Paolo Albani
QUANDO IL LIBRO
NASCONDE EFFETTI SPECIALI

 

     
     Fra le forme bizzarre che possono assumere i libri – ne esistono di dimensioni lillipuziane; libri-oggetto creati da artisti; monocromatici; illeggibili come quelli di Bruno Munari; libri finti che servono solo a nascondere oggetti (ad esempio pistole, pugnali); commestibili; che sembrano dei libri ma non lo sono (come il calendario che, secondo Wisława Szymborska, è il bestseller dei bestseller); i silent books, cioè senza parole tipo il Codex Seraphinianus; ecc. – c’è quella dei cosiddetti «libri animati», che non significa che abbiano un’anima perché tutti i libri ce l’hanno un’anima, più o meno bella, bensì che includono dispositivi meccanici o paratestuali capaci di stimolare l’interazione del lettore, creati con finalità didattiche, mnemoniche, ludiche, divinatorie, ecc.

     Alcuni preziosi esemplari di questi movable books sono ora esposti in una straordinaria mostra, intitolata POP-APP. Scienza, arte e gioco nella storia dei libri animati dalla carta alle app, aperta in due sedi, l’Istituto Centrale della Grafica di Roma e Palazzo Barolo di Torino, sede del MUSLI (Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia), gestito dalla Fondazione Tancredi di Barolo, dal 9 maggio al 30 giugno 2019, curata da Gianfranco Crupi, docente di Biblioteconomia presso La Sapienza di Roma, e Pompeo Vagliani, presidente della sopra citata Fondazione.

       Con lo stesso titolo della mostra è stato stampato per i tipi della Fondazione Tancredi di Barolo un corposo volume, ricco di illustrazioni, sempre a cura di Crupi e Vagliani, che si avvale della collaborazione di specialisti di diverse discipline (storici del libro, della scienza, del cinema, della letteratura per l’infanzia, ecc.). Il volume è diviso in due parti. La prima, relativa ai Libri animati antichi tra filosofia e scienza, esplora le affascinanti realizzazioni cartotecniche messe in opera a partire dal tardo Medioevo fin lungo tutto il Rinascimento e il Seicento. La seconda sezione analizza Tipologie e modelli del libro animato moderno, prendendo in esame, in un periodo di tempo che va dalla metà dell’Ottocento fino alla prima metà del Novecento, i libri animati destinati all’infanzia. Conclude il volume un utile Glossario relativo ai dispositivi mobili più usati per animare i libri.

      Quali sono dunque le tecniche impiegate per mettere in movimento un libro? In primo luogo l’uso di volvelle, cioè dischi rotanti, membranacei o di carta, sagomati e sovrapposti, e di flap, ovvero alette o lembi di carta pieghevoli, progettati per coprire e poi rivelare una o più immagini sottostanti. In passato la realizzazione dei libri animati, specie in campo medico, astronomico e astrologico, è stata resa possibile grazie all’impiego di vari materiali: carte di diversa grammatura, pergamena, perni metallici, fili di cotone, di canapa o di seta, colla, cera, ecc.

    L’uso di volvelle e di flap si ritrova anche nella cultura manoscritta; lo testimoniano le opere del monaco benedettino inglese Matthews Paris (1200 ca.-1259) e del filosofo maiorchino Ramon Lull (1232/33-1315), autore dell’Ars Magna. Più avanti, la fortuna della volvella si consolida nei libri di sorte, fatti di elenchi di domande e responsi sui destini umani, in quelli che trattano della misurazione del tempo o del calcolo dei cicli solari o degli oroscopi. Uno dei libri più belli e spettacolari del Rinascimento, a giudizio di Crupi, è l’Astronomicum Caesareum del cosmografo tedesco Petrus Apianus (1495-1552), corredato di circa venti volvelle colorate a mano. La prima opera a stampa con dispositivi mobili è il Kalendario (1476) del matematico tedesco Johann Müller (1436-1476), più noto con il nome umanistico di Regiomontanus.

     Un ampio spazio è dedicato nel volume, come già detto, ai libri animati per l’infanzia, compresi i pop up, dalle cui pagine saltano fuori scene tridimensionali, libri che spesso prevedono “effetti speciali” visivi (fumo di una locomotiva o scia delle onde), e anche sonori, e che s’intrecciano con le suggestioni del precinema (teatro d’ombre e lanterne magiche) e del cinema d’animazione, e con quelle suscitate dal mondo dei giocattoli, libri che più di recente hanno ispirato la creazione di app per smartphone e tablet.

     Una curiosità sui libri per gioco interattivi. Nelle «Istruzioni per l'uso» ai Cent mille milliards de poèmes (1961), una macchina per fabbricare poesie in cui le pagine (dieci) sono formate da striscioline su cui è riprodotto il verso di un sonetto (che ha 14 versi), in modo che, alzando le striscioline, il lettore è in grado di creare il suo personale sonetto (le possibili combinazioni sono 1014), Raymond Queneau confessa di essersi ispirato non ai giochi surrealisti tipo Cadavere squisito, ma a un libro per bambini intitolato Têtes de Rechange, le cui pagine sono divise in tre strisce separabili: sulla striscia in alto è disegnata la testa di un personaggio, al centro il busto e in basso le gambe; agendo sulle strisce si ottengono combinazioni di figurine con teste e abiti differenti.



   

Domenica - Il Sole 24 Ore, 157, 9 giugno 2019, p. 33.

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