Paolo Albani
FENOMENI SILENTI



Io parlo per me. Non mi azzardo a dire cose che valgano per tutti, che abbiano un sentore di universalità, che siano accettabili e vadano a genio a tutti.
    Mica sono un profeta.
   Non ho messaggi da offrire a chicchessia, soluzioni o rimedi.
   Una volta chiesero a Vladimir Nabokov qual era il messaggio dei suoi romanzi. Nabokov rispose (cito a memoria) che l’unico messaggio che conosceva era quello che gli portava ogni mattina il postino.
    Con questo, voglio dire che le idee che sostengo non oltrepassano la mia persona, non vanno oltre il raggio d’azione del mio privato, non hanno alcuna pretesa di condivisione. Non devo fare seguaci, per fortuna, mettere su una setta con tanto di discepoli da indottrinare, inventarmi campagne acquisti. Lascio l’incombenza agli altri, che facciano pure le loro «associazioni», i loro «club privati», le loro «Scientology» del cavolo, liberissimi di lanciarsi in battaglie mediatiche per sbandierare ai quattro venti le loro fregnacce. A me sta bene così: le mie idee sono idee personali, e basta. Le ho elaborate io, nel mio piccolo orticello culturale, e me le tengo strette, non m’importa nulla di diffonderle in giro. Sono un tipo riservato (per qualcuno un “fottuto individualista”).
    In ogni caso, se avessi voluto fare il profeta di professione (una professione ingrata, per le sciagure preconizzate: ci avete fatto caso, i profeti in genere profetizzano solo disgrazie, mai una buona notizia), ne avrei avuto di cose da predire. E lo avrei fatto senza pretendere un soldo, a gratis, solo per spirito di altruismo, per il bene dell’umanità. Oggi sulla piazza c’è un sacco di gente presuntuosa, «falsi profeti», che si fanno pagare profumatamente per indovinare quel che accadrà in futuro, e non ci azzeccano mai, o si mantengono volutamente nel generico così che alla fine ci prendono sempre, comunque vadano le cose. È un vecchio trucco, lo improvvisavano già le sibille, vergini ispirate da un dio (solitamente Apollo) nell’antichità, elargendo responsi fumosi, vaghi e ambivalenti.



    Per come la vedo io, il futuro non si presenta roseo, non c’è da stare allegri, cari miei. Toccatevi gli attributi se siete superstiziosi.
    Potrei sbagliami, ma prevedo tempi duri (in questo mi omologo ai profeti classici, portatori di calamità), e non alludo solo ai problemi climatici, alla diffusione di virus, alle guerre, alla siccità, all’invasione delle cavallette (com’è successo di recente in Sardegna, dove sono stati danneggiati oltre quarantamila ettari di coltivazione, orti e giardini), ai terremoti, agli incidenti in siti nucleari, alla caduta dei governi e al degrado della politica, alla violenza sulle donne, alla crisi economica internazionale, al dissesto del sistema sanitario nazionale, ai flussi migratori sempre più massicci e incontrollabili, alla scomparsa di alcune specie animali, alla perdita di una dimensione etica della vita, alla disgregazione della famiglia tradizionale, alla corruzione sempre più dilagante in ogni settore della società, all’incremento della criminalità organizzata, alla crisi irreversibile della forma-romanzo (dopo Hiroshima e l’Ulisse di Joyce), all’aumento della povertà in tutto il pianeta e alla crescita esponenziale del divario Nord-Sud, al livello delle morti infantili che raggiungerà cifre spaventose, inimmaginabili, in conseguenza di tassi vertiginosi di allargamento della fame nel mondo, alla riduzione delle aree verdi naturali della Terra causata dallo sfruttamento eccessivo delle foreste, cui si accompagna un processo di desertificazione, alla dilagante diffusione dei conflitti religiosi, sempre più efferati, all’indifferenza come sentimento di massa, all’uso di falsità come norma informativa per confondere le idee, e via di questo passo.
    No, non alludo a questi fenomeni. Questi appena elencati (solo una piccola parte) sono fenomeni di cui, senza fare la Cassandra, è facile prevedere l’orientamento, una tendenza in salita, un grafico con la curva rivolta verso l’alto, spaventosamente in alto. Troppo semplice parlare di come evolveranno, una previsione da «profeti fai-da-te». Anche un bambino potrebbe formulare profezie di questo genere, tanto sono chiare le prospettive che s’intravedono in lontananza.
    I fenomeni a cui penso non sono questi, si tratta di ben altro, di tipologie di avvenimenti ancor più drammatiche, preoccupanti. Fenomeni che si muovono su un piano non classificabile, che nessuno finora ha individuato, che al momento non hanno una visibilità riconosciuta. Nessun radar sociale li ha visualizzati o monitorizzati. Nessuno dei cosiddetti “esperti” ne parla (o forse ha paura di parlarne, per il loro carattere di estrema pericolosità).
    Li ho definiti fenomeni “silenti” perché, come le cellule silenti dei terroristi islamici, proliferano sottotraccia, invisibili, esploderanno senza dare segnali di preavviso. L’imprevedibilità è ciò che li rende particolarmente insidiosi e disastrosi. Una stoccata tagliente sul volto dell’umanità.
    Sono accadimenti tremendi che non auguro a nessuno di vivere sulla propria pelle. Per quanti scongiuri si possano fare, o precauzioni si possano prendere, secondo i miei pronostici (poi non lamentatevi che non ve l’avevo detto), non c’è modo di evitarli, si verificheranno puntuali in futuro.

Le mie idee, come spiegavo all’inizio, sono personali, riguardano solo me, non sconfinano oltre la sfera transennata del mio privato, di cui sono geloso, gelosissimo. Off-limits. Quindi non ho intenzione di renderle di pubblico dominio. Non vi aspettate che le diffonda sui social.
    Se permettete, le tengo per me, le mie previsioni, con buona pace di tutti.
    E poi, lo ribadisco, mica sono un profeta.


   


novembre 2022

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