Paolo Albani
LE ISOLE FANTASMA
RIAPPAIONO NEI RACCONTI
IN ALTO MARE

   

    Se soffrite di mal di mare, allora è meglio che non leggiate questa recensione perché, nelle poche righe che vi attendono, ci inoltreremo in mari schiaffeggiati da tempeste furibonde, infestati da mostri grotteschi e pericolosi.
    Lo scompiglio marittimo nasce ripercorrendo, insieme allo scrittore-navigatore Donald S. Johnson (1932), le rotte dell’Oceano Atlantico alla scoperta di isole fantasma, che, attenzione, non sono isole immaginarie, come quella dell’Utopia di Thomas More o dei cinocefali di Zaccaria Serimán, bensì sono isole esistite realmente, almeno nei racconti di marinai e di famosi esploratori, presenti sulle carte geografiche dei tempi antichi e poi sparite, svanite nel nulla.
    Secondo Muhammad al-Idrīsī, geografo arabo del dodicesimo secolo, nell’Atlantico si contano quasi 27.000 isole. Sarebbe impossibile esplorarle tutte. Perciò Johnson ne ha scelte alcune, per non farle cadere nell’oblio.
    Le isole fantasma sono il frutto di carte geografiche poco dettagliate, di una misurazione della latitudine e della longitudine che si presenta ardua, di frequenti errori geografici creati da cartografi che cercano di conciliare i più disparati resoconti delle scoperte fatte, così che, alla fine, su alcune mappe compaiono isole mitiche: Heather-Bleather, Tir-n’an-og, Gog e Magog, Drogeo, Podanda e Neome, isole ingannevoli, mere illusioni che affiorano dalle mappe come miraggi e dopo, per l’impossibilità di verificarne l’esistenza, vengono eliminate, s’inabissano.
    Sulle isole dell’Atlantico, chiamato dai geografi Arabi il Mare dell’Oscurità o il Grande Mare Verde delle Tenebre, esiste una marea (è il caso di dirlo) di fiabe e leggende, greche e romane, ma anche di storie che affondano nella mitologia dei celti e degli antichi popoli scandinavi, cronache inventate che ben presto vengono soppiantate dalla geografia delle osservazioni, cioè dai diari di navigazione degli esploratori.
    Dopo aver passato in rassegna le conoscenze geografiche degli antichi, quelle in auge nel Medio Evo e fra i musulmani, Johnson si sofferma sul rinato interesse in Europa occidentale per le esplorazioni geografiche dovuto in primo luogo alle traduzioni in latino di trattati arabi e di opere greche. A partire dalla metà del XVI secolo, le navi delle maggiori potenze del mondo, Spagna, Portogallo, Francia e Inghilterra, si spingono in mare aperto, scoprono isole degli arcipelaghi atlantici segnalate dalla tradizione e ne trovano di nuove.
    La molla che dà impulso a questa “esplosione” di esplorazioni nell’oceano è la ricerca di una rotta marittima verso l’Estremo Oriente, il Catai e Zipagu (Giappone), per raggiungere più facilmente i tesori che fanno gola all’Europa: sete, spezie, pietre preziose e profumi.
    Fra le isole fantasma censite da Johnson, una delle più intriganti è l’Isola dei Demoni, collocata all’estremità settentrionale di Terranova, abitata da animali selvatici, orsi e trichechi, da creature mitologiche come il grifone e infestata da spiriti maligni. C’è poi l’Isola di Frisland, a sud dell’Islanda, scoperta nel 1380 dal nobile veneziano Nicolò Zeno, che forse è un ibrido di isole diverse, anch’essa sparita dalle carte, come accade all’Isola di Buss, avvistata nella regione artica nel 1578, circondata da un vasto strato di ghiaccio, forse sommersa dal mare per azione vulcanica. Vani sono i tentativi di trovare altre isole “leggendarie”, come Antilla e l’Isola di Hy-Brazil, «la Terra Promessa dei Beati». Un alone di leggenda circonda pure l’isola di San Brandano, a forma di pesce, a sud delle Canarie, narrata nel libro anonimo Navigatio sancti Brendani, ritenuto una delle fonti della Divina Commedia di Dante.




L'isola di Brandano


    La storia delle “isole fantasma”, per una bizzarra associazione mentale, a me ricorda quella degli “scrittori fantasma”, anche loro, in un certo senso, paragonabili a “isole della cultura”. Penso al caso di Ambrose Bierce (1842-1913?), autore di un delizioso Dizionario del diavolo, scomparso dopo aver raggiunto l’esercito rivoluzionario di Pancho Villa vicino a Chihuahua in Messico, o al poeta statunitense Hart Crane (1899-1932?) che, dopo essersi imbarcato a Veracruz per raggiungere New Orleans, sparisce nel golfo del Messico, là dove, destino infame!, anche lo scrittore-boxeur Arthur Cravan (1881-1919?), partito a bordo di un piccolo scafo, fa perdere le sue tracce, una notte del 1919.
    Proprio al pari delle isole narrate da Johnson, a volte anche gli scrittori spariscono nel nulla o vogliono essere dimenticati (Robert Walser).




Donald S. Jonshon
Le isole fantasma. Sulle rotte atlantiche alla ricerca di isole leggendarie
Traduzione di Stefania Manetti
Odoya, pagg. 200, € 18



«Domenica - Il Sole 24 Ore», N. 172,
23 Giugno 2024, p. X.

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