Paolo
Albani
UN DIZIONARIO
PER GLI INCERTI
L’idea di fondo del Dictionary
of Uncertainties (Dizionario delle
incertezze) (London, Macmillan, 1999, pp. 322, £ 21) scritto da
Gregory
Fisher e Margaret Heenan, due psicologi del St. John’s College di
Cambridge,
è che l’uomo contemporaneo vive in un costante stato di
incertezza.
Dalle decisioni più impegnative riguardanti la scuola, pubblica
o privata, cui mandare i figli, il tipo di professione da svolgere,
l’alternativa
matrimonio-celibato, la vendita o l’acquisto di titoli in borsa, fino a
quelle più
banali che si presentano nel quotidiano come lasciarsi crescere la
barba
o radersi tutti i giorni, la scelta del colore della cravatta o dei
calzini
da indossare, ecc., l’incertezza accompagna costantemente i nostri
comportamenti,
a volte in modo inconscio.
Il dispendio di energia psico-fisica che si crea nel momento in cui
dobbiamo optare per l’una o l’altra scelta può ingenerare nel
lungo
periodo patologie di tipo nervoso, ad esempio uno stato di insicurezza
endemica che spesso si risolve in ciò che Fisher e Heenan
chiamano
ceiling
stillness, cioè «immobilità da soffitto»,
o Oblomov’s syndrome (sindrome di Oblomov), ossia in una forma
di
passività psicologica che si manifesta sdraiandosi sul letto o
su
un divano fissando per ore il soffitto.
Il dizionario di Fisher e Heenan comprende 2.453 voci, corredate di
un apparato bibliografico e molte illustrazioni, anche a colori;
inoltre
quasi tutte le voci presentano rimandi ad altre voci affini per
argomento
o per autore, così che l’opera assume la fisionomia di un
ipertesto
all’interno del quale il lettore può costruirsi liberamente i
percorsi
di navigazione che più si adattano alle proprie esigenze.
Un aspetto interessante della ricerca di Fisher e Heenan concerne la
classificazione dei differenti tipi d’incertezza. Ad esempio alla voce
«Bambini» (Children) viene affrontato l’angoscioso dilemma
di chi deve alzarsi in piena notte quando il neonato piange dentro la
culla,
quasi sempre una frazione di secondo dopo che i genitori hanno preso
sonno.
Fisher e Heenan attribuiscono a quell’attimo di opportunistica
irresolutezza
che attraversa la mente degli adulti sopraffatti dallo sfinimento il
nome
di «incertezza primordiale» (primordial uncertainty).
Nella voce «Comunicazione» (Communication) l’indugio
derivante
dal terribile dubbio se rispondere o no al telefono in certi momenti
della
giornata (mentre si sta scolando la pasta, si è sotto la doccia
o in giardino a prendere il sole) è definita «incertezza
da
squillo» (ring uncertainty).
Di un’«incertezza del gambero» (crab uncertainty) si parla
invece alla voce «Attraversamento» (Crossing) dedicata alla
ben nota esitazione delle persone anziane e/o malferme davanti ad un
passaggio
pedonale in strade a forte traffico urbano.
L’«incertezza da vacanziere» (holiday-maker uncertainty),
descritta alla voce «Tempo libero» (Free Time), si
riferisce
alle possibili scelte su dove passare le ferie estive, se al mare, in
montagna,
in campagna o in città d’arte, e con chi (amici, parenti,
animali
domestici, da soli o separati); di quando partire (all’alba, di notte o
durante la canicola) e di quando rientrare (durante la canicola, di
notte
o all’alba).
Alla voce «Galateo» (Manners) l’inquietudine che nasce
su come disporre le posate a tavola, se il coltello a destra e la
forchetta
a sinistra o viceversa oppure se tutti e due insieme a fianco del
piatto,
assume l’appellativo di «incertezza ospitale» (hospitality
uncertainty).
Alla voce «Oggetti» (Objects) sono esaminate, fra le altre
cose, le dinamiche conseguenti alla paralizzante decisione di prendere
o non prendere l’ombrello prima di uscire di casa quando il cielo
è
grigio, ma non piove. Fisher e Heenan indicano il fenomeno in questione
con il termine di «incertezza meteoropatica» (meteoropatic
uncertainty).
Alla voce «Quadro» (Picture) si discute dell’ansia legata
alla domanda di dove appendere un quadro e con quale tipo di chiodi.
Questa
forma d’incertezza è chiamata dagli psicologi inglesi
«domestica»
(home uncertainty).
Infine alla voce «Semaforo» (Traffic-lights) in cui sono
evidenziate le perplessità etico-sociali relative al farsi o non
farsi pulire il parabrezza dall’extracomunitario di turno e alla
propensione
di dargli della moneta spicciola in cambio del servizio ricevuto, anche
se non richiesto, troviamo la definizione di «incertezza
razziale»
(racial uncertainty).
il Caffè illustrato, 2, settembre-ottobre 2001,
p. 92.
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