L’ISOLA RETROGRADA
di
Paolo Albani



                                            Qui ogni cosa va all’indietro.
                                            Qui si cammina all’indietro, si danza all’indietro,
                                            si canta, si discorre all’indietro, lo sai?
                                            Qui la gente scoreggia all’indietro.
                                                                        Wolfgang Amadeus Mozart

                                                                        Dal film Amadeus (1984) di Miloš Forman.



    A pochi chilometri dalle coste dell’Alta Gilberia che si affacciano, piatte e sabbiose, sull’Oceano Dispotico, c’è un’isola dalla forma quasi rettangolare, un po’ come Puerto Rico, dove tutto va all’indietro.
Che tutto su quell’isola vada all’indietro rispetto ai parametri della conoscenza dominante lo si riconosce da molte cose. Cominciamo dalla misurazione del tempo.
L’anno su quell’isola, al pari dei paesi che adoperano il calendario gregoriano, è suddiviso in 12 mesi, ma il primo mese è dicembre, poi viene novembre, ottobre, settembre, agosto e via di seguito fino a gennaio.
Il primo gennaio (i giorni procedono a scalare: 31, 30, 29, 28, 27, ecc.) la gente dell’isola rivolge un pensiero affettuoso all’anno vecchio che se ne va e si rammarica dell’arrivo di quello nuovo, tutti sono giù di corda e si guardano bene dal brindare o ballare per strada, sono proibiti i fuochi d’artificio e nessuno ha intenzione di liberarsi della roba vecchia buttandola giù dalle finestre.
La sera del primo gennaio il presidente dell’isola - il candidato che ha ottenuto il minor numero di voti all’elezioni - tiene il consueto discorso in tv a reti unificate dove tira le somme dell’involuzione politico-economica verificatasi sull’isola nell’ultimo anno e traccia le linee programmatiche per un passato (il «futuro» fuori dell’isola) migliore.
    Anche il tempo che scandisce il passaggio dal giorno alla notte è misurato all’indietro, nel senso che l’ora in cui il sole si trova nel punto più alto dell’orizzonte, chiamata in tutte le altri parti del mondo mezzogiorno, lì sull’isola di fronte alle coste dell’Alta Gilberia è indicata per convenzione con il termine mezzanotte. Così i negozi aprono verso le 20 del mattino e chiudono alle 8 di sera, come pure le fabbriche, le banche e gli uffici privati, mentre gli uffici pubblici fanno orario ridotto 20-14, e sempre alle 20 suona la campanella delle scuole e i ragazzi entrano in classe. La programmazione dei cinema prevede due proiezioni serali, una alle 8,30 e l’ultima alle 10,30.
Naturalmente gli orologi dell’isola, sia quelli situati nei locali pubblici e nelle piazze che quelli da polso, costruiti all’estero da un’impresa francese, la Renversex, specializzata in orologeria à rebours, hanno le lancette che vanno, facendo ricorso a una terminologia extrainsulare, all’indietro. Abbiamo detto «terminologia extrainsulare» perché dal punto di vista di un abitante dell’isola le cose procedono secondo una logica diversa da quella operante all’estero.
Che il senso orario contraddistinto dalle lancette che si muovono da destra verso sinistra sia quello normale è un fatto scontato per un abitante dell’isola, dunque lui, parlando del tempo, non direbbe mai che il suo orologio va all’indietro, come pure non si sognerebbe mai di asserire che vanno «all’indietro» tutte le altre cose di cui ci occuperemo fra poco. Per lui sull’isola le cose vanno come vanno - a noi, ragionando in una logica extrainsulare, verrebbe da dire all’indietro - perché soggiacciono da un lato a delle leggi di natura, leggi eterne e immutabili, dall’altro a delle pure e semplici convenzioni umane.

