Paolo
Albani
LE DONNE QUANDO
RIDONO
Mi piacciono le donne quando
ridono. Mi piacciono perché quando
ridono, specie se lo fanno di cuore, lasciandosi andare, alle donne
succede
che il seno gli comincia a ballonzolare tutto, a muoversi per via dei
sussulti
che il riso provoca. Questo accade di certo alle donne che hanno un
seno
florido, esuberante, che sembra voglia prendere il volo e accomiatarsi
dallo scollo non sempre contenuto delle loro camicette. E poi ce
n’è
di quelle – almeno così mi ha detto Monica – che quando ridono,
poiché lo fanno mettendoci un po’ di malizia e in modo
prolungato,
alla fine gli diventa turgido il capezzolo, che quasi non se ne
accorgono.
Loro ridono, ridono e intanto piano piano gli si allunga il capezzolo e
s’irrigidisce da solo, senza bisogno di alcun toccamento. Non so se
questo
sia vero, o se Monica me l’abbia detto solo per compiacermi
perché
una volta, a una mostra, le ho confessato che le donne quando ridono mi
piacciono da impazzire, non so, ma hanno un fascino speciale,
irresistibile.
In effetti quando vedo una donna che ride, e mi accorgo che ha
un seno prosperoso, e magari si vede che non porta il reggiseno, mi
viene
subito da pensare che quando ride, sotto i vestiti, il seno le balla
tutto,
le va su e giù, ondeggia come una coppa di gelatina
particolarmente
morbida. Perciò vederle ridere, le donne, è uno
spettacolo
che fa bene allo spirito, lo trovo sensuale, rincuorante. Mi eccita
immaginare
che il seno di una donna mentre ride si muove seguendo la cadenza fuori
controllo delle risate, che anche lui, il seno, a suo modo ride
partecipando
generoso ai fremiti di quel momento di allegria. Fra la bocca di una
donna
che ride e il seno che le oscilla leggermente scomposto sotto la
camicetta
esiste una sorta di complicità, d’intesa che si accende e si
riproduce
solo in quello stato di abbandono liberatorio di cui il riso è
responsabile.
Un’altra cosa che mi piace, e non poco, delle donne quando ridono
sono gli occhi. Alcune quando ridono gli brillano gli occhi come due
fiammiferi
accesi; dentro gli occhi gli si vede un qualcosa che non si vede quando
le donne stanno in atteggiamento normale o sono pensierose, un qualcosa
di profondo, quasi di spirituale mi verrebbe da dire, senza
esagerazione,
anche perché la parola «spirituale» me ne ricorda
un’altra,
«spiritoso», che con il riso si coniuga bene. Forse mi
sbaglio,
ma a me sembra che gli occhi di una donna quando ride diventano
magnetici,
più intensi, e quindi sono più autentici. Altre donne
invece
- è il caso di Monica ad esempio - quando ridono gli occhi li
tengono
chiusi, non li aprono fintanto che ridono e magari gli vengono le
lacrime,
e questa di nuovo è una cosa che mi eccita, perché mi
viene
da pensare che è così che le donne tengono gli occhi
quando
danno un bacio o fanno all’amore. Che meraviglia!
C’è ancora un altro movimento che mi piace nelle donne
quando ridono, e è quello che le donne compiono quando si
piegano
in avanti nel momento in cui ridono, e assumono una posizione quasi a
angolo
retto tenendosi lo stomaco con le braccia unite, che se hanno i
pantaloni
stretti, attillati, ad esempio i blue jeans, quando si piegano in due e
lasciano cadere i capelli sul volto, se hanno i capelli lunghi ben
inteso,
allora in quella posizione non proprio ortodossa le rotondità
del
loro fondoschiena si accentuano, risaltano maggiormente (sempre che uno
osservi la scena di una donna che ride standole alle spalle), e anche
questo
è uno spettacolo eccitante, legato al modo singolare, unico che
hanno le donne di ridere, uno spettacolo che è bello da vedersi
e tutte le volte che si ripete mi manda in estasi.
Monica mi ha detto che una volta, in casa di amici, dopo una battuta
cretina di un tale che aveva un pizzetto da capretta tibetana, lei si
è
messa a ridere a crepapelle. Un po’ per l’idiozia scoraggiante della
battuta,
un po’ per il pizzetto ridicolo di quel tale, ha iniziato a ridere in
modo
così impetuoso e convulso che a un certo punto non ce l’ha fatta
più, non è riuscita a trattenersi e alla fine (meno male
che aveva la gonna) si è bagnata, provando lì per
lì
una grande vergogna tanto che avrebbe voluto scappare via, anche se
nessuno
per fortuna si era accorto dell’incidente. Allo stesso tempo
però,
con la sua aria candida, Monica ha aggiunto che, mentre rideva,
sentirsi
addosso quel liquido caldo che le inumidiva l’attaccatura delle cosce,
le ha procurato una sensazione gradevole, sfacciatamente libidinosa. E
io, per quanto mi riguarda, se devo essere sincero, nel momento in cui
Monica mi raccontava quell’episodio, mi sono eccitato moltissimo
pensando
a lei, in gonna, che si bagnava ridendo come una pazza davanti ai suoi
amici, ignari del piccolo cedimento che le era capitato. Una ragione in
più per farmi piacere le donne quando ridono…
Negli ultimi tempi non appena mi sono reso conto che Monica si
era fatta seria e svogliata durante i nostri incontri, e rideva sempre
meno, e se lo faceva gli veniva una roba finta, artificiosa, ho
immediatamente
realizzato che qualcosa non andava più fra noi, che forse lei si
era stancata di me. E infatti non mi sbagliavo: dopo un po’ ci siamo
lasciati,
senza drammi, restando per quanto possibile buoni amici, anche se la
fine
della nostra storia mi ha rattristato molto perché adoravo quel
suo modo voluttuoso e impertinente di ridere.
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Questo testo è uscito
anche su il Caffè
illustrato,
51, novembre/dicembre 2009, p. 10.
Per andare al sommario de il Caffè illustrato
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