Paolo Albani
Alle
21 in punto si accendono i riflettori dello Studio 44, storico set televisivo dove
si registrano e trasmettono in diretta gli spettacoli più importanti della tv
nazionale. I due partecipanti alla puntata del quiz che sta per andare in onda sono
Tommaso Landolfi di Pico, in provincia di Frosinone, un bell’uomo, baffetti
curati, spalle larghe, sguardo assorto, e Fëdor Michajlovič Dostoevskij, nativo di Mosca, ma che da tempo vive a
Pietroburgo, barba lunga castana, occhi neri pungenti, guance infossate,
stempiato. Accompagna Dostoevskij un’interprete di lingua russa, una signora
bionda, carnagione rosea, che indossa un tailleur blu che ne risalta i fianchi.
Il conduttore la presenta: si chiama Anastasia Smirnova, originaria di
Pietroburgo. I
due concorrenti si sono appena stretti la mano. Sorridono, cordiali. S’incontrano
nello studio televisivo per la prima volta. Non sembrano particolarmente emozionati.
Hanno l’aria di essere abituati alle tribolazioni della competizione. Si
siedono nelle rispettive postazioni, due cabine isolate acusticamente, indossando
le cuffie. Durante il gioco, come da regolamento, l’uno non deve sentire le
risposte dell’altro. Dostoevskij
ha un piccolo contrattempo, un filo della cuffia resta impigliato nel taschino
della sua giacca. Interviene un assistente di studio. Adesso tutto è pronto. Lo
scontro può iniziare. Il
pubblico in studio si zittisce. Nessuno fiata. Si è acceso un cartello luminoso
su cui è scritto SILENZIO. La posta in gioco sono due milioni di
euro. Una bella sommetta, non c’è che dire, che farebbe comodo a entrambi. Di
certo saprebbero come farla fruttare. Sia Landolfi che Dostoevskij (più anziano del primo) hanno in comune uno spirito
battagliero. Non si arrendono facilmente. Se non fosse così non avrebbero accettato
di partecipare allo show, in onda ogni sabato in prima serata. E poi, non
dimentichiamolo, ci sono i soldi in palio, che sono un buon incentivo. I concorrenti devono rispondere alle domande che gli
esperti hanno preparato su un tema scelto a loro discrezione. Prima
dell’inizio del gioco, il conduttore rivolge ai concorrenti delle domande sulla
loro vita privata, per inquadrarne la personalità. È una consuetudine di questo
tipo di trasmissione. Al pubblico piace sapere chi ha davanti, avere qualche
notizia sugli sfidanti, in modo da scegliere, se vuole, il proprio beniamino. «Qualcuno ha detto che la sua esistenza è stretta
in un duplice binario: il gesto di chi impegna tutto se stesso in ciò che fa e
nello stesso tempo il gesto di chi butta via» chiede il conduttore a Landolfi.
«È un’immagine che le corrisponde?». Il concorrente di Pico, che soffre perché non può fumare
(lo si vede chiaramente), risponde che la vanità dell’agire umano lo porta spesso
a trasformare la propria ironica tristezza in disperazione, ma di questo non si
autocompiace. Il conduttore scartabella il suo taccuino. Rivolge altre
domande a Landolfi che sembra un po’ infastidito, in particolare quando gli viene
chiesto di Pico, del clima rigido e umido della cittadina laziale che gli ha
causato una lunga e dolorosa malattia, ma finisce per stare al gioco. Non può
sottrarsi alle regole contrattuali del quiz che prevede quell’interrogatorio. È poi la volta di Dostoevskij cui il conduttore chiede, quasi fingendo
di scusarsi della curiosità, quanto abbia influito su di lui l’insegnamento dispotico
del padre, un medico militare. Il concorrente russo non mostra alcun imbarazzo.
