Giorgio Lunghini
ECONOMISTI, 

PRENDETE IL SOLE
 


 




Tutti i nuovi governi imputano ai governi precedenti i problemi che si trovano di fronte. I politici potrebbero cautelarsi sposando una teoria di W. S. Jevons, peraltro un grande economista, che nel 1878 aveva stabilito una relazione tra crisi commerciali e macchie solari (ne esiste una preziosa edizioncina italiana del 1992, a cura di Paolo Albani). Scrive Jevons: «È curioso notare la varietà di spiegazioni offerte dagli economisti sulle cause dell'attuale situazione commerciale. La competizione straniera, il consumo di birra, la sovrapproduzione, il sindacalismo, la guerra, la pace, la mancanza di oro, la sovrabbondanza di argento, Lord Beaconsfield, la politica di governo, i dirigenti della Glasgow Bank, Edison e l'elettricità sono alcune delle felici e abituali argomentazioni portate per spiegare l'attuale crollo disastroso dell'industria e del credito. Capita solo a poche persone di ricordare che quello che sta succedendo ora, altro non è che una specie di ripetizione di quello che è di volta in volta successo precedentemente. La periodicità di questi eventi è così evidente che convinse i ricercatori scientifici, pur non avendo nessuna informazione che convalidasse le toro teorie, che doveva essere all'opera una qualche profonda causa».         Dopo una attenta rassegna delle crisi decennali intervenute tra il 1701 e il 1878, Jevons stabilisce che le principali crisi commerciali si susseguono con un intervallo medio di circa 10,466 anni. Inoltre, la perfetta coincidenza di questo periodo con il calcolo del ciclo delle macchie solari (10,45) è per lui prova evidente che i due fenomeni sono collegati in rapporto di causalità. Se ci fosse permesso di trarre qualche conclusione immediata da queste analisi, seguita Jevons, si dovrebbe sottolineare la necessità urgente di osservare direttamente il variare della forza e del carattere dei raggi del sole. Mentre gli astronomi discutono animatamente e dedicano illimitate energie al duecentesimo planetoide, la vera fonte di calore, di luce e di vita è lasciata inosservata. Ma perché menare il can per l'aia quando tutto quello che si richiede è una mezza dozzina di pireliometri di Pouillet e di osservatori capaci, che vogliano sfruttare ogni giorno terso per determinare direttamente la forza-calore del sole? Verrà il tempo in cui la più importante notizia del «Times» sarà il cablogramma quotidiano che riporta i dati dell'energia solare. Si dovrebbero situare osservatori solari sugli altipiani di Quito o Cuzco, nel Cashmere, nell'osservatorio di Piazzi Smith sulla vetta di Teneriffe, nell'Australia Centrale o laddove si possa osservare il sole senza offuscamenti nell'atmosfera. Un impero sul quale il sole non tramonta mai e il cui commercio si diffonde in ogni porto e in ogni insenatura del soleggiato sud, saggiamente non può tralasciare di dare uno sguardo alla grande fonte di energia. Dallo stesso sole, che è veramente of this great world both eye and soul, noi traiamo la nostra forza e la nostra debolezza, i nostri successi e insuccessi, la nostra euforia nei momenti di febbre commerciale, la nostra depressione e rovina nei momenti di crollo commerciale.
    Un astronomo di fiducia e qualche semplice calcolo basteranno dunque per determinare il momento più opportuno per prendere o per lasciare il potere.




"il manifesto", venerdì 23 luglio 2004, p. 11.



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