NELLA LUCE DANZANTE DEL GRANDE NORD
Quando pensiamo alla
costellazione dei paesi del Grande Nord, ovvero Norvegia, Finlandia, Svezia,
Groenlandia, Islanda, magari osservando visivamente le coste frastagliate dei loro
territori su una carta geografica, vengono subito in mente le vette dei
ghiacciai, le aurore boreali, gli orsi bianchi e le renne, le slitte trainate
da una fila di cani husky, le basse temperature, le popolazioni di quei luoghi
come gli Inuit e i Sami, e poi le leggende degli elfi, dei troll, delle fate
che abitano nelle immense foreste di betulle innevate. Vengono in mente – a me
vengono in mente – le storie legate al «grande viaggio in slitta», 18.000
chilometri in una spedizione durata più di tre anni (1921-1924), del famoso
esploratore e etnologo danese Knud Rasmussen (1879-1933) attraverso gli sterminati
deserti ghiacciati della Groenlandia (dov’era nato e dove trascorse l’infanzia),
lungo il Mar Glaciale, le coste del Canada, fino all’Alaska e alla Siberia. Suggestioni
e riferimenti che ritroviamo descritti in modo avvincente, in uno stile che ricalca
spesso echi letterari, nell’Atlante del Grande Nord. Alla scoperta di
aurore, miti e paesaggi misteriosi della vulcanologa, giornalista e
divulgatrice scientifica Sabrina Mugnos. Una sorta di diario, scientifico e
sentimentale, dei ripetuti viaggi effettuati dalla Mugnos in quelle lontane
latitudini, alla scoperta di un’area geografica che è allo stesso tempo «un
ambiente, un’atmosfera, uno stile di vita, uno stato mentale». Arricchito
da una nutrita galleria di fotografie, il libro racconta, fra le altre cose,
delle aurore boreali, uno dei fenomeni più suggestivi di Madre Natura, tempeste
magnetiche che provocano in cielo «una serie di drappeggi di vario colore che
cominciano a danzare, cambiando forma e intensità»; ci fa conoscere, nel
piccolo villaggio norvegese di Jiepmaluokta, le rocce su cui affiorano migliaia
di incisioni, colorate di ocra, che coprono un periodo che va dal 4200 al 500
a.C. Nel cuore delle rocce, come pure nelle acque dei laghi e sotto la corteccia
degli alberi, e in tutti gli esseri viventi e in tutte le cose, sono presenti,
secondo le credenze diffuse tra i Sami, degli spiriti chiamati haltija,
evocati da riti sciamanici accompagnati dal suono frenetico di tamburi.
Fra
le escursioni narrate dalla Mugnos, molte delle quali alle pendici di superbi ghiacciai
o sulle rive di laghi altrettanto affascinanti, ce n’è una che riguarda il
Global Seed Vault, una gigantesca «Arca di Noè» inaugurata nel 2008 dalle parti
di Longyearbyen, la città più popolosa delle isole Svalbard, arcipelago
del Mar Glaciale. Il bunker, a prova di bomba atomica, costruito a 130 metri
sottoterra, contiene più di un milione di campioni di semi di tutto il mondo, conservati
in speciali pacchetti, con lo scopo di salvaguardare il patrimonio arboreo e
agricolo del nostro pianeta. È in
Groenlandia che la Mugnos rivela di aver avuto un’allucinazione, ma non a causa
dell’effetto di una qualche droga: in realtà le è apparso «lo spettro di
Broken» (il nome deriva dalla cima più alta della catena montuosa Harz in
Germania); si tratta in sintesi di un fenomeno ottico, un «fantasma» scuro
circondato da un alone iridato prodotto dalla luce riflessa verso la sua fonte
da una nuvola di goccioline d’acqua di dimensioni uniformi. Dalle parti
del Grande Nord la fanno da padroni gli iceberg, di ogni forma, dimensione e
colore. Uno dei principali produttori di iceberg è il ghiacciaio Sermeq
Kujalleq in Groenlandia, fra i più veloci al mondo (si sposta di 20-30 metri al
giorno). Sembra che da qui si sia staccato l’enorme iceberg che nell’aprile del
1912 colpì e affondò il Titanic. L’ultima parte
del libro è dedicata all’Islanda, «uno dei luoghi più suggestivi del mondo»,
che possiede un fascino che non offre scampo, scrive la Mugnos, stregata da un
vero e proprio «mal d’Islanda», predilezione forse dovuta al fatto che, ricca
di vulcani a volte pericolosamente irritabili, l’Islanda deve apparire agli
occhi di una vulcanologa una specie di terra magica. Sull’Islanda,
la pensa allo stesso modo Giorgio Manganelli che la descrive come un’«isola
pianeta», governata da una società egualitaria, tecnologica e frequentata da
fate, «un luogo assolutamente unico al nostro tempo e nel nostro mondo». Manganelli
riporta la definizione che ne dette il poeta inglese Wystan Hugh Auden: una
«terra senza traccia di volgarità». Auden trascorse alcuni mesi in Islanda da
lui ricordati «tra i più felici di una vita inconsuetamente felice».
ATLANTE
DEL GRANDE NORD. Sabrina Mugnos il Saggiatore, Milano, 2022, pp. 254,
€ 20,00
Domenica - Il Sole 24 Ore, N. 85, 27 marzo 2022, p. XVIII.
______________________________________________ Per andare o ritornare al menu delle mie collaborazioni alla Domenica de Il Sole 24 Ore cliccate qui. _________________________________________ HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA ENCICLOPEDIE BIZZARRE ESERCIZI RICREATIVI NEWS |