LINGUE IMMAGINARIE E FOLLI LETTERARI: ALCUNI CASI ITALIANI Nelle ricerche sui
«folli letterari», Raymond
Queneau e
André Blavier limitarono il loro campo di
osservazione ai testi
francesi e belgi. Un’indagine analoga non è mai
stata condotta
sui
«folli letterari» italiani, sebbene esista
in Italia una
quantità
considerevole di materiale interessante sull’argomento,
ancora in parte
sconosciuto. Limitando il nostro sguardo ai «folli letterari» italiani che, nel secolo XX, si sono occupati di lingue artificiali, ovvero agli inventori di «lingue immaginarie», iniziamo con il caso forse più significativo e cioè l’Antibabele, un progetto di lingua internazionale «basata su quell’elemento universale ed eterno ch’è il numero», elaborato dall’avvocato bolognese Gaj Magli (1919-?), autore dell’Antibabele - Lingua nuova: mondo nuovo (Zuffi, Bologna 1950), Antibabele, la vera lingua universale (Tipografia A.G.I., Roma 1952) e L'Antibabele. Dizionario simultaneo di 11 lingue (Gabrielli, Roma 1989). Magli ha scritto inoltre romanzi, sceneggiature e opere teatrali, «segnalate in concorsi nazionali e rappresentate con successo». Un articolo di Magli intitolato «Per una lingua internazionale» appare il 16 novembre 1952 su Il Popolo, organo della Democrazia Cristiana, partito che, a giudizio dello stesso Magli, comprese subito «la grande importanza che l’Antibabele poteva avere per il mondo intero».
I vocaboli dell'Antibabele, presi da 85 lingue di
tutto il mondo
(compreso l’atzeco, l’ometo, l’uallamo e lo zingaro),
sono trascritti
in
cifre arabe (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 0 cui
corrispondono le lettere
A, B, C, D, E, F, G, H, I, J). Alcuni numeri hanno un
punto sopra (1,
2,
3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 0 e indicano le lettere K, L, M, N,
O, P, Q, R, S,
T), mentre altri numeri hanno un punto sotto (1, 2, 3,
4, 5, 6 e
indicano
le lettere U, V, W, X, Y, Z). 1
2
3
4
5
6
7
8
9 0 Nel formare le parole
questi suoni devono regolarmente
alternarsi, tenendo
conto che le parole iniziano per consonante e i numeri
per vocale.
Così,
il concetto di «Dio», espresso con la parola
latina
«Deus»,
si scriverà: 451(con punto sotto)9(con punto
sopra), cui
corrisponde
la parola: «Depi» (la parola inizia con
consonante). Il
semplice
numero 4519 si pronuncerà invece:
«òtav» (il
numero inizia con vocale). Nel gennaio del 1950
esce a Villafranca di Verona presso
l’Editrice
«L’Estremo Oriente» un opuscolo intitolato Lingua
universale
di Angelo Faccioli (1888-?), dove viene esposto un
progetto di lingua
universale
basato sul dialetto veneto chiamato Italiano moderno.
Sempre negli anni
cinquanta il senese Ilio Calabresi
(1931), dipendente
del C.N.R., inventa una lingua ausiliaria internazionale
che chiama Omnlingua,
caratterizzata sul piano morfologico dal recupero della
declinazione,
con
sette casi nella declinazione primaria (nominativo,
genitivo, dativo,
relativo
statico, relativo dinamico o accusativo, vocativo,
locativo statico) e
sei in quella secondaria (derivativo, fautivo,
strumentale, locativo
dinamico,
invocativo, locativo stabile), dall’adozione di cinque
generi
grammaticali,
di dieci coniugazioni, di tre tipi di preposizioni
semplici e di
prefissi
ottenuti con tre diverse vocali finali, ecc., e dall’uso
di alcuni
segni
particolari, come il segno «"» che indica
aspirazione;
«¯»
rafforzamento o raddoppiamento non enfatico sulle
consonanti e
allungamento
sulle vocali; «^» addolcimento di certe
consonanti, ecc. Negli anni novanta
l’ingegnere milanese Francesco Pietro
Cazzulani
crea e brevetta una lingua universale «semplice,
logica,
accessibile
per tutte le genti», senza che abbia nulla in
comune o di affine
con nessuna delle lingue esistenti, adottando questa
impostazione:
«ad
ogni singola parola avente in ogni singola lingua il
medesimo
significato
corrisponde un unico ed identico numero formato da una o
più
cifre,
quindi tante parole di tante lingue aventi un unico
significato nella
LINGUA
UNIVERSALE un unico numero». (1)
(2) (3)
(4)
(5) (6)
(7)
(8)
(9) (0) Così la
parola «madre»,
«mother»,
«mère», «Mutter»,
«mamà»,
ecc. come pure ogni ideogramma o altra scrittura che
significano
«madre»,
è per la lingua universale di Cazzulani
equivalente al numero
81,
che si pronuncia: «poba». Il termine
«lingua
universale»,
corrispondente ai numeri 214 736, si pronunciano: cabafe
nodamo. Ancora negli anni novanta nascono altri progetti di lingua universale di autori italiani, fra questi il Raubser (da raub = universo e ser = lingua), elaborato nell’arco di quasi vent’anni dal varesino Luigi Orabona (1943), insegnante elementare. Fra le altre cose, i vocaboli del Raubser esprimenti concetti opposti o che hanno una certa analogia vengono rappresentati con inversi grafici; così abbiamo: met = amore e tem = odio; doraf = arteria e farod = vena; favet = bianco e tevaf = nero; kabon = testa e nobak = coda. Il Devessiano
è una lingua inventata da
Mario Pollini
di Grosseto intorno al 1971, ma completata solo negli
anni novanta. Il
nome deriva da Devessia, una repubblica immaginaria
situata
nell’estremo
occidente d’Europa, fra la Spagna e l’Irlandia, e
significa
letteralmente
«il paese delle cose come devono essere». In
sintesi, il Devessiano
è una lingua ispano-amiatina, in quanto la sua
base lessicale,
da
un lato, riprende molto della parlata della terra
d’origine
dell’autore,
e cioè il monte Amiata, situato in Toscana, e
dall’altro guarda
al mondo iberico: le preposizioni articolate ad esempio
sono prese dal
portoghese (do, da, dos, das),
il
dittongo
spagnolo «ue» trasformato in «ui»
(puirto, suirte, puinte) e anche
il suffisso
«-con»
che corrisponde a un’errata pronuncia infantile dello
spagnolo, e
l’altro
suffisso «-èira» preso dal
portoghese. Il
lessico
amiatino si ritrova particolarmente nelle parole che
indicano la
frutta,
come bahoha (albicocca), sarac[c con
pipetta]a
(ciliegia), pornela
(susina). ______________________________
Les Cahiers de
l'Institut, rivista dell'Institut
International
de Recherches et d'Exploration sur les Fous
Littéraires, numero
4, 2009, pp. 95-104, traduzione in francese di Tanka G.
Tremblay. Per leggere la traduzione di Tremblay cliccate qui. HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA |