LA FANTASTICA ZOOLOGIA DI FONTCUBERTA. FAUNA FOTOGRAFICA Non so se lo sapete ma nel 1930 in Sicilia, nelle vicinanze dell’Etna, viene scoperto e osservato per due settimane un animale incredibile, ritenuto estinto, una leggenda diffusa dai contadini siciliani secondo la quale sarebbe stato un drago abbandonato dagli invasori catalani nel XVI secolo. Una ricerca minuziosa condotta nel giugno 1930 dallo zoologo Peter Ameisenhaufen (1895-1955?), di cui dirò fra poco, sgombra ogni dubbio: l’animale, il cui nome scientifico è «Pirofagus Catalanae», è esistito davvero, altro che leggenda, appartiene alla famiglia dei grandi sauri, imparentato in linea diretta con il drago dell’isola indonesiana di Komodo. Fra le caratteristiche del «Pirofagus Catalanae», la cui lunghezza oscilla tra i 150 e i 380 cm, una grande pinna dorsale, rigida, e un sistema di ingestione-espulsione del fuoco, prodotto dai gas gastrici la cui combustione si scatena a contatto con l’aria. Il «Pirofagus Catalanae» è aggressivo e pericoloso, si sposta in modo rapido, è onnivoro e arrostisce gli alimenti prima di mangiarli. Animale dallo spirito gregario, poco incline alla solitudine, si mostra apatico durante le ore di sole e attivo dopo il tramonto. Queste notizie, come pure altre su una serie di animali sconosciuti, dall’aspetto mostruoso, provengono dall’archivio dello zoologo Ameisenhaufen, nato a Monaco nel 1895, figlio di Wilhelm, cacciatore e guida di safari, e dell’irlandese Julia Hill, concertista e maestra di musica, morta di parto. Ameisenhaufen studia medicina e biologia alla Ludwig Maximilian Universität di Monaco, sotto la supervisione di Conrad Vogels, il più insigne zoologo dell’epoca. Affascinato dallo studio di ibridi, mutazioni e deformità congenite, Ameisenhaufen è personaggio discreto ma misterioso. C’è chi, geloso del suo talento, fa battute crudeli paragonandolo al dottor Frankenstein. Viene licenziato in circostanze oscure nel 1932 dopo che gli studenti si lamentano della sua presunta esecuzione di innesti e trapianti di tessuti, pratiche proibite a quei tempi. Così Ameisenhaufen emigra negli Stati Uniti, compie numerose spedizioni attraverso i cinque continenti. Dopo di che conosce Helen, una ragazza scozzese che diventa l’amore della sua vita. Insieme a Helen, si stabilisce a Glasgow. Il 7 agosto del 1955 compie da solo un’escursione nel nord della Scozia. Tre giorni più tardi, la sua auto viene avvistata in cima a una scogliera, il suo corpo non è mai stato ritrovato, ufficialmente è dichiarato disperso. Un esemplare di Solenoglypha Polipodida L’archivio di Ameisenhaufen, opera monumentale intitolata Neue Zoologie (Nuova Zoologia), memoria visiva e scritta di una fauna insolita, per lo più estinta, viene scoperto durante le vacanze estive del 1980 in un ripostiglio umido e maleodorante, adibito a bed & breakfast, sulla costa scoscesa di Capo Wrath, nel nord della Scozia. Gli scopritori del prezioso “tesoro” sono due straordinari fotografi catalani: Joan Fontcuberta, le cui opere fotografiche, esposte in numerosi musei nel mondo, sono improntate a un approccio surrealista della realtà, e Pere Formiguera (1952-2013), altrettanto famoso quanto il suo complice in avventure artistiche. I due fotografi pubblicano negli anni Ottanta del secolo scorso parte del favoloso archivio di Ameisenhaufen, in un libro intitolato Fauna, ora tradotto anche in italiano, in occasione dell’omonima mostra tenutasi a Kosmos – Museo di Storia naturale dell’Università di Pavia dall’8 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024. Nel libro sono riprodotte le schede “autentiche”, ingiallite dal tempo e spesso con tracce di macchie e sbavature dovute all’acqua, degli appunti stilati a mano da Ameisenhaufen, insieme a schizzi anatomici e fotografie riguardanti i sorprendenti animali studiati dallo zoologo tedesco. Quelli della Nuova Zoologia sono animali che assemblano, nello stesso corpo, organi di bestie diverse, come il «Cercopithecus Icarocornu», trovato nella foresta amazzonica brasiliana, una scimmia a coda lunga dotata di grandi ali, o il «Solenoglypha Polipodida», vissuto nel sud dell’India, una combinazione di rettile e uccello non volatore. Questi meravigliosi animali-combinatori, bizzarri ircocervi, sarebbero certamente piaciuti a Georges Perec. Quasi nello stesso periodo in cui Fontcuberta e Formiguera si adoperano a sistemare il materiale dell’alluvionato archivio della Nuova Zoologia, lo scrittore francese, insieme a Fabrizio Clerici (1913-1993), pittore visionario, lavora a una sorta di bestiario fantastico, ottenuto combinando parti di animali eterogenei. Joan Fontcuberta e Pere Formiguera Fauna Trad. di Francesca Di Renzo Mimesis, pagg. 128, € 25
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