    L’isola ha una rete stradale che mette in comunicazione la parte ovest e quella est del suo territorio, le uniche che hanno sbocchi sul mare. È una strada asfaltata a due corsie che passa in mezzo a una foresta rigogliosa dove gli isolani, durante i mesi di vacanza, cioè luglio, giugno e maggio, vanno a fare dei picnic. Le macchine sono uguali press’a poco a quelle in circolazione altrove fuori dell’isola, salvo che rispetto a quelle prodotte da Fiat, Renault, Toyota, Volkswagen, ecc., hanno numerosi specchietti retrovisori, belli grandi, ovali o rettangolari, perché nell’isola le macchine, dotate di un motore speciale di fabbricazione russa, viaggiano all’indietro nella corsia di destra, avendo la possibilità di scalare fino a quattro o cinque rapporti di retromarcia. La velocità massima consentita ai veicoli che si muovono all’indietro è di 110 km all’ora.
    Anche l’unico treno dell’isola, un treno a vapore che s’inoltra sbuffando su un binario dentro la fitta vegetazione della foresta vergine disseminata lungo un ampio tratto centrale dell’isola, viaggia all’indietro, con la locomotiva che, rispetto alla direzione di marcia, sta sempre dietro ai vagoni, e mai davanti, e il cui muso sormontato da una tozza ciminiera nerastra guarda le rotaie che si allontanano velocemente davanti a sé.
Poiché il treno va all’incontrario, l’unica tratta ferroviaria esistente sull’isola, la Gnol Trop-Truoc Trop, è indicata nelle pagine dell’orario ufficiale delle ferrovie come la tratta Truoc Trop-Gnol Trop e viceversa, ovvero la tratta Truoc Trop-Gnol Trop è invece segnalata come la tratta Gnol Trop-Truoc Trop.

    La stranezza (tale solo per chi non è un isolano) dei nomi delle città - oltre gli scali marittimi di Gnol Trop e Truoc Trop ci sono la capitale Renitul, Murof e Riuf, famosa quest’ultima per le orchidee giganti e i gatti acrobatici - si spiega con il fatto che sull’isola si parla una lingua simile al megapatagonese, idioma degli abitanti di Megapatagonia, arcipelago sparso tra la Terra del Fuoco e l'Antartide, citato ne La découverte australe di Restif de la Bretonne. In pratica si tratta di un francese capovolto.
Invece di dire: «Il y a beaucoup d'esprit dans cette invention, et elle donne une haute opinion de ces Étrangers!», gli isolani dicono: «Li y a puocuaeb tirpse'd snad ettec noitnevni, te elle ennod enu etuah noinipo ed sec Sregnarté!»

Sull’isola due persone si mettono assieme seguendo pressappoco un approccio di questo tipo: appena si conoscono, abbastanza giovani, i due si lasciano immediatamente facendo scenate folli in cui volano piatti e qualsiasi altro oggetto che riescono a trovare a portata di mano, offendendosi violentemente con frasi come: «Ti odio!», «Sei la persona più spregevole che abbia mai conosciuto nella mia vita!», «Non voglio più vederti!», ecc.; dopo di che stabiliscono di comune accordo di trascorrere un lungo periodo l’uno accanto all’altra nella quasi totale indifferenza, sopportandosi a stento, in certi casi ignorandosi apertamente; concluso questo periodo di stanca i due si sposano, in età avanzata, e danno inizio a una fase di studio reciproco in cui mettono in atto estrose e audaci strategie di avvicinamento, talvolta anche aggressive o così puerili da rasentare il ridicolo; infine cominciano piano piano a lanciarsi delle occhiatine complici, a farsi dei regalini, a scambiarsi effusioni e altre patetiche smancerie fino a quando all’improvviso non scatta in entrambi la molla dell’innamoramento.
È su queste basi che nascono e si rinsaldano abitualmente i rapporti di coppia sull’isola.

    Gli abitanti dell’isola, quando vanno a piedi, si spostano camminando all’indietro. Lo stesso fanno quando viaggiano, oltre che in auto come s’è visto, anche in bicicletta, in moto o in barca, mezzi di trasporto quest’ultimi adattati alla LI (locomozione inversa) grazie alla tecnologia di una fabbrica cinese.
Per evitare collusioni nel momento in cui passeggiano gli isolani si avvalgono di piccoli specchi portatili; ne esistono di vari modelli: maschili, femminili, per bambini, da corsa, applicati agli occhiali o allo zainetto, a spalla, sporgenti in avanti da una visiera che lascia scoperti i capelli o da un berretto invernale, ecc. A maggiore sicurezza, quando si spostano a piedi o con altri mezzi di LI, le persone si servono anche degli specchi pubblici sistemati su pali di acciaio, in particolare nelle vicinanze degli incroci, o sporgenti di tanto in tanto dalle facciate delle case.
Per la loro funzione strategica, gli specchi sono reputati sull’isola «beni di pubblica utilità», coloro che ne rompono uno vanno incontro a multe salate, in caso di recidiva è previsto l’arresto fino a quattro mesi.