Si accarezza la barba. Riflette, e poi risponde: «Ho sopperito con il carattere
allegro e semplice di mia madre, Marija Fëdorovna Nečaeva, proveniente da una
famiglia di ricchi e prosperi commercianti russi; lei amava la musica e era
molto religiosa». La risposta di Dostoevskij – è il bello della diretta – innesca
un applauso spontaneo del pubblico, non pilotato, come succede spesso negli
studi televisivi, dagli assistenti che si muovono dietro le quinte (una volta si
usavano addirittura gli applausi registrati, una farsa penosa). Forse il
riferimento alla figura materna ha toccato la sensibilità degli spettatori. La mamma
è sempre la mamma, chi può negarlo. Ora
le cabine sono isolate. Il confronto ha inizio, sotto la supervisione di un
notaio, come previsto dal format della trasmissione. La
materia scelta da Landolfi è poco conosciuta dal grande pubblico. Il che la rende
interessante, come vale per la fisica quantistica la cui bellezza è proporzionale
alla sua misteriosità. Landolfi risponde a domande sulla MELOTECNICA, uno studio
che concerne il peso, la consistenza, il colore e altre particolarità fisiche
delle note emesse dalla gola umana. A giudicare dall’espressione del volto del concorrente di
Pico, la prima domanda appare facile facile, e infatti Landolfi risponde veloce,
senza un attimo di esitazione. Il peso delle note – spiega – cambia a secondo
della bravura e della potenza dei cantanti. Si è calcolato, ad esempio, mediante
appositi apparecchi, che un «do di
centro» del celebre basso Ormondo Maini (1835-1906) di Viadana pesi 14 tonnellate
in cifra tonda. Il peso delle voci tenorili e delle femminili in generale è in
media assai più esiguo, mentre medio è quello delle note baritonali. Landolfi si arresta sfilandosi la cuffia in un gesto
meccanico e liberatorio. «Risposta esatta!» esclama il conduttore. Il pubblico
applaude. Il conduttore incalza Landolfi (che si è rimesso la cuffia)
domandandogli, a proposito del colore delle note, mutevole sulla base di altezza,
intensità e giustezza, quali vapori diffusi nell’atmosfera rendono visibile la
morfologia delle note stesse. Una piccola pausa, poi Landolfi risponde sicuro: «I
vapori di bario e di sodio e la luce radente». Ostenta una buona preparazione. «Risposta esatta» decreta di nuovo il conduttore, che solleva
un braccio in segno di conferma, sventolando i fogli degli appunti. Parte ancora
un caloroso applauso dal lato del pubblico che segue attentissimo. Gli
assistenti di studio non hanno bisogno di mostrare il cartello con su scritto
APPLAUSI. Non serve. Il pubblico reagisce bene. La prima raffica di domande sulla MELOTECNICA si chiude con
l’interrogativo: qual è la composizione chimica delle note? Landolfi ci pensa un
po’. Si aggiusta le cuffie. Forse vuole divertirsi, creare della suspense, tenere
il pubblico sulle spine. Esita, poi snocciola la risposta: «Alcuni metalli
nobili, come oro, argento, platino, e anche alcuni gas lievi, come idrogeno,
elio, ecc., e due elementi battezzati Cinodium
Oniflium e Ippodium O., con
simboli Cnf. e Cpf.». Di fronte alla competenza di
Landolfi, il pubblico si scalda, applaude in modo ritmato. Qualcuno grida “Bravo!”. Prima
di passare al concorrente russo, c’è la consueta pausa pubblicitaria. Vanno in
onda “i consigli per gli acquisti”. Non sappiamo se, a telecamere spente,
Landolfi sia riuscito a fumarsi una sigaretta. Dopo
la pubblicità, il gioco riparte. Il clima in studio è rovente. C’è un tifo
quasi da stadio, che non dispiace agli autori della trasmissione perché aumenta
l’audience. La materia su cui si
cimenta Dostoevskij, che ha una formazione da ingegnere militare, non è una
vera e propria disciplina. È priva di uno statuto scientifico, ma è stata ammessa
