pagina del sito di Paolo Albani  
 
2001: 
L'IMMAGINE DELLA PAROLA
 
Mostra e catalogo a cura di  Valerio Dehò
Campanotto Editore, Udine

2000 Bologna Città Europea della Cultura


LE MIE OPERE IN MOSTRA



Paolo Albani
Le plot des flotes du mot E, 1991

  filo di ferro su tela colorata cm 100x70
Collezione Carlo Palli



Paolo Albani
Filocinèsi, 1991

tela, filo e ago cm 100x70
Collezione Carlo Palli



Problemi di stile

Fra le risposte (im)possibili all'eterna domanda dei rapporti tra la parola e l'immagine, è ragionevole rispondere: tutti. La risposta risente certo di un'apparente genericità, ma vuole essere invece genuina e generale, nell'unico senso possibile: non vi sono strettoie ideologiche o restrizioni di senso, in quanto ogni spostamento verso un referente linguistico porta con sé la consapevolezza di una catena di reazioni (e quindi di relazioni) di carattere aperto. Ogni forma di assimilazione ad un programma è paritetica e potenzialmente equivalente a quella di un programma diverso se non oppositivo. Ma l'ecumenismo finisce qui, scivolando sul piano della teoria per atterrare nella realtà effettuale, il criterio della selezione cambia per entrare in un sistema di valori che anche l'arte deve costruire.
Questo comporta non soltanto l'esigenza di un confronto delle opere con lo scenario degli stilemi o comunque di una particolarizzazione del concentrato personale, ma anche una risposta alle più diverse provenienze delle immagini che oscillano sempre tra l'icona e la produzione. Del primo caso si può ancora parlare come di un'occasionalità legata ad una ricerca personale che può anche essere confinata (e confidata) alla sfera del privato (nel fare però e non nel comunicare), mentre nel secondo caso la distinzione può servire a riconoscere la portanza dell'enunciato, il suo range applicativo che deve sempre essere posto all'interno di un contesto di riferimento, anche se da questo contesto l'enunciato stesso vuole staccarsi e farsi altro, come già sappiamo dagli anni sessanta in avanti.
Allora il primo problema, come lo possiamo porre ora, che è chiaro come l'evoluzione del rapporto verbo-visivo (finta, tardiva, naturale in questo momento non importa) sta nel valutare l'atteggiamento che gli artisti hanno avuto non solo nei confronti del proprio lavoro, è che per raggiungere dei risultati di riconoscimento del lavoro (passo discriminante per la formazione di un valore) si cerca di ottenere un consenso fondato sulla reiterazione e sulla riconoscibilità dell'opera piuttosto che sul consenso intellettuale ad una ricerca autentica. Risulta discriminante la capacità del singolo (il poeta>artista visivo), di farsi portatore di un linguaggio che abbia la doppia caratteristica di essere individuale e universale nello stesso tempo, che ha tutte le caratteristiche positive di un'utopia che cerca attraverso il pensiero di superare gli ostacoli di una realtà che si riproduce in continuazione, nella solidità di un farsi sociale che non ha tempo di aspettare i ritardatari, i quali sono e continuano a essere coloro che indugiano (fino a perdersi) nei labirinti dell’analisi [...].

                                                                                                                        Valerio Dehò


HOME PAGE      TèCHNE     RACCONTI      POESIA VISIVA

ENCICLOPEDIE  BIZZARRE       ESERCIZI  RICREATIVI       NEWS