Nei giardinetti di Renitul non è raro vedere frotte di ragazzetti che camminano in avanti, ossia in modo del tutto innaturale per loro, agitando le braccia e saltellando su una gamba intorno a delle pietre disposte in circolo: si tratta di un gioco molto diffuso nell’isola, di facile esecuzione, un gioco che si chiama «il gambero stordito» (el dramoh idruoté), una specie di sport nazionale per la gioventù isolana.
Il vero sport dell’isola è tuttavia il golf, ereditato da una comunità di coloni inglesi (qualcuno sostiene fossero in realtà scozzesi). Nel golf praticato sull’isola, che ha un pubblico vastissimo che segue le gare anche in tv e adora fanaticamente i suoi campioni, vince chi toglie il maggior numero di palline dalle buche, al massimo 18, e le scaglia il più lontano possibile.
Altro sport molto seguito sull’isola è l’atletica leggera: il record isolano dei 100 metri piani maschili all’indietro, stabilito da Trebla Nongif nel luglio del 1982, è di 16,17 secondi, quello delle donne, detenuto da Eiram Ulb, è di 17,21 secondi.

    Il carnevale (lavanrac) è la festa più triste del calendario isolano, quella più sobria e rispettosa delle tradizioni. È invece durante la festa dei morti che gli isolani si scatenano: la gente mascherata suona in modo fastidioso delle trombette di cartapesta, tira addosso ai visitatori dei cimiteri manciate di coriandoli e stelle filanti e si diverte a fare scherzi ai familiari e agli amici dei defunti.

    I libri di storia adottati nelle scuole isolane partono dalla ricostruzione degli avvenimenti più recenti, come la caduta del muro di Berlino, la guerra in Iraq e l’attentato alle torri gemelle, per arrivare gradualmente all’epoca preistorica, studiata in prossimità degli esami finali, e questo perché - spiegano al Dipartimento dell’Istruzione - si comprendono meglio i fatti lontani, lontanissimi se prima si studiano bene quelli a noi vicini.

    I giornali dell’isola vengono sfogliati cominciando dall’ultima pagina che di solito è una pagina pubblicitaria. Va detto per inciso che le pubblicità sia su carta stampata che alla radio e in tv sono di tipo «svantaggioso», nel senso che parlano decisamente male di un prodotto mettendone in cattiva luce i requisiti e contengono un invito esplicito ai potenziali consumatori affinché non comprino il prodotto reclamizzato.
Vige pertanto sull’isola una forma di pubblicità occulta o indiretta: infatti, presi tre prodotti dello stesso campo merceologico, ad esempio tre diversi tavoli da cucina A, B e C, se le pubblicità «svantaggiose» riguardano soltanto i tavoli da cucina A e B, indirettamente esse favoriranno l’acquisto del tavolo da cucina C.
Lèggere partendo dalla fine, come per i giornali, è una consuetudine che si ripete anche nel caso di ogni altro tipo di libro, compresi quelli di poesia e i romanzi scritti o tradotti in lingua isolana. Per un abitante dell’isola questa è una modalità di lettura assolutamente normale.
Uno dei romanzi più letti sull’isola, il romanzo di uno scrittore francese ormai diventato un classico, viene letto iniziando da questa frase che trascriviamo per comodità in un italiano non capovolto:

Se almeno essa mi fosse stata lasciata abbastanza a lungo da poter condurre a compimento la mia opera, non avrei mancato anzitutto di descrivervi gli uomini, anche se questo avrebbe potuto farli somigliare ad esseri mostruosi, come occupanti un posto ben altrimenti considerevole, accanto a quello così angusto riservato loro nello spazio: un posto, al contrario, prolungato a dismisura, - poiché essi toccano simultaneamente, giganti immersi negli anni, età così lontane l'una dall'altra, tra le quali tanti giorni sono venuti a interporsi, - nel Tempo.