ugualmente dagli autori televisivi, che sperano in questo modo d’incontrare i
favori del pubblico. Le domande su cui
risponderà Dostoevskij riguardano un tema quasi metafisico. Il campo scelto è LA
SOFFERENZA UMANA, con particolare riferimento all’uomo socialmente degradato e
incompreso. È la prima volta – spiega il conduttore con una certa compiacenza –
che un concorrente affronta in un quiz una “materia” del genere, così delicata,
che però, contro ogni aspettativa, ha passato il vaglio dei consulenti
radiotelevisivi. La prima domanda,
tradotta dall’interprete, è breve, formulata senza alcun preambolo esplicativo:
qual è il dolore più grande per l’uomo? Un brusio si alza dagli spalti del
pubblico, che forse giudica troppo sfuggente il quesito. «Il dolore
principale, il più forte,» – risponde Dostoevskij, per niente intimorito – «non
è già quello delle ferite; è invece la certezza, che fra un’ora, poi fra dieci
minuti, poi fra mezzo minuto, poi ora, subito, l’anima si staccherà dal corpo,
e che tu, uomo, cesserai irrevocabilmente di essere un uomo. Questa certezza è
spaventosa». L’interprete
traduce alla lettera il concetto espresso da Dostoevskij. Sebbene la risposta sia
giudicata valida, il pubblico resta in silenzio. Nessuno applaude. D’improvviso
l’atmosfera in studio si raffredda. Dalla postazione di regia, gli autori della
trasmissione si agitano, lanciandosi sguardi preoccupati. Temono che, se l’andazzo
delle risposte del concorrente russo si orienta su un registro improntato al «pessimismo
filosofico», ci sarà un inevitabile abbassamento dell’indice degli ascolti,
unica loro preoccupazione, perché è dagli ascolti che provengono i
finanziamenti pubblicitari. Il rischio è che da casa la gente cambi canale. The show must go on. Piovono altre domande,
inerenti alla materia scelta. Si prosegue. C’è una domanda sulla natura delle
colpe umane, cui Dostoevskij risponde nel suo meraviglioso russo: «Ciascuno di
fronte a tutti è per tutti e di tutto colpevole. E non solo a causa della colpa
comune, ma ciascuno, individualmente», e ancora un’altra in cui si chiede al
concorrente russo come venga misurato il grado di civilizzazione di una società.
La risposta di Dostoevskij, impeccabile, non si fa attendere: «Il grado di
civilizzazione di una società si può misurare entrando nelle sue prigioni». Dostoevskij
guarda il conduttore con un’espressione triste e disincantata che lascia
intendere che lui abbia provato (e a lungo) le prigioni russe. Anche la sua preparazione
in fatto di SOFFERENZA UMANA è brillante. L’ultima domanda della
prima parte della trasmissione, volata via spedita, senza intoppi, è sul
dubbio: «Sono un figlio del secolo del dubbio e della miscredenza» – risponde messianico
Dostoevskij dalla sua postazione – «e so che fin nella tomba continuerò ad arrovellarmi
se Dio sia. Eppure se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e
se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io
preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità». Alle
23:40, con circa una mezzora di sforamento sulla programmazione giornaliera (un
ritardo patologico in tv), la trasmissione finisce. Lo studio smobilita. Le
luci si abbassano. Questa per sommi
capi la cronaca della serata. Suppongo vogliate
sapere com’è finita la sfida tra Landolfi e Dostoevskij. Chi di loro si sia
aggiudicato il ricco monte premi messo in palio nel quiz del sabato sera. Non sono così dispettoso
da rovinarvi la sorpresa. Non vi dirò niente. In ogni caso potete rivedere l’intera
puntata su YouTube e scoprire da voi il vincitore.
Elaborazione grafica Vanni Zani
ottobre 2021
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