Paolo Albani
UNO SPETTACOLO PIROTECNICO



Postfazione a:
Autori vari, Facezie (e myricae),
DEd'A srl Edizioni, Roma, 2010, pp. 129-131.





    Sfogliare un’antologia di Facezie, di amenità, di arguzie e acrobazie verbali è un po’ come assistere, almeno a me succede così, a uno spettacolo pirotecnico, nel senso che qui, in un’antologia di facezie, le parole disegnano in aria delle strane traiettorie, dei prilli (ho scoperto per caso la parola «prillo», un bel toscanismo che significa: «il girare intorno a sé stesso» e non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di usarla), dei prilli, dicevo, imprevedibili, incandescenti.
A un certo punto nel mezzo dello spettacolo le parole si aprono in giochi che ti sorprendono, giochi sonori e visivi, in deflagrazioni stimolanti, che uno, accerchiato com’è nella vita quotidiana da una marea di pensieri seriosi, supponenti e svilenti, dopo che le ha viste (cioè lette) sulla pagina quelle scariche di buonumore, spesso pervase da un sano sfrigolio di nonsense, gli sembra di stare meglio, più rilassato.
E gli viene da dire: «Ah, sono proprio contento che mi abbiate raccontato delle facezie!»
    Inoltre a me i fuochi d’artificio mi piace vederli da lontano, così che gli scoppi vengono attenuati, e ti arrivano smorzati, fuori tempo, come in un playback fasullo, e lo spettacolo denota una sua leggerezza, senza indulgere in eccessi fragorosi, fastidiosi. Come accade alle facezie di questa antologia, nate in una webzine, che hanno un che di corroborante, di sferzante senza però mai andare sopra le righe, senza strombazzamenti o ammiccamenti forzati.
    Qui, lanciati nell’etere, ci sono racconti stravaganti e istruttivi, modeste proposte alla Swift come quella d’istituire un’economia pop, filastrocche, limerick, omaggi a Buzzati e a Zavattini che a tutt’oggi, con il suo non libro, resta il primo italiano che ha aperto un discorso sociopolitico con la parola «fica». Primato senza uguali!
E ancora testi a contrainte (restrizione), dal sapore oulipiano, come quello in cui una certa storiella si risolve in una frase contenente le vocali e soltanto due consonanti («Cric crucco crea cruccio») che mi ha fatto venire in mente il Sillabario illustrato di Italo Calvino, dedicato a Perec, dove il breve testo narrativo: «Per convincere il proprietario d’un night club a scritturarla, una spogliarellista lo assicura della propria efficacia nel provocare l’eccitazione degli spettatori», si riassume nella frase: «Sa? Sessi isso su!»
Senza dimenticare l’esercizio di letteratura combinatoria sull’orecchio di Van Gogh che consiste nel riscrive sempre lo stesso enunciato usando le stesse parole ogni volta combinate in modo diverso, variazione sul tema, guarda caso, dedicata al Fosco Maraini delle fànfole.
    Insomma questo tanto per dire in poche righe della ricchezza faceta che nutre questa antologia, una ricchezza da non prendere troppo sotto gamba, godibile, spensierata e quasi sapienziale, e non esagero, sì perché di facezie, qualora uno se lo fosse scordato, ne ha scritte anche quel gran cervellone di Leonardo da Vinci. Eccone una:
    «Due camminando di notte per dubbiosa via, quello dinanzi fece grande strepito col culo; e disse l'altro compagno: “Or veggo io ch'i son da te amato”. “Come?”, disse l'altro. Quel rispose: “Tu mi porgi la correggia perch'io non caggia, né mi perda da te”».


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