Paolo Albani
UNA GUIDA AL
NULLA
È uscita in questi giorni
(settembre 1922)
un’interessante Guida
al nulla compilata dall’autore de Il bravo soldato Švejk,
romanzo
che racconta le vicende tragicomiche di un umile e grottesco anti-eroe
alle prese con grandi avvenimenti storici.
Nelle intenzioni di Jaroslav Hašek, scrittore praghese classe 1883,
fondatore fra l’altro del Partito del progresso moderato nei limiti
della legge, l’opera deve riempire «una lacuna vistosa nella
nostra letteratura di viaggio. I nostri turisti sbagliano a ricercare i
luoghi dove è rimasto qualcosa e dove i dintorni agiscono su di
noi con la potente bellezza del paesaggio».
In genere chi legge le Guide, osserva Hašek, si rincretinisce,
diventa scemo ripetendo meccanicamente le frasi e le espressioni
magniloquenti
usate dagli autori di Guide dei castelli o delle città,
frasi
convenzionali come queste:
«Il mio occhio scorge con
vista rapida l'affascinante
panorama...»
«Il mio occhio non riesce a saziarsi alla vista...»
«Il mio occhio si sofferma...»
«L'occhio mio accidentalmente osserva...»
«Attira l'occhio...»
«Lo sguardo s'affretta...»
«Il nostro sguardo vola...»
«Il nostro sguardo incontra...»
«La nostra vista fatica a...»
«E il nostro occhio vedrà nuovamente...»
«Uno sguardo circolare...»
«L'occhio nostro si ferma per riposare, per non vedere
guardando...»
«Se prendiamo il sentiero, potremo osservare...»
«Se ci giriamo, non potrà sfuggire al nostro
sguardo...»
«Se guardiamo oltre, lo sguardo cadrà
involontariamente...»
«Si offre la vista gentile...»
«Fermando lo sguardo su...»
«Spingendo e levando lo sguardo, apparirà...»
Come si è detto la Guida
di Hašek si
occupa delle
bellezze del Nulla, fino ad ora trascurate con vero odio da matrigna,
mai
valorizzate a sufficienza. Nella Guida sono raccolti e
descritti
con ricchezza di particolari i luoghi dove non c’è assolutamente
nulla, circostanza che, come sottolinea lo stesso Hašek, fa sfumare
«ogni
possibilità che lo sguardo ricerchi qualcosa e che nasca con
ciò
per il povero turista il pericolo di torcersi il collo».
La stesura della Guida ha richiesto un lavoro molto duro,
difficile, poiché l’autore, come lui stesso si preoccupa di
ricordare,
non ha potuto ricorrere a nessuna fonte, «già per il fatto
che il luogo che viene descritto non ha nessuna storia, nessun
monumento
storico e nessuna topografia».
In effetti la Guida al nulla scritta da Hašek, pubblicata
in un bel volumetto con la copertina bianca, non ha precedenti. I libri
sui cosiddetti «viaggi in nessun luogo», la cui diffusione
raggiunge il culmine nel Settecento, sono altra cosa: si tratta di
cronache
che narrano di esplorazioni in luoghi fuori dalle rotte conosciute, per
lo più ameni - come l’Isola del Nulla, coperta da alberi da
frutta
e da pascoli e abitata da contadini e pastori che vestono corte tuniche
bordate di ghirlande di foglie, descritta ne Le acque delle isole
meravigliose
(1897) di William Morris - dove qualcosa alla fin fine c’è,
esiste
e si vede in concreto, qualcosa che generalmente si presenta, rispetto
ai luoghi abitati del nostro mondo, in forma bizzarra, assurda,
insolita
dal punto di vista della lingua, delle istituzioni, della cultura,
degli
usi e costumi, a volte perfino dell’aspetto fisico delle popolazioni
aliene
visitate.
Il libretto di Hašek è invece una guida in senso stretto,
una sorta di Guida Michelin o del Touring Club dedicata al nulla,
ovvero
un’opera a stampa per il turista che desidera visitare i luoghi dove
non
c’è nulla, realmente nulla e dove quindi non è obbligato
a ruotare di continuo il collo seguendo ordini frenetici come:
«Voltiamoci – osserviamo a
destra – rivolgiamo lo
sguardo – socchiudiamo
gli occhi – giriamo a sinistra – guardiamo avanti – sorvoliamo
rapidamente
l’orizzonte fino alla lontananza – fermiamoci...».
Nei ringraziamenti che
precedono il testo della Guida,
Hašek si rivolge allo «sconosciuto vagabondo che in quel luogo
dove
non vi sono monumenti né bellezze nei dintorni stava disteso
sull’erba
con una bottiglia di acquavite e mi fece notare che anche lì si
stava bene».
L’originale Guida di
Hašek si apre con queste
considerazioni:
«Giungendo a quel luogo
dove non c'è nulla, il
nostro occhio
cerca invano una vista, in quanto ci troviamo in luoghi nei quali
è
concentrato un grande nulla. Non possiamo affermare che ci troviamo in
pianura. Non è neanche una pianura.
La geografia fisica non conosce un termine per questo luogo.
Il visitatore osserva subito che non c'è nulla né davanti
a lui, né dietro a lui, né sopra di lui, né sotto
di lui.
Affinché l'occhio non cerchi invano, metto sull'avviso i
visitatori
col seguente elenco di oggetti che non troveranno e dei quali dunque
l'occhio
non può meravigliarsi.
