La più povera casa editrice del mondo a cura di Afro Somenzari Quarto volume antologico Introduzione di Elena Pontiggia Tavole di Giuliano Della Casa Viadana 2016 Scritti di: Franco Nasi, Lino Di Lallo, Adamo Calabrese, Sergio Sozi, Elena Fantasia, Giorgio Bellodi, Jacopo Felix Narros, Sara Ricci, Lidia Beduschi, Guido Oldani, Isabel Furey, Giancarlo Baroni, Gabriele Oselini, Guido Davico Bonino, Dino Baldi, Paolo Pergola, Paolo Maccari, Tony Ficante, Umberto Bellintani, Valentina Fortichiari, Alfonso Lentini. _________________________ INTRODUZIONE Muoviamo, giusto per cominciare, da un autore sconosciuto, ma non dei peggiori. Libertàa, libertàa ... hinndomà i liber che restenliber anca quandhinnligàa. (1) Che i libri, certi libri, siano liberi, la casa editrice Fuocofuochino lo sa bene. Si definisce "la più povera del mondo", ma in tempi di penuria generale bisognerà trovare un aggettivo più qualificativo. Noi proporremmo' appunto "libera, una parola a rischio di retorica, come insegna il poeta, eppure non inadatta a questo piccolo, mantovano centro del mondo, che si è liberato ab initio dalla zavorra delle monete d'oro (fossero pure quelle di Pinocchio, seppellite nel Campo dei Miracoli) e ha proseguito per una sua strada poco battuta. È interessante quella correzione di tiro (fuoco-fuochino), in tempi di vincenti che esibiscono i loro illusori trionfi. E se, come qualcuno ha detto, "chi vince perde", per la proprietà transitiva possiamo aspettarci molto da una casa editrice che si assume subito, e in proprio, le perdite. A proposito di vittorie e sconfitte. Fuocofuochino è nata in provincia, sia pure in terre di nobile ascendenza gonzaghesca che ‒ come si legge in tutte le guide turistiche ‒ risalgono addirittura alla gens romana di Vitellio. Ora, "provincia" deriva dal latino "pro-vieta", conquistata prima. Eppure se, come diceva Eschilo, Atena (vale a dire l'intelligenza) "diserta il campo dei vincitori", crescere in una terra victa ha i suoi punti di forza. (Il provincialismo, invece, è una dimensione della mente e non ha nulla a che fare con la geografia. Si può essere provinciali a Manhattan e non esserlo a Rio Bo). Questa nuova raccolta ha qualcosa che la accomuna alle tre precedenti. Il lettore non troverà neanche qui frasi fatte o espressioni di circostanza. Troverà un'attenzione anfibia ad autori conosciuti e a poeti senza cattedra (lontani però dalla retorica dell'escluso, più simpatica della prosopopea dell'incluso ma ugualmente perniciosa). Vi troverà, ancora, un filo di follia dadaista, che del resto ha avuto a Mantova una delle sue capitali: una follia vera, non la follia acclamata, che è più conformista della razionalità accademica. Troverà poi altre cose che non ci permettiamo di anticipare, anche per non trattenere chi ha in mano il libro e impedirgli, girando pagina, di incominciare la lettura. Con l'augurio che la serie, di cui esce ora il numero 4, prosegua fino al numero un milione: numero che fa pensare al signor Bonaventura, ma fa anche pensare alle stelle. Elena Pontiggia
(1) "Libertà, libertà ... / Son solo i libri / che son sempre liberi / anche quando sono legati" (Libertàa, con un'incisione di Franco Rognoni, Edizioni Pulcinoelefante, Osnago 2012).
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