Paolo
Albani
INAUDITI FENOMENI CURIOSI
Nella piazza principale della
città di Denbigh, nel nord del
Galles, c'è un campanile con un grande orologio circolare
incastonato
su una sola facciata. Se guardate l'orologio del campanile standogli di
fronte in linea retta, avrete l'ora precisa di quel momento,
cioè
del momento in cui state guardando l'orologio. Ciò significa che
l'orologio, osservato da quella posizione, e soltanto da lì,
segnerà
l'ora ufficiale in vigore a Denbigh, e in tutto il Galles.
Se però vi spostate appena di dieci passi a destra, e
vi fermate davanti al portone della casa dell'attuale sindaco della
città,
allora l'orologio, facendo leva sulle medesime due lancette terminanti
con una punta metallica a forma di cuore e gli stessi numeri in stile
romano,
simili a quelli del ben più noto orologio della torre del Big
Ben,
mostrerà distintamente l'ora di Parigi.
Se poi invece vi posizionate sul lato opposto del campanile,
cioè sulla sua sinistra, sempre percorrendo pressappoco dieci
passi,
così da dare le spalle al pub più famoso della
città,
l'orologio assumerà una strana configurazione ottica indicando
l'ora
esatta di New York.
Ma c'è di più. Girando intorno alla piazza, che
è rettangolare, ogni dieci passi circa si noterà che
l'ora
del campanile di Denbigh cambia, si trasforma, non è mai la
stessa,
mostrando a seconda della visuale l'ora di una città straniera
sempre
diversa, anche dell'Asia e dell'Africa.
L'Ufficio del Turismo di Denbigh ha stampato un volantino
pubblicitario
con la foto a colori della piazza vista dall'alto; sulla foto sono
riportate
le ore, ognuna abbinata al nome di una città, che si possono
leggere
osservando l'orologio del campanile da differenti angolazioni della
piazza.
Sul volantino è segnata - particolare curioso - anche
l'ora di Bergamo, certo per via del gemellaggio sancito di recente fra
la città lombarda e Denbigh.
La vera singolarità dell'orologio del campanile di Denbigh
è tuttavia un'altra: in qualunque punto della piazza voi siate,
esso vi mostrerà, se lo guardate a occhi chiusi, un'ora
speciale.
Gli abitanti di Denbigh, che sono molto affezionati all'orologio del
loro
campanile tanto da pagare volentieri una tassa, per quanto modesta, per
la sua manutenzione, dicono che quella è un'ora soggettiva,
arbitraria,
«l'ora che ognuno si sente dentro».
La direzione della fabbrica
J. Albers & Sons di Boston, produttrice
di puzzle esportati in tutto il mondo, licenziò in tronco per
gravi
motivi d’insubordinazione l’operaio di colore F. W., addetto
all’inscatolamento
dei pezzi costituenti il materiale necessario a fare un puzzle.
Si scoprì infatti, a seguito di una montagna di lettere di
protesta
e grazie alle riprese di una telecamera del circuito interno di
sorveglianza,
che F. W. manometteva da tempo le scatole dei puzzle della J. Albers
&
Sons, puzzle di grandi dimensioni, 150x80 cm, raffiguranti quadri a
tema
naturalistico di artisti americani famosi come Benjamin West, Winslow
Hormer,
Edward Hopper, Andrew Wyeth e altri.
In pratica l’azione di disturbo di F. W. consisteva nel togliere dalla
scatola di un puzzle con un certo soggetto paesaggistico un piccolo
ritaglio
di cartone sagomato, uno qualsiasi, e nel collocarlo all’interno di
un’altra
scatola, il cui soggetto era completamente diverso; da quest’ultima poi
F. W. ne sottraeva un altro (di ritagli cartonati) per inserirlo a sua
volta nella prima, e via di seguito, fino a compiere nell’arco delle
otto
ore lavorative numerose sostituzioni di pezzi fra scatole di differente
contenuto.
In questo modo succedeva che l’acquirente che aveva comprato,
supponiamo,
la scatola del paesaggio dipinto da West si ritrovasse in mano,
stupito,
al termine della ricostruzione del puzzle, dopo ore o giornate intere
di
meticoloso e sfibrante lavoro d’incastro, un pezzo finale, quello
decisivo,
che invece apparteneva inspiegabilmente alla scatola relativa al
paesaggio
dipinto da Hormer, e viceversa.
Con questo innocuo scambio di pezzi, F. W. riuscì a
rendere
impossibile la soluzione dei puzzle di un numero elevato di scatole,
arrecando
alla fabbrica statunitense un danno economico, oltre che d’immagine,
ingente.
Quando fu interrogato dal direttore del personale che gli chiese
perché
avesse effettuato quel tipo di sabotaggio, F. W. rispose che l’aveva
fatto
semplicemente per gioco, che in fondo per lui quello era stato un
passatempo
come un altro, anche perché - aggiunse - non c’è cosa
più
noiosa al mondo che inscatolare ogni giorno, dalla mattina alla sera, i
pezzi che servono a fare un puzzle.
il Caffè Illustrato, 41, marzo/aprile 2008, p.
8.
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