È un grande vantaggio, in
quanto l'occhio non
può spaziare
per questi oggetti, che qui non ci sono.
Mancano qui:
1. Verdi boschi ombrosi.
2. Fertili e ubertosi campi col grano al vento.
3. Cielo azzurrognolo.
4. Ampi spazi.
5. Tappeto variopinto dei fiori.
6. Cirri e frutteti.
7. Treno sferragliante.
8. Colli e ruscelli.
9. Torri delle città.
10. Ruderi e chiesette campagnole.
Avverto i visitatori di questo
luogo memorabile che qui non
possono
seguire nessuna via. Non ci sono vie. Se ci siano mai state qui delle
vie,
il visitatore non riuscirà ad appurare neanche dai più
anziani
testimoni sopravvissuti, in quanto essi sono ormai da tempo morti e
anzi
si ritiene che qui non vi fosse nessun abitante del luogo.
Cerchiamo invano anche nei dintorni».
Con la sua Guida,
esauriente e accurata,
generosa di singolari
dettagli, Hašek, come altri scrittori prima di lui («Siamo tutti
nichilisti» sosteneva Dostoevskij, molto amato da Hašek), ha
voluto
in modo simpaticamente leggero rendere omaggio al Nulla, concetto
fascinoso
e importante nel pensiero filosofico occidentale, la cui storia ci
svela
la dimensione tragica dell’essere al mondo.
In un certo senso i luoghi dove non c’è nulla che la guida
di Hašek ci aiuta a conoscere bene hanno una loro corrispondenza
letteraria
nelle pagine bianche contenute nel Tristram Shandy di Sterne,
pagine
ricche di significati potenziali.
Appena si comincia a sfogliarla la guida di Hašek è tale
che subito fa venire in mente Flaubert e la sua aspirazione, confessata
nel 1852 all’amante e confidente letteraria Luise Colet, di scrivere
«un
libro su niente, un libro senza appigli esteriori, che si tenga su da
solo
per la forza intrinseca dello stile, come la terra si regge in aria
senza
bisogno di sostegno; un libro quasi senza soggetto o almeno il cui
soggetto
sia, se possibile, quasi invisibile».
Nella Postfazione Hašek
precisa che il suo libretto
«intende
costituire un nuovo impulso all’ulteriore incremento delle Guide
di Vattelapesca e Vattelacaccia».
Almanacco del Bibliofilo, 19, 1 gennaio 2009, pp. 15-20.
Questo numero dell'Almanacco, intitolato "Recensioni in ritardo.
Antologia di singolari e argute presentazioni di opere letterarie
antiche
e moderne, famose, poco note e sconosciute", a cura di Mario
Scognamiglio,
contiene testi di (in ordine di apparizione) Umberto Eco, Paolo Albani,
Annalisa Bruni, Arturo Capasso, Salvatore Carrubba, Gianni Cervetti,
Matteo
Collura, Gianandrea de Antonellis, Oliviero Diliberto, Gianfranco
Dioguardi,
Curzia Ferrari, Mauro Giancaspro, Giuseppe Marcenaro, Elio Palombi,
Mario
Scognamiglio, Pietro Spirito, Armando Torno.
Su questo numero 19 dell'Almanacco del Bibliofilo ha scritto
Stefano
Salis in una recensione intitolata "Collezionare, che emozione!", nella
rubrica "Ex libris" de Il Sole 24 Ore - Domenica:
Il rischio dei libri collettanei,
si sa, è la
disparità
degli interventi. E non è esente da questa pecca il pur
pregevole Almanacco
del Bibliofilo (siamo giunti al numero 19), appena stampato - con
estrema
eleganza e cura - dalle Edizioni Rovello di Milano e da intendersi come
omaggio per i membri dell'Aldus Club per 300 copie, mentre le altre
duecento
della tiratura avranno il loro destino, come diceva qualcuno...
Il tema di quest’anno era per altro bellissimo: «Recensioni in
ritardo». E poiché stridono - a nostro parere - in un
libro
così tipograficamente classico, le recensioni che "sanno" troppo
di attualità (mentre odore solenne promana da queste pagine) non
possiamo che raccomandare gli interventi di Umberto Eco (grande
intuizione:
parlare dell’Ulisse di Joyce
attraverso ritagli di recensioni celebri
coeve,
che lo affondano senza pietà...), di Oliviero Diliberto, di
Salvatore
Carrubba e quello, geniale - ancora una volta - di Paolo Albani,
dedicato
ad un singolare libro: una Guida al nulla dello scrittore
praghese
Jaroslav Hašek. Ennesima prova di elegante scrittura, nella quale
Albani
gioca, suo solito, con i libri: con la loro presenza, la loro assenza,
la loro improbabilità, il loro sogno […].
Il Sole 24 Ore – Domenica, 18 gennaio 2009, n. 17, pag.
27.
Per vedere l'intera pagina in formato pdf della Domenica de Il Sole 24 ore contenente l'articolo di Salis cliccate qui.
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Una riscrittura di questo testo è uscita nel mio libro
Il complesso di Peeperkorn. Scitti sul nulla,
edito da Italo Svevo Editore nella collana
"Piccola Biblioteca di Letteratura inutile",
ideata e curata di Giovanni Nucci.
Per ritornare al sommario dell'Almanacco del Bibliofilo cliccate
qui.
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