    Nelle due sale cinematografiche di Renitul i film stranieri sono proiettati iniziando dalla parola FINE, THE END o quel che è in altre lingue, così che sul grande schermo si vedono gli attori recitare per tutto il tempo del film muovendosi all’indietro, come del resto piace agli abitanti dell’isola.
Poiché vengono proposti in lingua originale e i suoni della lingua originale, dato che la pellicola gira all’incontrario, arrivano rovesciati all’orecchio dello spettatore («oggurtsid it oi e ?otacovorp iah’m, enoracaM»: è ciò che si percepisce della celebre battuta pronunciata da Alberto Sordi in Un americano a Roma), i film stranieri hanno i sottotitoli in lingua isolana.
La stessa frase di Sordi, tradotta nel francese capovolto dell’isola, appare nei sottotitoli del film scritta così: «Inoracam, ut-sa’m éuqovorp? Te iom ej et iurtéd».
Un attore molto amato dagli isolani è Kralc Elbag con i suoi inconfondibili baffetti neri. Quando sull’isola danno Via col vento (Tnatua ne etropme el tnev in lingua isolana), il che accade almeno una volta al mese, non appena in sala si spengono le luci e passano i primi fotogrammi, la maggior parte degli spettatori scoppia a piangere, e allora nella sala è tutto un tirar su con il naso dalla commozione; poi, finito lo spettacolo, la gente esce tranquilla dal cinema, in uno stato d’animo completamente disteso.
    Se i film stranieri, come s’è detto, vengono proiettati iniziando dall’ultima scena, i film locali, cioè quelli diretti da registi isolani, sono invece sceneggiati in modo che la narrazione segua volutamente un andamento che fuori dell’isola sarebbe considerato a ritroso.
Questo significa ad esempio che un film poliziesco girato sull’isola si aprirà di regola con la scena clou della cattura dell’assassino oppure che una commedia romantica mostrerà all’inizio, contrariamente a quanto avviene nella vita reale (si veda il punto in cui abbiamo parlato della formazione delle coppie sull’isola), l’innamoramento e il matrimonio dei due protagonisti che qualche scena più avanti troveremo intenti a litigare e a punzecchiarsi ferocemente, in una giostra di equivoci, allontanamenti e riappacificazioni.
Curioso esempio di sceneggiatura, quest’ultimo, la cui tecnica narrativa consiste nell’esporre gli avvenimenti seguendo una struttura temporale che riproduce, per dirla di nuovo in un linguaggio extrainsulare, «l’incontrario dell’incontrario».

    I pagamenti sull’isola si effettuano riponendo il denaro nel portafoglio o riattaccando gli assegni nell’apposito libretto degli assegni. Esistono solo monete cartacee con tagli da 01 gialbo, da 001, 0001, 00001 fino a 000001 gialbo.
Quando viene rapinata una banca i malviventi dapprima nascondono i soldi in un luogo sicuro, poi li infilano dentro dei sacchi; quindi irrompono armati, il volto coperto da calzamaglie, dentro la banca da rapinare, fanno abbassare le mani dei clienti che si trovano nella hall della banca e infine ordinano al cassiere di mettere i soldi contenuti nei sacchi al sicuro in cassaforte.

    Uno dei sogni ricorrenti sull’isola, il sogno che in molti fanno e raccontano senza problemi anche in pubblico è questo: il sognatore immagina di volare, impaurito, dirigendosi in posizione orizzontale da uno spazio vuoto verso l’alto, rotea a forte velocità sospeso nel vuoto salendo sempre più su, più su fino a quando, dopo vari tentativi inutili di raddrizzarsi e riprendere il controllo di se stesso, ha la sensazione, angosciante, di precipitare sopra il proprio letto dove, sempre in sogno, si addormenta.

    La religione ufficiale dell’isola è la cattolica. La messa, celebrata ancora in latino, inizia con la tradizionale formula: «Eti assim tse».

______________________________________

Almanacco del Bibliofilo, 21, 1 gennaio 2011, pp. 41-52.
Questo numero dell'Almanacco, intitolato "Sulle orme di San Brandano. Nuove fantacorrispondenze dai nostri inviati speciali nelle terre incognite ai confini dell'universo", a cura di Mario Scognamiglio, contiene testi di (in ordine di apparizione) Umberto Eco, Paolo Albani, Annalisa Bruni, Salvatore Carrubba, Gianni Cervetti, Matteo Collura, Gianandrea de Antonellis, Oliviero Diliberto, Gianfranco Dioguardi, Curzia Ferrari, Mauro Giancaspro, Giuseppe Marcenaro, Antonio Mereu, Maurizio Nocera, Mario Scognamiglio,  Pietro Spirito, Armando Torno.


Per ritornare al sommario dell'Almanacco del Bibliofilo cliccate qui.

HOME  PAGE       TèCHNE     RACCONTI     POESIA  VISIVA

ENCICLOPEDIE  BIZZARRE       ESERCIZI  RICREATIVI       NEWS