove si possa osservare il sole senza
offuscamenti
nell'atmosfera. Un impero sul quale il sole non tramonta mai e il cui
commercio
si diffonde in ogni porto e in ogni insenatura del soleggiato sud,
saggiamente
non può tralasciare di dare uno sguardo alla grande fonte di energia.
Dallo stesso sole, che è veramente of this great world both eye
and soul, noi traiamo la nostra forza e la nostra debolezza, i nostri
successi e insuccessi, la nostra euforia nei momenti di febbre commerciale,
la nostra depressione e rovina nei momenti di crollo commerciale. "il manifesto", venerdì 23 luglio 2004, p. 11. HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA |