I
libri si nascondono, giocano a rimpiattino. Non si fanno trovare. Si
divertono a far perdere le loro tracce occultandosi lungo i piani degli
scaffali delle librerie, dove si affollano insieme a una schiera di loro
simili cartacei. Mettono in atto le strategie più sofisticate per non
farsi raggiungere. Se sono di piccole dimensioni, magrolini, cioè di
poche pagine, come le plaquette o certe pubblicazioni a bassa tiratura,
magari autoprodotte, i libri si stringono fra due consanguinei più
corposi (nel senso d’imparentati nella carta), si riparano fra le loro
costole, si appiattiscono, stretti nell’abbraccio di due volumi
protettivi, due guardie del corpo che li tengono lontani dalla vista di
colui che si è messo alla loro ricerca.
Altre volte i libri, di qualunque formato siano, approfittano del fatto
che li avete spostati da uno scaffale a un altro, da una stanza a
un’altra (diverso è il caso del FUORI POSTO, di cui parlerò più avanti,
che implica un’azione non intenzionale, uno sbaglio), e siccome eravate
abituati a cercarli nello scaffale originario, dove di solito i libri
stavano lì da anni, ora che li avete traslocati altrove, per motivi
vostri di collocamento logistico, il libro si vendica (perché i libri
sono crudeli) e si guarda bene dal manifestarsi, non fa nulla per
lanciare segnali perché lo possiate individuare, ad esempio sporgendosi
leggermente in fuori o sopra l’allineamento dei vicini di scaffalatura,
come a voler dire: «Ehi, sono qui! Cucù, mi vedi?»
Altri libri – ostentando una sconsiderata perfidia – si fanno portatori
della tecnica della mimetizzazione per evitare il riconoscimento. In
altri termini sfruttano la somiglianza con altri libri, con i quali
hanno in comune una grafica quasi identica o il colore della costola o
altre caratteristiche tipografiche. Poiché i libri sullo scaffale di una
libreria stanno generalmente in posizione eretta, di taglio, mostrando
di sé il dorso, quest’ultimo si presta a illusioni ottiche, a far cadere
il ricercatore in ricognizioni ingannevoli, e frustranti.
Senza che all’inizio ci preoccupiamo di leggere il nome dell’autore e il
titolo del libro mentre scorriamo la schiena dritta dei volumi alla
«ricerca del libro perduto», d’improvviso, navigando a vista, attenti
solo alla fisicità della carta stampata, ci sembra di riconoscere il
dorso familiare della casa editrice X, mentre invece si tratta di una
casa editrice diversa, chiamiamola Y, che rispetto alla prima, la X,
presenta alcuni tratti simili che ci sviano e allungano i tempi della
nostra faticosa investigazione.
Se poi, com’è naturale che succeda, avete sistemato i libri usando certi
vostri criteri soggettivi – l’ordine alfabetico per autore,
l’appartenenza a una collana, il campo disciplinare (letteratura, arte,
scienza, gioco, umorismo, storia, ecc.), l’altezza dei volumi o altro
criterio ancora –, i libri hanno un loro modo subdolo di scompigliare le
carte, di eclissarsi furbescamente e lasciarvi nello sconforto. Questo
stratagemma, comunemente conosciuto con l’espressione FUORI POSTO, mette
i brividi solo a pronunciarlo. Quando ciò accade in luoghi ove esiste
una quantità enorme di libri – pensate alle biblioteche pubbliche o a
quelle di musei e fondazioni private – il cosiddetto FUORI POSTO è un
dramma indescrivibile, una vera e propria sciagura. Nella quasi totalità
dei casi, il «libro fuori posto» (a cui sarebbe meritorio dedicare un
monumento, sulla falsariga di quello eretto al milite ignoto) non viene
più trovato, si è come volatizzato, i responsabili delle biblioteche lo
danno per disperso; si arriva persino a toglierlo dal catalogo e,
qualora l’operazione sia fattibile, si procede a riacquistarne una
copia.
Il FUORI POSTO, complice la malvagità dei libri stessi e la sbadataggine
umana, è una disgrazia che si perpetua anche in librerie di singoli
soggetti, specie in caso di collezionisti e bibliofili, grandi
divoratori di carta, ma pure in quelle di lettori forti che accumulano
nel tempo montagne di volumi, stipandoli in ogni angolo dei loro
appartamenti, mettendo a rischio la tenuta stessa delle strutture
abitative (di crolli dovuti all’eccessivo peso dei libri è piena la
cronaca dei giornali). Quando si verifica, il FUORI POSTO è un
impazzimento che non auguro a nessun amante dei libri.
A volte, per scovare dove un libro si è rimpiattato per il gusto sadico
di mettermi in difficoltà, perdo un sacco di tempo e di energie, spendo
ore di esplorazione, giornate intere, mesi. Ripasso centimetro su
centimetro le scaffalature delle mie librerie, aiutandomi con il fascio
di luce di una pila, perché i libri in casa mia sono dappertutto, anche
in luoghi poco illuminati, sopra una madia di cucina o sopra una
scarpiera dell’Ikea accanto all’armadio della mia camera da letto. Fino
quando non trovo quel maledetto libro emigrato chissà dove, sono di
cattivo umore e tratto male tutti. Mi monta una rabbia che mi rode il
fegato. Divento insopportabile, meglio che nessuno mi stia vicino in
quei momenti. Meglio, non scherzo.
Volete saperne una bella? Tempo fa cerco un libro di cui ricordo
perfettamente di aver letto l’introduzione. È un libro sulla comicità
nei lager nazisti, un testo straordinario. Mi è venuta voglia di
riprenderlo e di leggerlo. Lo cerco, lo cerco, frugo in ogni scaffale
per tre, quattro giorni di seguito, senza sosta. Butto all’aria tutta la
casa. Niente. Il libro non si trova. E sapete perché? È un e-book, in
formato epub.
Non vi sembra onestamente che anche questa sia una mascalzonata ordita
contro di me dai libri? Un altro loro trucco per non farsi beccare al
posto giusto?
Adesso direte che esagero, che sono un visionario, che antropomorfizzo
l’oggetto-libro. Ma vi garantisco che i libri hanno un’anima (non è
retorica), è cosa risaputa, non sono io il solo a sostenerlo. Ogni
libro, ogni volume che vedi possiede un’anima… – dice lo scrittore
spagnolo Carlos Ruiz Zafón – l’anima di chi l’ha scritto e di coloro che
l’hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso.
Io ci credo al fatto che i libri siano oggetti animati, che vivano di
una vita autonoma, una vita indipendente da chi li legge. Lo riscontro
tutte le volte che scopro che un libro si è mosso, ha fatto un piccolo
passo in avanti o indietro. E lo posso dimostrare, perché li ho
fotografati certi libri della mia libreria, mi sono preso la briga
d’immortalarli di nascosto, a loro insaputa, e dopo alcuni giorni (una
settimana ad esempio) ho confrontato la foto di quei libri e la loro
posizione al settimo giorno, e si vede chiaramente, senza alcun dubbio,
che quei libri si sono spostati, di qualche centimetro, forse anche
meno, e non è stata certo la signora che viene a fare le pulizie in casa
mia, perché gliel’ho chiesto, e lei mi ha detto che non ha mai toccato i
miei libri, non li ha mai sfiorati con lo spolverino, e io le credo,
non avrebbe ragione di mentirmi.
L'immagine di questo racconto è tratta dal libro di Giovanni Zaffagnini, STAIRWAY TO HEAVEN INTERIOR WITH BOOKS,
testo di Eugenio Baroncelli, Danilo Montanari Editore, Ravenna 2020. I
libri che si vedono sono della libreria di casa mia, a Pistoia.